Ambiente Imprenditoria

Sostenibilità: costo o valore?

Sostenibilità costo o valore è una domanda che ci impone la transizione ecologica incidendo su crescita e investimenti del mercato globale

Eventi catastrofici sempre più frequenti dimostrano che il cambiamento climatico è già in atto. “Sostenibilità costo o valore?” quindi ci si deve domandare. Le conseguenze di queste calamità colpiscono direttamente la popolazione, aumentando la consapevolezza e spingendo verso scelte politiche più responsabili.

Nel 2024, la temperatura globale ha superato la soglia critica di +1,5°C. Senza un’inversione di rotta, disastri e catastrofi aumenteranno, con impatti drammatici sul piano sociale ed economico.

Adesso è necessario anche leggere la realtà anche attraverso la nuova presidenza americana. Pertanto la domanda “sostenibilità costo o valore'” diventa ancora più peculiare.

Non possiamo prescindere da una lettura mondiale dell’impatto della sostenibilità come costo o valore, trovandoci partener e destinatari di politiche internazionali molto cambiate nell’ultimo periodo.

 

 

L’editoriale del Presidente AIS

Sulla scia dei nuovi scenari mondiali il Presidente AIS (Associazione Infrastrutture Sostenibili) Lorenzo Orsenigo scrive un editoriale analitico e lungimirante che vi proponiamo integralmente:

A poche ore dal suo insediamento, Donald Trump ha firmato l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima, segnando un pericoloso passo indietro nella lotta al cambiamento climatico. Era una promessa elettorale e onora il debito preso con le grandi multinazionali del petrolio che l’hanno sostenuto nella campagna presidenziale.

E sempre nel solco trumpiano, tre giorni prima la Federal Reserve si era ritirata dalla NGFS, la Rete delle banche centrali e delle autorità di vigilanza per rendere più verde il sistema finanziario (Network for Greening the Financial System); così come tutte le grandi banche di Wall Street hanno lasciato, una dopo l’altra, la Net Zero Banking Alliance.

 

 

La domanda che ci si pone è: questo vento d’oltreoceano arriverà anche in Europa? Dipenderà da alcuni fattori, come ad esempio da eventuali dazi imposti dagli USA sui prodotti europei, così come dagli investimenti che saranno richiesti all’Europa in ambito militare nell’alleanza atlantica. Quel che è certo è che l’evoluzione delle relazioni tra Stati Uniti ed Europa avrà anche un’influenza sulle politiche per il clima. È tuttavia ragionevole pensare che l’Europa continuerà sulla strada tracciata dal Green Deal: sarà da vedere con quale velocità e se il piede dall’acceleratore verrà un po’ sollevato per tenere conto delle posizioni poco inclini alla transizione verde di alcuni Paesi.

Ma dobbiamo anche tenere presente che se gli USA e l’Europa pesano rispettivamente il 26% e il 17% del PIL mondiale, l’altro grande paese in gioco, la Cina, rappresenta il 17%. E la Cina ha deciso di perseguire la transizione verde con decisione, fissando la carbon neutrality al 2060 e una tappa intermedia al 50% di riduzione nel 2040. Scelte destinate ad influenzare quelle di altri paesi e continenti, tra cui l’Europa. Già i primi produttori al mondo di batterie per il settore automobilistico, Catl e Byd, hanno certificato i loro prodotti con l’EPD per affrontare meglio il mercato europeo. Sono esempi che fanno comprendere come la “scelta verde” sia ormai un fattore di competizione a livello mondiale.

Un altro fattore da considerare per cercare di comprendere lo scenario futuro è che sono sempre più frequenti e con maggiore intensità rispetto al passato eventi catastrofali che confermano che il cambiamento climatico è in atto. Fatti come quelli di Valencia, Los Angeles o, per rimanere nel nostro Paese, in Emilia-Romagna o a Cogne, che toccano da vicino la popolazione hanno l’effetto di rendere consapevole la collettività che, al di là di quello che la politica preferisce raccontare, il cambiamento climatico è in atto e che le conseguenze le pagano le persone che sono sul territorio. Quando aumenterà questa consapevolezza civile necessariamente si avranno ripercussioni anche sulle scelte politiche.

Nel 2024 è stata superata la soglia di 1,5 gradi di aumento della temperatura del globo: dobbiamo quindi aspettarci che disastri e catastrofi purtroppo si intensificheranno, avendo conseguenze drammatiche sul piano sociale, a meno di un deciso cambio di rotta nelle politiche sul clima.

Gli eventi catastrofali hanno anche una notevole rilevanza dal punto di vista economico, essendo i danni a carico dello Stato e quindi della collettività. E al danno diretto si devono poi sommare danni indiretti, come ad esempio le maggiori spese a carico del servizio sanitario per malattie causate da inquinamento, cibi non sani, contaminazione delle falde, etc.

La dimensione economica della sostenibilità può essere un fattore determinante per condizionare le scelte del mercato e del legislatore. È acclarato per esempio che i green bond hanno maggiori rendimenti e una forte attrattività degli investitori, avendo un sottostante con minori rischi e quindi con migliori prestazioni.

Da un’analisi svolta nel 2024 sulle Società Benefit tra il 2019 e il 2022 si è constatato che esse hanno registrato una crescita del fatturato più che doppia rispetto alle non-benefit: +37% contro il 18%, con una redditività pari al 9% contro all’8,3%: maggiore produttività per addetto, più investimenti per il futuro e attenzione alla creazione di valore condiviso.

Infatti, le Società Benefit riconoscono maggiormente il valore del capitale umano (costo del lavoro mediano per addetto di 41.000€ contro i 38.000€), ridistribuendo dunque di più la ricchezza tra i lavoratori.

La scelta di una strategia di sostenibilità può favorire un’accelerazione della crescita del PIL italiano e, al contempo, garantire la distribuzione di ricchezza a tutti gli stakeholder del territorio, a partire dal capitale umano. Perché la sostenibilità crea valore.

A nostro avviso quindi la sostenibilità è ineludibile, almeno per due ragioni: necessità imposta dal cambiamento climatico e convenienza economica.

In questa partita un ruolo fondamentale lo avranno le infrastrutture. Nel prossimo decennio la spesa in infrastrutture italiana dovrebbe crescere in media dell’1,7% l’anno, un tasso superiore alla media dell’eurozona (+1,5%), ma soprattutto nettamente al di sopra delle previsioni pre-pandemia (+0,9%).

Il Ministro delle infrastrutture nel 2023 ha dichiarato che soltanto RFI ha in programmazione 125 miliardi di euro di investimenti nei prossimi dieci anni; 50 miliardi per Anas. Il piano Terna 2023 prevede 21 miliardi nei prossimi dieci anni, 21 miliardi per Aspi, Snam 12 miliardi entro il 2029, e così via, per non parlare di energie rinnovabili, porti, aeroporti, data center, infrastrutture idriche, etc.

Cifre importanti che mettono l’Italia al centro dell’attenzione degli investitori nel settore delle infrastrutture per i prossimi anni. Dall’indagine condotta da EY, risulta poi che per il 60% di essi la sostenibilità, in particolare i criteri ESG, è tra i driver principali per la selezione degli investimenti; solo il 5% dichiara di non considerarli nella selezione e analisi degli asset.

Possiamo riscontrare la conferma di questa tendenza nel numero crescente di importanti stazioni appaltanti che hanno scelto di adottare il Protocollo Envision nella realizzazione delle proprie infrastrutture: tra progetti certificati e quelli in corso di sviluppo sono già oltre 30 le realizzazioni che adottano precisi criteri di sostenibilità, con un trend in forte crescita.

 

 

Il ruolo di AIS di diffondere sempre più la cultura della sostenibilità nella progettazione, realizzazione e gestione delle infrastrutture è strategico per il mercato italiano e per il nostro Paese. L’azione che abbiamo svolto in questi anni di produzione di Position Paper per l’approfondimento di alcuni aspetti della sostenibilità costituisce un elemento chiave per mettere a terra il concetto di “infrastrutture sostenibili”, misurando e oggettivando la loro sostenibilità.

Il contributo dei soci di AIS è stato prezioso e fondamentale. Il dialogo, il confronto, la collaborazione e la condivisione di un progetto comune saranno decisivi in un percorso di sviluppo sostenibile ad iniziare dall’anno appena iniziato”.

 

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