Nonostante segnali positivi sul fronte dell’occupazione, in Italia la povertà è ancora un forte fattore di instabilità

Sebbene si registri un calo consistente dei disoccupati, il numero complessivo di persone a rischio esclusione sociale in Italia resta invariato. UNIMPRESA evidenzia infatti come siano 8,5 milioni gli italiani in condizioni di povertà, 2.000 in più rispetto al 2023. Tuttavia, il miglioramento della disoccupazione, scesa da 1.947.000 a 1.664.000 persone (-17%), è stato compensato dalla crescita del cosiddetto “lavoro povero”.

 

 

Lavoro fragile, disagio stabile

In effetti, mentre la disoccupazione cala, aumentano i lavoratori con contratti precari o redditi insufficienti. Questo fenomeno alimenta il numero dei “working poor”, che nel 2024 raggiungono quota 6.886.000 (+4,1%). Nonostante tutto, il disagio sociale resta una costante strutturale, non un’emergenza temporanea. Inoltre, i contratti a termine a tempo pieno crescono del 20,9%, segnalando una tendenza verso impieghi instabili ma a orario completo.

 

 

Precariato in crescita costante

Anche se alcuni contratti sono in diminuzione, come i part time a termine (-20,1%) e i part time involontari (-4,9%), la tendenza complessiva è verso un’occupazione incerta. Le collaborazioni aumentano (+10,8%) e i lavoratori autonomi part time rimangono stabili, entrambi gruppi spesso privi di tutele. Pertanto, emerge un quadro in cui le forme di lavoro precarie diventano sempre più comuni.

Una fragilità che divide

Di conseguenza, la platea degli italiani colpiti da condizioni socio-economiche fragili non si riduce, nonostante l’incremento degli occupati. Secondo Unimpresa, la povertà rappresenta una sfida urgente per il Paese, che va affrontata non solo con incentivi all’occupazione, ma anche con una revisione strutturale del sistema salariale e delle tutele sociali.

 

 

Un’Italia che si muove, ma resta ferma

Infine, la fotografia dell’Italia odierna mostra una nazione che si trasforma ma non avanza realmente. Le riforme e le misure economiche risultano insufficienti se non si interviene con decisione sui salari bassi e sulla precarietà lavorativa. La povertà purtroppo resta un campanello d’allarme che non può più essere ignorato.

 

 

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