Imprenditoria Imprenditoria femminile

Intervista esclusiva a Francesca Vitelli

Francesca Vitelli, Fondatrice di EnterprisinGirls, ci racconta la grande sfida del network che unisce donne imprenditrici di talento.


Laureata in Scienze Politiche con indirizzo politico internazionale, appassionata del mondo delle imprese. Quello di Francesca Vitelli è un percorso iniziato nell’ambito della formazione professionale con la Camera di Commercio di Napoli, proseguito con la cosiddetta gavetta, “come si faceva un tempo” – sottolinea.  “Sono passati trent’anni, adesso nel mio settore non funziona più così; ho cominciato facendo il tutor d’aula e poi piano piano ho attraversato tutti i ruoli fino a diventare direttore di enti di ricerca. Per me la formazione professionale sia che riguardi il mondo dell’impresa, il mondo del lavoro, sia che riguardi l’educazione degli adulti, significa progettare, realizzare e valutare percorsi che abbiano delle caratteristiche specifiche in grado di fornire strumenti utili alle persone, sia in ambito professionale che in ambito personale”.

Francesca Vitelli, fondatrice di EnterprisinGirls

Come si diventa Francesca Vitelli?
“Il mio percorso di carriera è stato abbastanza ricco perché ho avuto esperienze nel mondo delle associazioni di categoria, in camera di commercio, al fianco e all’interno delle imprese, soprattutto a contatto con le imprenditrici. Conosco molto bene il tessuto dell’economia locale. Come si diventa una persona come me? Con una grande curiosità intellettuale. Mi appassiono ai processi produttivi, ai processi di lavoro, alle dinamiche, mi interessa molto lo sviluppo di attività che un tempo erano quelle che passavano attraverso gli organismi di aggregazione territoriale come i contratti d’area, i patti di sviluppo, i patti territoriali, i patti di genere, quei partenariati ampi che poi avevano una ricaduta attraverso azioni di sistema sulla collettività. Mi interessa la rigenerazione sociale, la rigenerazione culturale. Sono sempre stata convinta che il terzo settore fosse, cosa che poi si è avverata, un settore economico trainante. Infatti, la riforma del terzo settore è andata proprio in questo senso: nel riconoscere la capacità di incidere sui processi e di agire sul cambiamento”.

Francesca Vitelli, il cambiamento alla base del fare rete
“I progetti ambiziosi non possono essere portati avanti da singoli, hanno bisogno di una condivisione. Ho sempre creduto nelle reti, ho sempre lavorato per crearne e credo che sia quella la strada, anche perché la vera sfida che già ci impegna da un po’ di tempo è la complessità. Se non siamo in grado di gestire la complessità, non siamo in grado di affrontare i cambiamenti che ci sono in atto”.

Francesca Vitelli, dieci anni di EnterprisinGirls
“Dieci anni fa, l’obiettivo principale era quello di offrire quello che avevo potuto constatare che mancasse nelle associazioni di categoria: aggiungere all’offerta di servizi maturi, quelli di ultima generazione ovvero proprio quelli che servono alle imprese, soprattutto alle micro imprese, su cui mi sono maggiormente concentrata. Molto spesso definiamo l’ossatura dell’economia italiana composta da PMI, ma in realtà dovremmo dare maggior spazio alle micro imprese, perché sono molto numerose e hanno delle precise caratteristiche. Una di queste è che non hanno molto spesso le risorse per acquistare sul mercato quei servizi che sono fondamentali per la loro crescita, e in molti casi queste aziende sono portate avanti da donne. La sfida con EnterprisinGirls fu quella di creare una rete nazionale nella quale rendere possibile, attraverso un’economia di scala, l’accesso a servizi di ultima generazione come, ad esempio, il marketing o tutto il settore promozionale. Mi interessava che le donne comprendessero che gli uomini sono bravissimi a creare relazioni, efficaci a consentire un percorso di carriera. Le donne, molto spesso impegnate nei carichi di cura familiari, non utilizzano il tempo per costruire relazioni. Il risultato è che non costruendo una rete relazionale non si sviluppano opportunità. Questo diventa un punto di debolezza, di criticità su cui era bene lavorare, ma partendo proprio dalla dimensione psicologica, dal team building, dal superamento del senso di colpa che sentiamo mentre ci dedicgiamo ad altro, oltre alla famiglia, che diventa frustrazione e inadeguatezza quando genera una mancata gratificazione professionale ed economica.
Con la nascita di EnterprisinGirls volevamo contribuire anche al dibattito culturale sulle tematiche di genere e sulla parità, con progetti nelle scuole, nelle università, affinché i ragazzi e le ragazze affrontassero temi relativi non soltanto alla comunicazione ma anche all’avvio di un’impresa”.

Francesca Vitelli e le Disobbedienti
“Un paio d’anni fa, insieme a una delle nostre associate, una giornalista, scrittrice e imprenditrice appartenente al Direttivo del network abbiamo creato una rubrica che si chiama “Le Disobbedienti” in cui, ogni settimana, recensisco una novità editoriale dedicata a storie di donne. Possono essere romanzi, biografie, saggi,che infrangendo le regole sociali della propria epoca hanno aperto nuove strade disobbedendo a un modello sociale. Nel tempo questa rubrica è diventata anche un Premio Letterario”. Vivere la scrittura come meccanismo salvifico per le donne, secondo Francesca Vitelli. ” Insieme a un’altra associata con quarant’anni di esperienza nelle scuole di lingua italiana per stranieri, abbiamo fondato il premio “La letteratura delle radici”, con cui parliamo delle autrici, degli autori che hanno pubblicato dei testi su questa tematica”.

Francesca Vitelli, in questi dieci anni qual è il risultato che avete ottenuto con questa sfida impegnativa di cui andate e va più fiera come fondatrice di questo network?
“Il fatto che donne che sono state per un certo periodo in associazione e poi, per vari motivi si sono allontanate, abbiano comunque mantenuto la possibilità di avere dei rapporti e abbiano interiorizzato l’importanza di costruire delle relazioni e di gestirle in maniera diversa. Per me questo è il risultato più importante, contribuire a lasciare il segno, riuscire a incidere sui processi portando un’innovazione”.

Francesca Vitelli e i prossimi programmi di EntersprinGirls
“Dopo l’appuntamento del Premio Letterario di fine novembre in Campidoglio, abbiamo in animo di organizzare una conferenza europea a giugno. Come network, facciamo parte di un’associazione che è composta da tutte le donne laureate d’Europa che prevede un calendario di diversi appuntamenti; pensavamo di organizzarne uno in Italia. Ci saranno anche incontri natalizi a Napoli tra le socie di tutta Italia che raggiungono la città partenopea per acquistare i regali di Natale. Il network funziona anche in questo modo, lo scopo è quello di avviare delle relazioni riconoscendo il talento. Abbiamo socie artiste, artigiane, professioniste e imprenditrici, ognuna con la propria specificità. Abbiamo in essere numerose collaborazioni con altre realtà associative e con le istituzioni. L’altra sfida importante sulla quale come Egirls abbiamo sempre lavorato è quella del confronto generazionale: è fondamentale che ci sia e che venga visto come un avvicendamento. Viviamo in una società nella quale le persone dopo una certa età sono considerate inutili, sono considerate zavorra quando è esattamente l’opposto: queste persone hanno sviluppato un patrimonio di competenze prezioso, il poterlo condividere e trasferire alle più giovani, secondo me, è un valore aggiunto molto significativo”. Altra importante soddisfazione per EnterprisinGirls: l’associzione è stata scelta da ICS Italia per il progetto Ignite, iniziativa a livello mondiale di ICF Foundation con l’intento di promuovere il coaching in Italia, generando impatti positivi per sostenere l’Istruzione di Qualità e la Parità di Genere.

Francesca Vitelli, qual è la difficoltà più grande incontrata nel coordinare questo network o nel procedere con queste attività?
“La difficoltà è nel far comprendere l’importanza di quello che si fa. Sono tutti concetti che sembrano scontati. Abbiamo una vita con ritmi frenetici per cui tendiamo a rinunciare a delle attivitàcome l’impegno in assoizione, perché pensiamo di non avere tempo da impiegare nell’associazionismo e, puntualmente, si commette l’errore di non investire su sé stessi. Il fatto che le persone pensino che il tempo da dedicare alle attività di volontariato come nella nostra associazione sia tempo rubato ad altro e non tempo investito, rende tutto più difficile anche perché è un’attività che richiede impegno, che richiede dedizione. E questo ha un impatto importante e formativo nella nostra vita”.

Potrebbe interessarti