Ambiente Imprenditoria

Dal Biochar alla BiochArt, arte e scienza vs. CO2

Arte e scienza insieme per combattere l’inquinamento atmosferico grazie all’utilizzo del Biochar, il “carbone” biologico

Il Biochar è un materiale a base di carbonio ottenuto tramite il processo di pirolisi, in pratica un processo che riesce a dividere le molecole della CO2 ovvero quel composto di carbonio e ossigeno creatosi dai nostri processi industriali (di vario tipo). In pratica si tratta di riassorbire quanto emesso nell’atmosfera e separarlo facendo sì che tutta la parte inquinante venga raggruppata in questo materiale inerte e sostenibile che può essere utilizzato come ammendante nei terreni per le sue tante proprietà benefiche ma anche nelle tinture e nelle pitture artistiche per le sue proprietà coloranti.

Dal Biochar alla BiochArt
Un’iniziativa per portare al grande pubblico la conoscenza degli utilizzi sostenibili del Biochar, quella della mostra internazionale “Alchimia del Carbone – Esplorando il Biochar nell’arte” che si sta svolgendo nella sede dell’ISA (Istituto superiore antincendi) di Roma a cura di Pavart Gallery collegato al progetto BiochArt, nato da un’idea della giornalista ambientale Rita Salimbeni e del docente del Politecnico di Torino Mauro Giorcelli e promosso in collaborezaione con GART Gardenart APS. Nell’ambito del progetto si è tenuta una tavola rotonda per parlare di questo materiale sostenibile e dei suoi utilizzi in ambito imprenditoriale. Per l’occasione sono state invitate le Start-up che lo stanno utilizzando per presentare i loro case history. Un’occasione per approfondire il tema non solo dal punto di vista scientifico ma anche imprenditoriale, mostrando come una nuova economia sostenibile e veramente green – non solo a zero impatto ma addirittura a -0, poiché si elimina l’inquinamento esistente – sia possibile e redditizia per chi vi opera.

Il Biochar, la scienza per l’ambiente
A parlare del Biochar da un punto di vista scientifico è stato, durante la tavola rotonda tenutasi a Roma presso l’ISA il 18 ottobre 2024, è stato il prof. Mauro Giorcelli del Politecnico di Torino. Giorcelli ha spiegato che il Biochar, nato come ammendante in agricoltura, è un modo per riassorbire ed eliminare la CO2 emessa nell’atmosfera soprattutto per produrre energia. Come tutti sanno gli alberi svolgono questa funzione grazie al processo clorofilliano ma se a fine vita l’albero viene lasciato dov’è a decomporsi oppure viene bruciato, ecco che tutto il carbonio interiorizzato dalla pianta nel corso della vita viene nuovamente rilasciato e, a contatto con l’ossigeno, forma di nuovo la CO2 vanificando l’operato di una vita vegetale. Se invece di bruciarlo si attua un processo di pirolisi – ovvero un trattamento ad alte temperature in assenza di ossigeno – al posto della CO2 quel che si forma è il Biochar, quel materiale che noi conosciamo come carbonella da barbecue. Ovviamente quando si brucia la carbonella, il contatto con l’ossigeno fa sì che si riformi la CO2 e dunque si riprende a inquinare. Come utilizzare allora il Biochar? Gli utilizzi sono diversi. Vediamone alcuni.

 

Gli utilizzi del Biochar
Si tratta di un materiale inerte di colore nero e dalle forti proprietà coloranti. E allora pensiamo a tutto ciò che è di questo colore: penumatici, computer, cellulari, toner delle stampanti, asfalto, ecc. Come spiega il prof. Giorcelli tutto ciò che è nero è colorato con il carbon black, che è un materiale derivato dal petrolio e dunque ben poco sostenibile. Il carbon black può essere sostituito tranquillamente con il Biochar, in modo che tutto ciò che è colorato sia non solo sostenibile ma addirittura migliorativo dell’attuale situazione ambientale. Il Biochar si fa con le biomasse di scarto degli alberi (ad esempio dalla segatura) e da tutte le biomasse vegetali di scarto (ad esempio le bucce di banana) che così, invece di essere incenerite – immettendo CO2 nell’aria – vengono riutilizzate. Ovviamente, sempre per le sue proprietà coloranti possono essere utilizzare in ambito artistico, per la pittura ma anche per la scultura.

 

Il Biochar in agricoltura
In agricoltura ma anche per la depurazione delle acque, sommando i benefici. Il Biochar, come ha spiegato il ricercatore del Dipartimento di Scienze dell’Università Roma3 Lorenzo Animali, è un materiale molto poroso, come una spugna, ed ha le stesse proprietà del carbone attivo: all’esterno ha dei “gruppi funzionali”, delle molecole vettori che catturano particolari tipi di inquinanti, rimuovendole dalle superfici su cui si trovano, ad esempio le acque. Il Biochar – che si sta studiando nell’ambito di un progetto di Water Purification – nel ripulire le acque, riesce a isolare i minerali contenuti e i fertilizzanti. Per questo una delle imprese presenti ha inventato un telo pacciamante a base di Biochar: fertilizza il terreno quando piove ed è biodegradabile per cui può essere lasciato tranquillamente sul terreno stesso. Per quanto riguarda l’orticoltura, inoltre, il Biochar può essere un ottimo sostituto del compostaggio, in quanto quest’ultimo rilascia in atmosfera dei gas altamente inquinanti e ben peggiori della CO2: il metano e il protossido di azoto, talmente potenti da dover essere assolutamente evitati per il danno all’ambiente e alla salute umana.

 

Il Biochar nell’edilizia
Simone Pane, docente del RUFA (Rome University of Fine Arts), che ha una cattedra in utilizzo dei nuovi materiali nell’arte, ha voluto sottolineare la scarsità dei materiali, delle materie prime usate in ambito architettonico ed edilizio. Le cave si esauriscono perché troppi materiali vengono sprecati. Ci sono mattoni in pietra lavica, in pietra di Trani, vari tipi di cotti, ma lo spreco di tutta questa pietra rara potrebbe essere evitato utilizzando ad esempio l’impiallaccio di pietra naturale, molto più leggero e maneggevole ma anche resistente, duraturo e sicuro. Il Biochar può rappresentare una validissima alternativa dunque se utilizzato anche in edilizia. Il Biochar può anche essere utilizzato al posto del cemento.

 

L’economia del Biochar, i crediti di carbonio
Il Biochar serve sia a limitare le immissioni sia a eliminare ciò che è già stato emesso. Dunque nel mercato dei crediti di carbonio ha un altissimo valore. Del sistema del commercio dei diritti di emissione ha parlato la dott.ssa Silvia Scozzafava, co-founder di Aichi Obiettivo 20, spiegando che tale sistema si basa sul fatto che chi ha emesso più CO2 di quanto permesso dallo Stato (c’è un limite ufficiale di emissioni) può comprare i crediti di carbonio da chi invece ha emesso meno del limite. Il mercato è regolamentato dallo Stato ma ne è sorto uno parallelo, volontario che però ha prestato il fianco alle speculazioni per via dei valori “approssimativi” dei crediti volontari. Il Biochar invece è misurabile con precisione: si può sapere esattamente quanto è il carbonio contenutovi, che resterà sequestrato per sempre in un pezzo di esso. Permette inoltre di acquistare i crediti di Carbon Removal, che valgono ben più dei classici carbon credit dovuti solo alla mancata emissione. E la pirolisi con cui si ottiene il Biochar è un processo sicuro, antico e provato, che può essere messo in atto con qualsiasi massa di scarto, unica vera fonte di energia rinnovabile carbon removal.

 

Le aziende che usano il Biochar
Tra i case history presentati durante la tavola rotonda troviamo le esperienze più varie: da quella della Local Carbon Italia, una cooperativa di comunità non profit basata sull’etica tripla della cura delle persone, del pianeta e dell’equa distribuzione della ricchezza ottenuta con l’applicazione delle prime due, per la quale era presente Silvia Sandri, a quella della BioDea, società fornitrice di migliaia di aziende agricole ma anche prima realizzatrice del primo impianto industriale per produrre energia dalla legna (nel lontano 1997) per la quale era presente il CEO Francesco Barbagli.
L’idea della Local Carbon Italia è quella di donare agli agricoltori il Biochar prodotto grazie agli introiti della vendita dei crediti di carbonio. Lo hanno donato anche alle città di New York e di San Francisco e a molte altre metropoli. Ogni loro progetto permette di eliminare dall’atmosfera 10 tonnellate di CO2.

 

Bi-Biochar Fondazione Pistoletto
Andrea Marostegan della Bi-Biochar Srl – Fondazione Pistoletto, che si è data come mission la divulgazione delle qualità del Biochar in campo nazionale partendo dalla propria regione, il Piemonte – ha dichiarato di aver iniziato la propria attività a seguito di un corso di permacultura nel quale si è parlato del Biochar per la cura del suolo. Rimasto affascinato da questo prodotto e stupito e incuriosito dalle sue potenzialità in agricoltura, ha iniziato a seguire progetti di riqualifica del terreno di varie aziende agricole. Ad esempio ha introdotto il Biochar in un suolo molto impoverito, argilloso, che non “respirava” bene ed ha visto come la struttura fisica del terreno sia cambiata immediatamente, divenendo capace di immagazzinare acqua. In un altro caso, quello di un uliveto abbandonato da 10 anni e ormai improduttivo, dopo la potatura degli alberi ha inserito nel cerchio radicale il biochar: dopo tre anni gli ulivi hanno ripreso a rendere. Marostegan ha spiegato che il biochar assorbe l’umidità e la rilascia, anche quella notturna sui terreni erbosi, mantenendo il substrato del terreno umido. Il suolo ricoperto di vegetazione è infatti in grado di creare quell’umidità anche per quanto concerne i territori secchi, dove non piove, siccitosi (l’erba sotto gli alberi serve a questo): il biochar la assorbe e la rilascia gradualmente. Per questo molte lavorazioni del terreno divengono inutili, soprattutto l’aratura.

17 tons
Una start-up che deve il suo nome al calcolo matematico del valore della CO2 non prodotta (8,5 tonnellate) e di quella eliminata (ulteriori 8,5 tonnellate). Presente per questa azienda il co-founder Giuseppe Gagliano il quale ha spiegato che il mercato del Biochar vale 1,5 miliardi nel mondo, con un aumento del 24% ogni anno. Ancora poco rispetto all’economia tradizionale ma “per innescare una bioeconomia circolare dobbiamo comprovare ciò che diciamo, per generare una nuova economia sostenibile” e dunque Gagliano spiega che il valore aggiunto è quello dello scarto che genera un’economia green da 30 miliardi di valore sul mercato del carbon credit, un ulteriore valore che va considerato, e produce ammendante agricolo per altri 1,5 miliardi di valore. Insomma si tratta di un mercato che ha un valore economico in crescita ma anche un valore etico ed ambientale che non ha prezzo. Ma cosa fa la 17 tons? Ha sviluppato un dissociatore di materia, un pirolizzatore in grado di fare il Biochar da 250.000 tonnellate di lolla di riso – lo scarto del riso, che solitamente viene bruciato. Con tale biochar si possono costruire pannelli fotovoltaici, poiché il loro Biochar contiene il 70% di carbone e il 30% di silicio. Al settore delle costruzioni propongono il Biochar al posto del cemento.

BioDea
Il CEO di BioDea, Francesco Barbagli, ha raccontato di come la sua azienda riesca ad estrarre dai tagli del bosco ceduo tre prodotti finiti, uno è un estratto vegetale ricchissimo di elementi benefici perché il bosco si è evoluto per 50 milioni di anni senza subire cambiamenti e dunque è dunque ha il quantitativo di antiossidanti più importante in assoluto. Un altro prodotto è il distillato di legna, di cui riforniscono ben 2.700 aziende agricole e che serve ad evitare il largo impiego di fitofarmaci, pesticidi ed anticrittogamici cui molte imprese agricole purtroppo ricorrono. Il Biochar prodotto dalla BioDea può sostituire il carbon black che viene utilizzato per colorare tutto ciò che oggi troviamo in commercio di colore blu, nero e marrone. Dai tagli del bosco ceduo, in particolare da ogni tonnellata di massa, l’azienda ottiene 800 chili di Biochar, una quantità facilmente misurabile dal momento che ogni pianta contiene sempre dal 49,5 al 50,05% di carbonio (legnina e cellulosa). “Il Biochar è un materiale dalla sicurezza intrinseca” spiega Barbagli dicendo che andrebbe utilizzato sempre in agricoltura, la seconda attività a maggior emissioni di CO2 e dunque di maggior impatto ambientale. E fa due conti: siamo passati da un terreno che conteneva l’8% di sostanza organica a uno che ne contiene appena l’1%: significa che abbiamo immesso nell’atmosfera 70 miliardi di CO2 per depauperare il terreno. Il Biochar è il miglior strumento per riportare fertilità nel suolo.

La mostra di BiochArt
Rita Salimbeni, che ha condotto la tavola rotonda, ha spiegato che il progetto BiochArt ha lo scopo di avvicinare, unire due mondi apparentemente lontani come l’arte e la biologia. È stata così lanciata una Call cui gli artisti hanno risposto con curiosità ed entusiasmo. Nell’esposizione delle opere realizzate con Biochar presso l’Istituto Superiore Antincendi si possono ammirare opere pittoriche, sculture e fotografie a tema. Mentre si svolgeva la tavola rotonda, lo street artist Marco Tarascio (in arte Moby Dick) ha realizzato, usando solo Biochar diluito in acqua e un po’ di bianco per i contrasti di luce, un’opera live, “in diretta”. L’iniziativa BiochArt è stata anche sostenuta da Piera Levi Montalcini, nipote di Rita e Paola, due sorelle gemelle dedite l’una alla scienza e l’altra all’arte, che hanno vissuto insieme “contaminandosi”, tanto che la nipote ha detto “ritengo zia Rita l’artista della scienza e zia Paola la scienziata dell’arte”.

 

La mostra è visibile presso l’ISA perché – come ha spiegato la nuova comandante dei Vigili del Fuoco, ing. Clara Modesto – “innanzitutto siamo esseri umani e molti di noi hanno il dono della creatività, la sensibilità per creare un’opera d’arte e il coraggio di esporla, tanto è vero che proprio nella struttura che dirigo si trova l’esposizione delle opere fatte da colleghi di tutta Europa, la XIII edizione di “Vigili del fuoco e arte”. Poi anche perché i vigili del fuoco tutelano anche le opere d’arte, in caso di incendio o di calamità, recuperano i beni. E siamo interessati al progetto anche perché siamo aperti all’innovazione: agire con strumentazione all’avanguardia, con protezioni e strumenti più performanti è di certo il metodo più sicuro per portare avanti il nostro lavoro nel migliore dei modi”.

 

 

Di seguito una piccola carrellata fotografica di alcune delle opere esposte nella mostra:

 

 

 

 

Potrebbe interessarti