Imprenditoria

Veterinari aziendali cercasi

Nonostante vi siano diversi obblighi di legge che rendono necessaria l’attività professionale dei veterinari aziendali, queste figure sono insufficienti

Sono 350.000 le aziende zootecniche in Italia ma solo 1.200 i veterinari aziendali. Eppure fin dal 7 dicembre 2017 è stata sancita, con decreto ministeriale (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/02/05/18A00687/sg), la possibilità per le aziende di inserire un veterinario interno, ovvero di avvalersi di veterinari aziendali. Il problema è che dalle università non ne escono poiché i giovani preferiscono specializzarsi in cinologia per guadagnare grazie ai cani da divertimento e compagnia di cui l’Italia comincia a essere satura. Secondo i dati diffusi dall’Anagrafe Animali d’Affezione al febbraio 2023, in Italia ci sono ben 13.863.734 cani domestici dotati di microchip, ossia una media di un cane per ogni quattro persone. Secondo l’indagine Legambiente però, effettuata sulla base delle anagrafi territoriali più complete, la stima del numero di cani presenti in Italia è di 1 cane ogni due cittadini residenti (29.800.000).

Carenza di professionisti a tutela della salute
Non solo i veterinari aziendali fin dal 2018 hanno il compito di lavorare all’interno degli allevamenti ma da allora la normativa si è evoluta e la loro figura è divenuta sempre più indispensabile. Ciononostante, oggigiorno la moda dei pet (i piccoli animali da compagnia, soprattutto i cani) ha fatto sì che gli studenti prediligano i corsi di laurea in veterinaria orientati alla specializzazione in animali da compagnia piuttosto che sugli animali da reddito. Il problema è serio, dal momento che gli animali da reddito, ovvero da allevamento (ad esempio bovini, ovini, caprini, suini, gallinacei, pesci, ecc.), sono quelli destinati all’alimentazione umana e dunque direttamente connessi con la salute degli esseri umani, bambini compresi. Il fatto che manchino questi professionisti comporta una carenza anche nella tutela e nella salvaguardia della salute umana.

Veterinari e agricoltori uniti per affrontare il tema
CIA-Agricoltori, Confagricoltura, l’Ordine dei veterinari, le organizzazioni agricole e di filiera, i veterinari pubblici e privati si sono uniti per affrontare questa pericolosa questione in modo condiviso e strutturato. La carenza dei veterinari, complice anche la tendenza degli studenti del corso di laurea, orientati più verso la specializzazione sugli animali da compagnia, acuita dalle richieste della normativa europea e nazionale, sta creando problemi alle aziende zootecniche che necessitano di indicazioni chiare sulle funzioni dei veterinari aziendali. Per questo il tavolo con tutti gli stakeholder rappresenta un passo importante per arrivare a un equilibrio definito tra le necessità delle aziende e del sistema pubblico.

Il primo incontro
Il primo incontro del tavolo si è tenuto il 27 febbraio 2025 ed è stato proficuo, tanto che le parti hanno concordato di voler proseguire il percorso di confronto per arrivare a un provvedimento ministeriale che aiuti a definire meglio questa figura e le sue funzioni, nell’ottica di venire incontro alle necessità tecniche e garantire lo stato sanitario degli allevamenti italiani rendendoli ancora più competitivi.

Le garanzie per la salute umana
Dobbiamo ricordare che i veterinari devono effettuare una sorveglianza epidemiologica delle malattie infettive e diffusive degli animali. Diverse di tali malattie possono essere trasmesse all’uomo, sono le cosiddette zoonosi (le più comuni malattie di origine alimentare sono causate da Campylobacter, Salmonella, Yersinia, E. coli e Listeria). Inoltre, si può contaminare il latte, la pelle e il pelo degli animali per contatto con le feci negli allevamenti se i veterinari non controllano anche il rispetto delle norme igieniche. Il cibo che va a finire sulle nostre tavole può essere contaminato in diverse fasi della lavorazione: al macello la carne può essere contaminata dal contenuto intestinale e durante la lavorazione ogni alimento può essere contaminato da microrganismi presenti in altri prodotti agricoli crudi (uova, carne di pollo, ecc.) anche attraverso le superfici, come i piani di lavoro in cucina o gli utensili o semplicemente con la manipolazione di ingredienti alimentari crudi. Ma tutto parte sempre dall’igiene, la salubrità, la salute e il benessere animale. Grazie al controllo dei veterinari aziendali se ce ne fossero abbastanza. Ma – parafrasando Papa Francesco – oggi nelle famiglie si pensa più ai cani da compagnia che ai figli. E gli studenti universitari seguono l’esempio.

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