Conosciamo meglio Claudia Santoni: sociologa, ricercatrice, fondatrice dell’Osservatorio di Genere, uno spazio concreto dallo sguardo europeo.
Si definisce una donna del Novecento, per il suo modo di guardare le cose, per il bisogno di comprendere a fondo ciò che la circonda, specialmente la condizione femminile.
Claudia Santoni, sociologa e formatrice, è Presidente dell’Osservatorio di Genere, realtà associativa nata nel 2011 per approfondire gli studi di genere, la promozione delle pari opportunità e della cittadinanza attiva. Dalla sua fondazione, l’OdG ha realizzato numerosi progetti, anche a livello europeo, su tematiche di genere e di parità, con rilevanza scientifica.
Claudia Santoni, una vita dedicata allo studio
Il mio è stato un percorso fondato soprattutto sullo studio. È sempre stata la mia strada: non solo per amore della ricerca, ma anche per cercare di intrecciare la mia professione con i temi che mi appassionano. Ho svolto molti lavori sul campo, ma ho sempre cercato di mantenere uno sguardo analitico sulle questioni che affrontavo. Sono nata e cresciuta tra i libri, e continuo a leggere il mondo con un approccio intellettuale. In questo senso, mi sento davvero una donna del Novecento.
Claudia Santoni e la sfida delle parità di genere
Tutto è iniziato con la mia esperienza personale. Come molte donne, ho vissuto la fatica quotidiana di cercare un equilibrio tra vita professionale, aspirazioni personali e impegni familiari. La parità è una sfida complessa. Prima l’ho conosciuta sulla mia pelle, poi l’ho studiata nei racconti, nei dati, nelle storie delle altre. E infine, l’ho condivisa in comunità, con donne diverse tra loro per cultura, classe sociale e ruolo. Una pluralità che ha contribuito a rendere ancora più ricco il mio percorso.
Claudia Santoni e l’Osservatorio di Genere
L’idea dell’Osservatorio di Genere è nata dal desiderio di trasformare la riflessione sul genere in qualcosa di concreto, operativo. Non solo un tema di ricerca, ma uno strumento per leggere la società, per capire come stanno le donne oggi, per fare azioni reali. C’è anche un altro motivo, però più personale e collettivo: la volontà di creare uno spazio espressivo per tante colleghe e amiche che, come me, hanno vissuto a lungo la precarietà della ricerca accademica. Donne con anni di studio e competenze, che avevano bisogno di un luogo in cui mettere a frutto il proprio sapere, con autonomia e creatività.
Claudia Santoni, puntare sulle nuove generazioni
Questo è fondamentale. Osservando i cambiamenti della società, abbiamo capito subito che era necessario parlare anche ai più giovani. Per questo lavoriamo sull’educazione alla parità, alla differenza, cercando sempre di rinnovare linguaggi e metodi. Le socie che ci raggiungono e le donne che conosciamo, anche all’estero, arricchiscono continuamente il nostro sguardo.
Abbiamo sempre avuto una visione aperta, europea, che ci ha spinto a uscire dai confini di una regione come le Marche – dove ha sede l’Osservatorio di Genere – spesso percepita come chiusa e distante dalle realtà più metropolitane. Lavorare in rete con realtà simili alla nostra, anche internazionali, è stato un valore aggiunto ed un grande arricchimento.
Claudia Santoni, l’iniziativa del cuore
Come Osservatorio, sicuramente. Le vie delle donne marchigiane. Una iniziativa nata come web contest ispirato a quello ideato dall’Istituto Catalano delle Donne di Barcellona, per riflettere su figure femminili esemplari della nostra regione. Da lì si sono sviluppate moltissime altre attività. A livello personale, invece, direi il lavoro sulla narrazione e l’autobiografia femminile. Ho sempre studiato come raccontarle e poterla applicare – soprattutto nei contesti della violenza di genere. È un modo per dare concretezza a anni di ricerca, per unire studio e pratica in progetti che oggi portiamo anche nelle scuole. Lo storytelling, che oggi tanto diffuso, noi lo sperimentiamo da più di quindici anni. È un approccio che funziona, soprattutto con le donne, nell’orientamento e nella crescita personale. All’inizio l’ho introdotto come sperimentazione volontaria, poi l’abbiamo affinato, adattato e reso una vera metodologia. E oggi lo insegniamo anche alle docenti nelle scuole, come strumento educativo e di empowerment.
Cosa c’è dietro l’angolo per Claudia Santoni?
La formazione, quella sempre. L’Osservatorio resta il mio spazio di sperimentazione per nuovi progetti e ricerche. In questo periodo, però, mi sto concentrando molto sull’insegnamento nelle scuole. Credo che lavorare con le nuove generazioni sia una responsabilità importante. Ma non ho mai smesso di esplorare: cerco sempre l’idea nuova che possa accendermi la curiosità.