L’Istat ha realizzato uno studio analitico sugli effetti dei provvedimenti fiscali, in vigore da quest’anno, sulle società di capitale
Peggiorano ancora le situazioni economiche delle imprese, soprattutto se già in crisi a causa del particolare momento storico (Covid-19, guerre, inflazione, ecc.) e i provvedimenti fiscali di quest’anno ne caricano ulteriormente il peso.
I conti che non tornano
I provvedimenti fiscali analizzati dall’Istat sono anche quelli relativi ai minori costi del lavoro in base alla deduzione quando ci sono nuove assunzioni e all’abrogazione dell’incentivo ACE (Aiuto alla crescita economica). Se nelle dichiarazioni politiche questi cambiamenti dovrebbero portare le imprese a superare le crisi di questi ultimi anni, “pareggiando i conti” tra “dare e avere”, nella realtà i risultati della simulazione dell’Istituto (un ente pubblico) mostrano come queste misure fiscali abbiano nel complesso effetti negativi sulle imprese. L’introduzione della deduzione del costo del lavoro per incremento occupazionale interesserà infatti solo il 5,6% delle imprese, mentre il 25,3% delle imprese risulterà svantaggiato dalla soppressione dell’ACE, attraverso la eliminazione della deducibilità della remunerazione figurativa del capitale proprio (nuove azioni e autofinanziamento).
Il peso dell’IRES
Le misure fiscali indicate nel Decreto legislativo n. 216/2023 relativo alla riforma dell’IRES (Imposta sui redditi delle società) e delle altre imposte sui redditi, in base ai calcoli Istat avrebbero nel complesso effetti di cassa negativi sulle imprese, con una maggiorazione del prelievo IRES che raggiungerebbe il 10,2% nel 2024. Prelievo che aumenta in misura più elevata per le imprese appartenenti agli altri servizi (15,6%) e per quelle che, secondo un indicatore di sostenibilità economica e finanziaria, risultano “a rischio” e “fortemente a rischio” (oltre 20%).
I nuovi provvedimenti fiscali del 2024
La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto, in attesa della completa attuazione della legge delega per la riforma fiscale e della revisione delle agevolazioni fiscali a favore delle imprese, una maggiorazione del 20% della deduzione del costo del lavoro incrementale derivante da nuove assunzioni a tempo indeterminato. La “super-deduzione” può salire fino al 30% nei casi di lavoratori appartenenti a categorie svantaggiate. La misura è prevista al momento solo per il 2024. Allo stesso tempo, a decorrere dall’anno d’imposta 2024 il Decreto elimina l’ACE, che dal 2011 rappresentava un elemento strutturale del sistema di prelievo sulle imprese
I cambiamenti normativi del 2024
I cambiamenti normativi analizzati determinano nel 2024 un’aliquota effettiva mediana del prelievo ai fini IRES sui redditi delle imprese – in aumento di un quarto di punto rispetto alla normativa previgente – pari al 19%, un valore ben al di sotto dell’aliquota legale (24%). Le imprese che non potranno più beneficiare della deduzione ACE subiranno un aumento dell’aliquota effettiva IRES pari ad un punto percentuale, mentre l’insieme delle imprese che non hanno goduto dell’ACE conseguiranno una riduzione dell’aliquota effettiva pari a 0,8 punti percentuali. Considerando anche la componente IRAP gravante sui redditi di impresa, l’aliquota effettiva mediana raggiunge il 24%.
Provvedimenti fiscali sempre più onerosi
Gli indicatori del carico d’imposta sui fattori produttivi evidenziano come l’abrogazione dell’ACE renda il ricorso al capitale proprio più oneroso rispetto al capitale di terzi (+2,5 punti percentuali), indirizzando maggiormente le scelte di finanziamento delle imprese verso l’indebitamento piuttosto che verso una loro maggiore patrimonializzazione, mentre la maggiorazione del costo del lavoro in deduzione in presenza di assunzioni riduce il cuneo d’imposta sul lavoro per il datore dello 0,9% (-1,3% per le categorie svantaggiate), relativamente alle assunzioni a tempo indeterminato.
Un futuro non troppo roseo per chi assume
A partire da settembre 2024, dopo l’entrata in vigore della nuova politica di coesione, il carico fiscale totale che i datori di lavoro dovranno sostenere per l’assunzione di donne sarà inferiore rispetto al 2023 ma, al contrario, sarà superiore per chi assume giovani in quanto il beneficio fiscale per l’assunzione di giovani sarà nel 2024 inferiore rispetto al 2023. Per l’assunzione di dipendenti nelle regioni del Mezzogiorno, la riduzione del carico fiscale complessivo per il datore di lavoro sarà maggiore rispetto al 2023, ma solo per le imprese fino a 10 dipendenti.
Addio all’ACE
Tra i provvedimenti fiscali considerati dall’analisi Istat come dicevamo c’è l’abrogazione dell’ACE, l’Aiuto alla crescita economica; un aiuto che garantiva un abbattimento crescente nel tempo del carico fiscale. In termini del contributo al gettito IRES, le imprese che più hanno beneficiato della detassazione degli incrementi del capitale proprio sono quelle innovative, sia della manifattura sia dei servizi, le imprese di minore dimensione (con fatturato fino a 2 milioni di euro), e le imprese “a rischio”. E in effetti nei primi 10 anni di applicazione di questo meccanismo incrementale (ACE dal 2011 al 2021) l’aumento della sostenibilità economico-finanziaria è più evidente tra le imprese beneficiarie dell’ACE rispetto a quelle non beneficiarie. L’eliminazione dei questi aiuti, a partire da quest’anno, avrà di certo delle conseguenze negative sulle imprese, soprattutto su quelle innovative che invece – anche in virtù del PNRR – si vorrebbero sostenere.