La giornata europea del biologico richiama l’attenzione sul ruolo strategico del settore. Le imprese chiedono più sostegno
In occasione della giornata europea del biologico, Confagricoltura ha evidenziato come la superficie agricola utile destinata al biologico stia crescendo in maniera significativa. Secondo l’ultimo annuario dell’Istituto FiBL, in Europa la Sau biologica ha raggiunto 17,7 milioni di ettari, pari al 10,9% del totale dei terreni agricoli, mentre i produttori sono aumentati dell’1,8% nell’Unione Europea. Pertanto, il comparto conferma la sua espansione.

Le richieste degli agricoltori
Tuttavia, parallelamente alla crescita della domanda di prodotti sostenibili, gli agricoltori manifestano una forte preoccupazione per la sostenibilità finanziaria. Infatti, da un sondaggio del Copa-Cogeca emerge che i costi elevati e la rigidità normativa rischiano di compromettere la redditività delle imprese biologiche. Per questo motivo, Emilio Fidora, presidente del Gruppo Copa-Cogeca Agricoltura Biologica, ha sottolineato la necessità di rafforzare il posizionamento interno del mercato e orientare i consumi all’interno della comunità europea.
L’importanza della semplificazione normativa
Inoltre, a livello di Commissione europea, è aperto un confronto per semplificare il quadro legislativo, così da garantire agli agricoltori condizioni più eque senza abbassare gli standard di qualità. Confagricoltura ribadisce che occorrono misure mirate e dedicate al biologico, capaci di accompagnare la filiera dalla produzione fino alla commercializzazione. Pertanto, l’associazione chiede regole meno gravose e strumenti concreti per valorizzare i prodotti.
L’Italia e gli obiettivi europei
In Italia, la superficie biologica ha raggiunto 2,51 milioni di ettari, pari a un quinto di quella complessiva, con un incremento dello 0,4% rispetto al 2023. Di conseguenza, il Paese si avvicina al traguardo europeo del 25% di Sau biologica entro il 2030, stabilito dalla strategia “From farm to fork”. Questo progresso conferma il ruolo dell’Italia come protagonista nel settore.

Il valore del marchio nazionale
Infine, secondo Paolo Parisini, presidente di ConfagriBio, il problema principale resta quello delle regole. Infatti, l’attuale quadro normativo grava sui produttori e mette a rischio la competitività delle aziende agricole. Per garantire concorrenza leale, è necessario applicare standard uguali anche alle importazioni e valorizzare le eccellenze nazionali. In questa direzione, il nuovo marchio bio nazionale rappresenta un segnale concreto per tutelare le produzioni italiane e renderle riconoscibili ai consumatori.