Lavoro Sicurezza

Sanità e aggressioni mediche

In Lombardia +25% di aggressioni mediche rispetto al 2023, in Italia +33%: un fenomeno preoccupante che richiede interventi urgenti

Nel 2024, la Lombardia ha registrato un incremento del 25% delle aggressioni mediche, confermandosi tra le regioni più colpite. In Italia, l’aumento complessivo è stato del 33%.

Questo dato evidenzia un’emergenza che, non solo, coinvolge i grandi centri urbani, ma coinvolge anche, in maniera altrettanto significativa, le aree periferiche. In effetti, questa situazione si estende oltre le zone centrali, creando una sfida che è più diffusa di quanto inizialmente si possa pensare. Infatti, le problematiche riscontrate nelle periferie sono altrettanto gravi, portando a una condizione che richiede un’attenzione urgente e un intervento mirato da parte delle autorità competenti.

Gli episodi di violenza nei Pronto Soccorso rappresentano il 30% del totale, con un aumento rispetto al 2022. La maggior parte delle aggressioni è diretta a donne (73%), che spesso ricoprono ruoli di infermiere e fisioterapiste.

 

 

Le cause del fenomeno

Dietro a queste aggressioni si celano frustrazione e disagio sociale. La lentezza delle risposte sanitarie e la carenza di personale sono tra le principali motivazioni. Pazienti e familiari esasperati si trasformano in aggressori, rendendo ospedali e Pronto Soccorso luoghi pericolosi.

Nel periodo post-Covid, le tensioni si sono intensificate, con una percezione negativa nei confronti degli operatori sanitari. Questo fenomeno, definito “rottura post-pandemica”, sottolinea la necessità di un dialogo più aperto e interventi strutturali.

Il ruolo delle istituzioni

Durante il convegno di Milano, organizzato da Onsip e Ugl, il Presidente del Consiglio regionale, Federico Romani, ha evidenziato, in particolare, l’importanza di proteggere il personale sanitario, definendolo, senza dubbio, il cuore pulsante del sistema sanitario lombardo. Inoltre, ha sottolineato che, per far fronte a questa necessità, le istituzioni devono garantire, in modo imprescindibile, la tutela di questi professionisti, essenziali per il funzionamento del sistema. In questo contesto, è fondamentale che le politiche pubbliche rispondano prontamente e con efficacia, affrontando la questione con la massima serietà e determinazione.

  • Maggiori investimenti in sicurezza.
  • Creazione di protocolli specifici per prevenire aggressioni.
  • Miglioramento della logistica dei Pronto Soccorso, rendendoli più funzionali e sicuri.

 

Dati allarmanti e interventi necessari

Nel 2024, sono state segnalate 25.940 aggressioni in Italia, di cui 4.836 in Lombardia.

Solo il 6% è stato denunciato, evidenziando, pertanto, il disagio degli operatori sanitari. Infatti, questo dato dimostra chiaramente quanto il fenomeno sia ampio e preoccupante. Inoltre, come sottolineato nel convegno, gli enti bilaterali giocano un ruolo cruciale, non solo nel monitoraggio, ma anche nella prevenzione di questo fenomeno, cercando di intervenire tempestivamente per proteggere i lavoratori. Di conseguenza, è evidente che un’azione coordinata e continua da parte di queste istituzioni è essenziale per contrastare efficacemente il problema.

Paolo Provino, presidente di Enbital, ha ribadito l’importanza del supporto ai dirigenti sanitari nella definizione di strategie per la sicurezza sul lavoro. Coinvolgere tutte le figure professionali è essenziale per arginare questa emergenza.

 

 

Soluzioni per il futuro

Migliorare la medicina di prossimità potrebbe ridurre il sovraffollamento nei Pronto Soccorso e, di conseguenza, il rischio di tensioni. Come sottolineato dal leader Ugl Paolo Capone, è fondamentale agire su più fronti:

  • Riorganizzazione degli spazi ospedalieri.
  • Aumento del personale dedicato all’accoglienza.
  • Educazione della popolazione per ridurre i conflitti.

Sanità e aggressioni mediche sono una combinazione inaccettabile. Proteggere chi opera per il benessere collettivo è una priorità che non può essere rimandata.

 

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