Una donna di valore, non di successo. Conosciamo meglio Lella Golfo, Presidente della Fondazione Marisa Bellisario e ideatrice del Premio Bellisario.
“Il valore è qualcosa che resta per sempre, è nel nostro DNA. Il successo, invece, può arrivare e poi svanire. Quello che davvero rimane, alla fine, è ciò che siamo, i nostri valori.” È così che la Presidente Golfo spiega come si descriverebbe a chi ancora non la conosce. Pochi, visto il suo costante impegno pubblico e di “devozione” verso le donne.
Lella Golfo, una battaglia al gelsomino
Tutto è cominciato molto tempo fa, credo fosse il 1956. La mia prima vera battaglia è coincisa con quella delle donne gelsominaie della mia Calabria. Queste donne lavoravano raccogliendo gelsomini durante la notte, prima dell’alba, per preservarne tutta la fragranza. Partivano alle due o tre del mattino, spesso portandosi dietro i figli piccoli, che sistemavano sotto le coperte, accovacciati vicino alle piantine. Ricordo anche che molte si ammalavano di una patologia ai piedi dovuta al terreno umido in cui lavoravano. La loro prima richiesta fu semplice ma significativa: un paio di stivali di gomma per proteggersi. Io ero ancora una studentessa, ma non esitai a scendere in strada per sostenere le loro rivendicazioni. Da lì ho fatto una promessa a me stessa: non avrei mai più assistito inerme alle sofferenze ingiustificate di un’altra donna. Ho scioperato con loro. E, alla fine, le gelsominaie ottennero quegli stivali di gomma.
Lella Golfo e la figura di Marisa Bellisario
Quando ho fondato la Fondazione Bellisario ero già grande, avevo un figlio ma Marisa era un faro, un esempio e un modello per tutte le giovani donne: le sue copertine, le sue interviste, le apparizioni in televisione… più la conoscevo, più desideravo essere come lei. Per questo, apprendere della sua scomparsa fu un colpo così duro che ricordo distintamente ogni momento. Era il 4 agosto 1988, ero in macchina, stavo tornando da Roma nella mia Reggio Calabria sulla mia vecchia 127 verde, radio accesa. Quella notizia mi stordì e, appena arrivata a casa, ne parlai subito con mia madre, anche lei donna forte, energica, battagliera. In casa nostra non sono mai mancati gli ideali. Ecco, la verità è che il pensiero di dedicare un Premio alla memoria di Marisa nacque come un istinto, oggi si direbbe “di pancia”. Poi naturalmente dovetti fare molti passaggi: con Bettino Craxi – che inizialmente era scettico – con l’Italtel e con il marito di Marisa, Lionello Cantoni. La verità è che forse tutti furono spiazzati dalla mia determinazione, mi diedero via libera senza troppa convinzione sui risultati che avrei conseguito. Sono passati 37 anni…
Lella Golfo, la Fondazione Bellisario per cogliere i bisogni reali delle donne
Ho dedicato tutta la mia vita alle donne. Ho lavorato fino al 1996 in un istituto finanziario; poi c’è stata una possibilità di uscita anticipata, e l’ho colta subito per dedicarmi completamente alla Fondazione Marisa Bellisario che rappresenta fare, concretamente, qualcosa.
Lella Golfo, come raggiungere le pari opportunità
Per raggiungere le pari opportunità è necessario, innanzitutto, lavorare. Il problema principale, in Italia, è il lavoro: la mancanza di occupazione femminile. Se entro il 2025 riuscissimo a portare il tasso di occupazione femminile a livello di quello maschile – attualmente ci separano 18 punti percentuali – il Pil crescerebbe del 12%. Qualche passo avanti, negli ultimi anni, è stato fatto: c’è stato un piccolo ma significativo incremento, e questo è un segnale positivo. Tuttavia, c’è ancora tanta strada da fare per poter parlare di parità effettiva, sia sul piano delle opportunità che su quello culturale. Dobbiamo educare sia gli uomini che le donne alla cultura della parità. Perché parità significa rispetto, valorizzazione, riconoscimento dell’altro. Significa essere pari anche se, magari, si occupano ruoli diversi o si hanno competenze differenti.
Lella Golfo e la legge sulle quote di genere
Il nome di Lella Golfo, grazie al suo impegno come parlamentare nel 2008, è legato alla legge sulle quote di genere nei Consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate e controllate dalle Pubbliche Amministrazioni.
Grazie alla mia legge – ci dice – molte donne sono riuscite ad arrivare ai vertici, a entrare nei Consigli di amministrazione, a raggiungere posizioni apicali. Ma alla base della piramide rimane ancora un “tappeto” di donne che non riescono ad avanzare, ferme al punto di partenza. Credo che dovremmo rovesciare questa piramide. Non è necessario che tutte arrivino ai vertici ma è fondamentale dare a tutte l’opportunità di arrivare dove i loro meriti e talenti le porterebbero, senza ostacoli e pregiudizi. Creare un terreno di gioco uguale per uomini e donne. E, alle donne che, anche grazie a leggi come la mia, arrivano a quei vertici, bisogna ricordare di mandare giù l’ascensore di cristallo, di adoperarsi per far salire a bordo tutte le altre. Serve una maggiore attenzione a tutte, non solo a poche.
Come si diventa Lella Golfo?
Nessuno me lo ha insegnato. Certo, l’esempio della mia famiglia è stato fondamentale. Mia madre è stata una donna straordinaria. Ricordo un episodio che non dimenticherò mai: una nostra vicina di casa non aveva i soldi per un’operazione urgente. Il prete era arrivato per darle l’estrema unzione. Ma mia madre lo cacciò. In due ore raccolse i soldi necessari in tutto il paese, trovò un’ambulanza e la fece portare a Napoli, al Cardarelli. Quella donna si salvò. Ecco, Lella Golfo nasce da lì.
Come si diventa così? Guardando cosa succede attorno, riconoscendo le sofferenze, ascoltando i bisogni degli altri. Bisogna metterci il cuore e l’anima.
Lella Golfo, una nuova Marisa Bellisario?
Lei era su un altro livello. Si occupava di telecomunicazioni, era davvero all’avanguardia. Se le fosse stato dato ascolto, oggi forse l’Italia sarebbe molto più avanti. Ricordo bene quando si parlava della fusione tra Italtel e Fiat: sarebbe dovuto nascere un polo internazionale delle telecomunicazioni, ma Romiti si rifiutò di firmare proprio perché Marisa Bellisario era una donna. Lei volle per sé, già nell’84, la Commissione Donne e Nuove Tecnologie. Diceva alle ragazze: “Smettete di scegliere solo studi umanistici. Puntate sulla tecnologia, perché sarà il futuro.” Aveva perfettamente ragione. Oggi che si parla tanto di STEM, può sembrare scontato, ma 40 anni fa era una visione rivoluzionaria. Marisa Bellisario era una visionaria e una pioniera. E ancora oggi, dopo tutti questi anni, abbiamo solo tre donne amministratrici delegate in aziende pubbliche. Lei fu la prima. In 50 anni siamo a tre: vuol dire che c’è ancora tanta strada da fare. Ma sono ottimista, come lo era lei, quando diceva: “Il mio ottimismo e le mie certezze derivano da due cose: possiamo avere un domani migliore dell’oggi perché molto dipende da noi”. E quel “noi” siamo noi donne, che dobbiamo puntare sulla consapevolezza di meriti e bisogni e agire insieme.