Lavoro Normative

Bilancio Istat 2025/2027 per lavoro e imprese

Il Bilancio previsionale Istat che mette al centro gli indirizzi economici del biennio 25-27 con focus su contratti, agevolazioni e inflazione

Nel bilancio di previsione per il 2025, lo Stato destina risorse rilevanti per il rinnovo dei contratti nel settore pubblico, con particolare attenzione a lavoro e imprese. Dal 2009, il sistema contrattuale per i dipendenti pubblici ha avuto applicazioni sporadiche e ritardi significativi. Il rinnovo dei contratti, bloccato dal 2010 al 2015, ha visto uno sfasamento tra la firma degli accordi e l’entrata in vigore degli aumenti salariali, incidendo su lavoro e imprese.

Impatto dell’inflazione sui salari pubblici

Il contesto economico ha subito un’accelerazione dell’inflazione, soprattutto tra il 2022 e il 2024. L’aumento dei prezzi ha reso evidente la necessità di adeguamenti salariali per il lavoro nelle imprese pubbliche, tuttavia le misure adottate in passato non hanno risposto pienamente alle esigenze di lavoro e imprese, lasciando salari stabili rispetto all’incremento del costo della vita. In particolare, tra il 2009 e il 2017, le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono cresciute solo del 2,7%, a fronte di un’inflazione che ha raggiunto l’11%.

Incrementi retributivi e contrattazione recente

I rinnovi contrattuali per il triennio 2016-2018 hanno segnato un primo passo verso l’aumento salariale nel settore pubblico, ma solo nel 2022 è stato completato il rinnovo per il periodo 2019-2021. Per le imprese pubbliche, il bilancio per lavoro e imprese per il 2025 prevede nuove risorse per i contratti, mirando a coprire la perdita di potere d’acquisto dei salari pubblici.

Misure eccezionali per il 2023 e oltre

Per contrastare l’impatto dell’inflazione, nel dicembre 2023 è stato anticipato un incremento straordinario dell’indennità di vacanza contrattuale. Questo incremento, destinato alle imprese pubbliche, è stato una misura di sollievo temporaneo per il lavoro. Tuttavia, la legge di bilancio in discussione per il 2024 e 2025 proseguirà con altre risorse per supportare lavoro e imprese.

Confronto tra pubblico e privato

Nonostante i recenti aumenti, le retribuzioni contrattuali nel settore pubblico rimangono al di sotto di quelle nell’industria e nei servizi privati. Tra il 2009 e il 2023, le retribuzioni pubbliche sono cresciute del 14,1%, contro il 25,9% nell’industria e il 17,3% nei servizi. Questi dati mostrano una disparità significativa tra lavoro pubblico e privato, influenzando il bilancio complessivo per lavoro e imprese e sottolineando l’importanza delle misure future.

Incentivi per migliorare i trattamenti accessori

Il bilancio per il 2025 include risorse dedicate per il miglioramento dei trattamenti accessori nel settore pubblico. Questo impegno si traduce in un fondo specifico, pari allo 0,22% del costo del lavoro riferito al 2021. Questi fondi aggiuntivi si affiancano alle risorse già stanziate per il triennio 2022-2024. Infatti, sono stati destinati 5.500 milioni di euro per le imprese, con un incremento del 5,78% rispetto al monte costo lavoro del 2021.

Il sostegno al lavoro e alle imprese punta a contrastare l’impatto dell’inflazione, che nello stesso periodo ha raggiunto il 16,3%. Attraverso queste misure, le imprese potranno garantire una crescita salariale più in linea con l’andamento del costo della vita, valorizzando anche le nuove assunzioni.

Fondo per la contrattazione collettiva

L’articolo 19 del bilancio destina ulteriori fondi per il rinnovo dei contratti nazionali, mirando a sostenere la stabilità del lavoro. Per il triennio 2025-2027, sono previsti stanziamenti significativi: 1.755 milioni per il 2025, 3.550 milioni per il 2026, e 5.550 milioni per il 2027. Queste risorse sono essenziali per il miglioramento retributivo dei dipendenti pubblici.

L’incremento retributivo previsto, pari al 5,4% nel 2027, riflette l’obiettivo di sostenere il lavoro in modo stabile. Le risorse sono destinate ad allineare le retribuzioni all’inflazione attesa e alle esigenze economiche delle imprese, con una previsione di crescita annuale del 2%.

Maggiorazione del costo del lavoro per nuove assunzioni

Un ulteriore incentivo è dedicato alle imprese che assumono a tempo indeterminato. La legge di bilancio estende infatti la maggiorazione del costo del lavoro ammesso in deduzione per assunzioni incrementali per i prossimi tre anni. Questo beneficio fiscale, calcolato sulla base imponibile IRES, incoraggia l’assunzione di nuovi lavoratori, fornendo un importante sostegno al lavoro e alle imprese.

Le imprese attive da almeno un anno beneficeranno così di un taglio sul cuneo fiscale, con una riduzione dell’imposta dello 0,9%. Inoltre, per le imprese che assumono categorie svantaggiate, la riduzione arriva fino all’1,3%. Questo incentivo è cumulabile con altre agevolazioni che supportano il lavoro, consentendo un ulteriore alleggerimento dei costi per le imprese.

Credito d’imposta per investimenti nel Mezzogiorno

Per le imprese attive nel Sud Italia, il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali sarà prorogato per il 2025. Questa misura, destinata alle aree della Zona Economica Speciale (ZES) Unica, mira a stimolare l’economia locale e supportare il lavoro, sostenendo le imprese nel Mezzogiorno.

Grazie a questo incentivo, le imprese possono beneficiare di un sostegno concreto per sviluppare le loro strutture produttive e incrementare il lavoro locale. Il credito d’imposta è particolarmente vantaggioso per le imprese di grandi dimensioni, che possono dedurre investimenti fino a 100 milioni di euro.

Sostenere il lavoro e le imprese per una crescita sostenibile

Le misure previste dal bilancio 2025 puntano a migliorare il lavoro, sostenendo le imprese con incentivi mirati e agevolazioni fiscali. Le risorse aggiuntive stanziate per i contratti nazionali, le deduzioni per nuove assunzioni e il credito d’imposta per investimenti nella ZES riflettono un impegno a lungo termine per sostenere l’occupazione e la crescita delle imprese, contribuendo alla ripresa economica.

Proroga del Credito d’Imposta

La nuova legge di bilancio, attraverso l’articolo 77, rinnova il credito d’imposta per il lavoro e le imprese nelle Zone Economiche Speciali (ZES). Questa agevolazione fiscale, riservata agli investimenti tra il 1° gennaio e il 15 novembre 2025, è accompagnata da una spesa autorizzata di 1.600 milioni di euro. Nonostante l’ammontare sia inferiore rispetto agli anni precedenti, il supporto per il lavoro e le imprese rimane al centro delle politiche di sviluppo.

Meccanismo di monitoraggio

Per controllare e ottimizzare l’utilizzo dei fondi, è previsto un sistema di monitoraggio degli investimenti approvati per il credito d’imposta. Ogni impresa, a seguito della comunicazione attestante la realizzazione degli investimenti, può beneficiare di un importo che varia in base a una percentuale stabilita dall’Agenzia delle Entrate. Questo approccio consente di bilanciare in modo più efficiente il supporto alle imprese e al lavoro, mantenendo un controllo sulla spesa.

Impatti sul costo del capitale

L’incentivo fiscale influisce anche sul costo del capitale per il lavoro e le imprese. Gli investimenti nelle aree del Mezzogiorno traggono particolari benefici, riducendo il peso delle tasse sul capitale e migliorando la competitività. Il nuovo regime fiscale porta addirittura a un costo del capitale negativo per le piccole imprese, rappresentando un sussidio effettivo per il lavoro e le imprese in tali regioni.

Distribuzione del credito nel 2025

La distribuzione dei crediti d’imposta tra le imprese nel 2025 sarà differente rispetto agli anni precedenti. Le modifiche normative escludono progetti con costi inferiori a 200.000 euro, riducendo il numero di imprese beneficiarie rispetto al passato. Tale cambiamento mira a incentivare il lavoro e le imprese di maggiori dimensioni, rafforzando la crescita nelle aree del Mezzogiorno attraverso investimenti significativi.

Agevolazioni aggiuntive per il lavoro

La legge di bilancio proroga l’aliquota agevolata per premi e partecipazioni agli utili aziendali, con una riduzione del 5% per il triennio 2025-2027. Questo favorisce la crescita del lavoro e delle imprese, con una platea stimata di 2,2 milioni di lavoratori. Si stima che questa misura possa ampliare l’accesso al lavoro agevolato, contribuendo ulteriormente allo sviluppo economico e alla riduzione del carico fiscale sul lavoro.

 

 

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