La storia del nostro Paese, le battaglie per una giustizia sociale, soprattutto a sostegno delle donne: l’esperienza di Livia Turco.
È incredibilmente emozionate e allo stesso tempo arricchente ripercorrere parte della storia d’Italia, attraverso le battaglie più importanti per i diritti, specialmente delle donne, che stanno ancora trasformando la nostra società. È quanto emerge dal nostro incontro con Livia Turco, oggi Presidente della Fondazione intitolata a Nilde Iotti, la prima donna Presidente della Camera dei deputati. Quella di Livia Turco è una storia politica importante che ha segnato il cammino del nostro Paese. Parlamentare fino al 2013, Ministra per la solidarietà sociale nei Governi di Prodi, D’Alema e Amato e Ministra della Salute nel secondo Governo Prodi.
Livia Turco, una persona semplice e battagliera
Presidente Turco, a quelle pochissime persone che non la conoscono, come si descriverebbe?
“In realtà, sono tante le persone che non mi conoscono – commenta la Presidente della Fondazione Iotti. Credo di essere una persona molto semplice, molto legata ai miei valori. Questo significa essere costantemente militante, impegnata perché ai propri valori non si dice di no”.
Come si diventa Livia Turco?
“Bisogna avere sicuramente una profonda motivazione, anche per quella che è stata la mia storia personale: ho avuto proprio nel cuore il valore, il dovere, la passione per la giustizia sociale e quindi è fondamentale avere un’ispirazione e avere una voce dentro che ti dice di non fermarti mai. Per me, questa voce tratta sicuramente la giustizia sociale, ispirata dal Vangelo, perché sono sempre stata molto legata alla parrocchia, ai gruppi cattolici e legata anche alla mia esperienza di vita”. La Presidente Turco racconta di suo papà, un operaio appartenente ad una famiglia semplice, ha ripercorso parte della sua vita ricordando di aver cominciato a lavorare molto presto, a studiare e lavorare. “La giustizia sociale è stata un’esperienza di vita e poi è stata la scelta del PCI di Enrico Berlinguer e le grandi battaglie che abbiamo fatto. Bisogna avere una grande forza interiore – prosegue – essere illuminati, ispirati da valori profondi”.
Livia Turco e il potere della determinazione
L’On. Turco ha ricoperto diversi incarichi come quello di Presidente della Commissione Nazionale per la parità della Presidenza del Consiglio e, nel 2017, è stata insignita dell’onorificenza Dama di Gran Croce. A spingerla verso i suoi obiettivi, la determinazione: “è chiaro che, se vuoi ottenere dei risultati, soprattutto nella politica, contano i risultati, non tanto l’apparire e allora bisogna essere molto tenace e avere anche il senso del sacrificio, nel senso di non concederti una vacanza, non concederti una serata perché comunque devi fare la tua parte in una battaglia, in una militanza. Io l’ho vissuta, quindi è anche un sacrificio. Bisogna fare attenzione a una cosa, però: quando si hanno dei figli, hanno bisogno del tempo che necessitano. Lo slogan che andava di moda ai miei tempi quando ho avuto mio figlio che recitava non è la quantità del tempo, ma è la qualità del tempo che si trascorre con il proprio figlio, è una grande sciocchezza. Per avere un tempo qualitativo devi avere anche la giusta quantità. Per un figlio, il tempo della mamma è molto importante. Con mio figlio, lui lo sa, ho fatto i salti mortali per stargli vicino perché ne avevo bisogno, e poi perché sapevo l’importanza, ho dovuto però fare dei sacrifici. Devo dire che con il passare del tempo, quel tempo lì non torna più, però insomma ce la siamo cavata!”
Livia Turco e il suo costante sostegno alle donne
In questi anni, Presidente, ha dimostrato di essere una grande fan delle donne, anche dell’infanzia e dell’adolescenza. Tra l’altro è stata forse una delle prime a parlare di pari opportunità, di paternità, di maternità e di conciliazione.
“Eh sì, questo sì, già nel 1990 lanciammo come Donne della Sinistra la proposta di legge di iniziativa popolare le donne cambiano i tempi in cui si parlava di riduzione dell’orario di lavoro, di congedi parentali, di diritto del padre a stare accanto al figlio (o figlia), di flessibilità del tempo di lavoro per conciliare la cura e il lavoro, l’organizzazione dei tempi delle città. Sicuramente, quella proposta di legge che raccolse 300.000 firme, fu il primo atto depositato in Parlamento”. La Fondazione Nilde Iotti ha dapoco pubblicato il volume dal titolo “Le Leggi delle Donne che hanno cambiato l’Italia”. Tra le leggi più importanti che hanno avuto questo obiettivo, certamente ci sono quelle proposte e firmate da Livia Turco. La legge n. 285/1997 “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”; la legge n. 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”; la legge n. 53/2000 “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città”; il decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53”.
È importante il titolo – sottolinea l’ex Ministra – perché dimostra un passaggio rispetto al tema della maternità e della cura.
Livia Turco, credere nel welfare sociale
“Sicuramente alcuni temi hanno dimostrato di essere più duri, più radicati, per esempio la difficoltà dei padri a prendersi il tempo della paternità. La cultura patriarcale che è alla base di tanti femminicidi, dimostra sicuramente che c’è un dato culturale, ma anche il non riconoscimento del lavoro di cura: noi siamo un paese dove il lavoro di cura è svolto dalle donne ed è riconosciuto pochissimo. Con la legge quadro sulle politiche sociali, la lLgge Quadro 328 del 2000 e tutti gli interventi per i servizi sociali, avevamo cominciato a costruire un welfare sociale strutturato. Se lei mi chiedesse qual è la cosa per cui ha dato tutta sé stessa ma per la quale a volte le sembra di dover sempre ricominciare da capo, risponderei che è proprio un welfare sociale, una giusta considerazione di quei servizi, di quegli interventi per la cura, la presa in carico delle persone che sono fondamentali, sono oro nella nostra vita. Pensiamo ai servizi di sollievo per famiglie che hanno ragazzi diversamente abili, pensiamo all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, pensiamo a che cosa significa per una famiglia, oggi, avere una persona non autosufficiente: la non autosufficienza è un costo che pagano tutte le donne e le famiglie. Abbiamo fatto una legge, però non è applicata, non ci sono i soldi. Il punto su cui mi sento che la lotta deve proseguire con grande determinazione, è verso una certa arretratezza della cultura del nostro paese, della cultura politica e anche della cittadinanza perché, quando si parla degli asili nido, dei servizi per i bambini, dei servizi per gli anziani, o quando si parla dei servizi materno-infantili, devi viverli e invece non sono abbastanza pensati”.
Livia Turco, il valore della cura al centro della politica
“C’è una grande arretratezza sulla considerazione del valore che ha il lavoro di cura e quindi sull’importanza di un welfare sociale. Non è un caso se nel contesto europeo noi siamo quelli con un welfare più, diciamo così, claudicante. Nonostante le leggi, nonostante le battaglie, si fa grande fatica sia a stanziare le risorse, sia a fare le politiche. Anche per quanto riguarda l’ultima finanziaria, mi spiace evidenziarlo, ma sull’autosufficienza, rispetto alle persone che hanno avuto la povertà, siamo molto indietro. Dopo il Covid, si rimette in moto lo sviluppo, la crescita del nostro paese, il benessere del nostro paese se davvero ci si prende cura delle persone, se questo diventa un paradigma dello sviluppo, se diventa un modo con cui guardare e orientare le scelte politiche per un welfare della cura, con investimenti per la sanità pubblica, per la scuola, per il sociale, per la qualità del lavoro, per i luoghi, per avere delle città che siano città vivibili. Credo che sia molto importante rimettere al centro il paradigma del valore della cura”.
Livia Turco e la Fondazione Nilde Iotti
La Fondazione si chiama “Donne. Cultura. Società”, si basa sul lavoro volontario di tante ed è presente in Italia. In Fondazione, abbiamo molto a cuore la formazione. Abbiamo capito che ci sono due cose fondamentali per i nostri giovani: la memoria e la formazione. In questo momento, stiamo lavorando sul libro che in realtà è una sorta di manuale Le Leggi delle Donne che hanno cambiato l’Italia e che raccoglie tutte le leggi che sono diventate parte del nostro ordinamento da quando è entrata in vigore la Costituzione, fino all’ultima legislatura. È molto importante trasmettere in modo concreto le battaglie che si sono realizzate. Nel 2025, avremo due anniversari: oltre all’ottantesimo della lotta di liberazione come ci ha ricordato nel suo magnifico intervento di fine anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, avremo i 50 anni della legge sul diritto di famiglia che costò molte battaglie, ottenuta nel 1975 in applicazione degli articoli della Costituzione 29-30-31, approvati con la Costituzione nel 1948. Dal 1948-1975, vede quanto tempo ci è voluto? Quante battaglie ci sono volute e quel diritto è importantissimo: in qualche modo, capovolge l’impostazione patriarcale della famiglia per impostarla sul riconoscimento dell’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi e per il rispetto della personalità del minore. Credo che questa debba essere anche l’occasione non soltanto per fare la storia di quella legge, peraltro votata dai più importanti partiti in dialogo tra di loro, ma anche per fare il punto su che cosa è cambiato, oggi”.
Livia Turco e le leggi che hanno cambiato l’Italia
L’altra legge per cui ricorrono i 50 anni è quella dei consultori del 19 luglio 1975. Ricordare queste lotte, queste conquiste e vedere come si sono evolute nel tempo e come sono state applicate, è fondamentale. “Il grande problema che dobbiamo affrontare attualmente è quello della traduzione delle leggi in politiche, ovvero come le leggi vengono applicate. Per esempio, per far sì che la legge sugli asili nido del 1970 funzioni, è necessario che gli asili nido siano considerati una priorità dell’agenda politica. Purtroppo questo non è avvenuto e noi, oggi ,viviamo lo scandalo di essere un paese senza asili nido, pur avendo la legge dal 1970. È fondamentale che alcune tematiche diventino priorità dell’agenda politica. Con la Fondazione Iotti, vogliamo fare formazione: le leggi hanno un senso se vengono applicate e per applicarle bisogna prima di tutto che i cittadini le conoscano. Conoscere i diritti ed esigere i propri diritti è il primo passaggio per poter applicare le leggi”.