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Le cooperative agroalimentari del comparto biologico

Pubblicati i dati relativi alle cooperative del comparto biologico, cooperative che fatturano il 30% dell’intero comparto

Nel corso del 2021 il giro d’affari delle cooperative del comparto biologico ha superato i 2,8 miliardi di euro, una cifra che rappresenta il 30% del fatturato complessivo del mercato biologico, stimato in circa 8 miliardi di euro.

Alleanza cooperative agroalimentare
L’Alleanza delle Cooperative Italiane è il coordinamento nazionale costituito dalle Associazioni più rappresentative della cooperazione italiana (Agci, Confcooperative, Legacoop). L’Alleanza delle Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare, il cui presidente è Carlo Piccinini, presidente di Fedagripesca – Confcooperative, rappresenta 720.000 soci produttori e 94.000 occupati che fatturano il 24% del valore dell’intera produzione agroalimentare italiana. Più di una cooperativa su quattro delle 4.300 aderenti ad Alleanza Cooperative produce biologico: su 4.000 cooperative sono oltre 700 le aziende registrate come operatori biologici nel Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN). Secondo un’indagine interna realizzata dall’Alleanza Cooperative, il 23% delle cooperative attive nella produzione biologiche sono aziende biologiche al 100%, con produzione esclusivamente biologica. Inoltre, in 3 cooperative su 10 tra quelle attive nel biologico, la produzione bio supera il 50% del totale.

Oltre il 23% delle cooperative dell’Alleanza Agroalimentare è iscritto nell’elenco degli operatori biologici italiani e rappresenta oltre il 62% del totale degli occupati delle cooperative agroalimentari dell’Alleanza e oltre il 64% del totale del fatturato generato dalle cooperative stesse. Si tratta dunque di una presenza importante nel comparto biologico sulla quale è opportuno accendere qualche riflettore ed è per questa ragione che il presidente Piccinini ha annunciato la firma di un protocollo d’intesa sottoscritto con Ismea per approfondire i dati strutturali delle differenti dimensioni del comparto biologico cooperativo.

A tavola con il biologico
L’annuncio è stato fatto in occasione di un’iniziativa organizzata da Alleanza Cooperative Agroalimentare a Roma la sera del 9 marzo quando sono stati presentati i dati di diverse indagini sul mondo cooperativo agroalimentare relative al comparto biologico. In occasione dell’evento dal titolo “a tavola con il biologico” sono state fatte degustare ai presenti delle pietanze realizzate dallo chef Andrea Mei, esperto di cucina biologica, accompagnate dai vini biologici presentati dall’enogastronomo e sommelier Otello Renzi, presidente dell’Associazione Sommelier Marche e consigliere nazionale AIS (Associazione italiana sommelier). Una vera e propria cena per saggiare in prima persona la qualità dei prodotti del comparto biologico delle cooperative esposti nella sala del Palazzo della Cooperazione.

 

presidente Carlo Piccinini

L’importanza del comparto biologico per l’ambiente
Salute e Ambiente sono i due grandi ambiti da tutelare in cui si muove il comparto biologico del settore agroalimentare. Non ci si deve sorprendere se la popolazione è sempre più portata a prediligere i prodotti che salvaguardano nel migliore dei modi la propria salute e l’ecosistema. Prova ne sia che l’indagine congiunturale realizzata nel mese di febbraio ha evidenziato come il sentiment di mercato nel comparto biologico sia di segno positivo nonostante il clima di profonda incertezza, il rialzo dei prezzi delle materie prime, l’inflazione e le crisi geopolitiche: secondo il 30% delle cooperative biologiche interpellate, la domanda di prodotti biologici tenderà ad aumentare rispetto allo scorso anno, sarà invece tendenzialmente stazionaria per il 51%. Per il 26% del campione anche il fatturato è previsto in crescita (e senza aumento dei prezzi di vendita).

Il comparto biologico per lo sviluppo sostenibile
Il Coordinatore del settore biologico di Alleanza cooperative Francesco Torriani ha commentato la buona notizia della crescita nel comparto bio spiegando che il binomio tra cooperazione e biologico “ha davvero le caratteristiche per essere un binomio virtuoso per lo sviluppo della nostra agricoltura, in coerenza con gli obiettivi della nuova Politica Agricola e del Green deal europeo” ed ha evidenziato come la cooperazione biologica abbia la “capacità di tenere assieme le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile in maniera virtuosa e integrata lungo tutta la filiera, dalla produzione agricola allo stoccaggio, dalla trasformazione alla commercializzazione, fino alla distribuzione finale del cibo”.

L’analisi dei dati del comparto biologico delle cooperative
Durante l’evento sono stati presentati dal ricercatore Ismea – Direzione Sviluppo rurale Riccardo Meo i dati del comparto biologico cooperativo a partire da quelli nazionali: l’Italia è il primo Paese in Europa per aziende biologiche: ce ne sono 75.874 e operano su 2.186.570 ettari di superficie (+87% in dieci anni) che pongono l’Italia al 3° posto in Europa per estensione di superficie biologica. Le aziende nostrane del bio hanno venduto ai consumatori italiani prodotti biologici per un valore di 3,38 miliardi di euro e all’estero per 3,37 miliardi di euro.

 

ortofrutta

Le cooperative del comparto biologico dell’ortofrutta sono localizzate soprattutto nel Nord Est e in Sicilia, ma abbastanza distribuite in tutta Italia; quelle della pesca e acquacoltura invece sono per ben il 92,86% localizzate nel Nord Est.

pesca e acquacoltura
filiera lattiero casearia

Per quanto riguarda la filiera lattiero casearia, le cooperative del comparto biologico sono situate soprattutto nel Nord Est e poi variamente distribuite nel resto d’Italia. Quelle del vino bio sono anch’esse concentrate maggiormente nel Nord Est (per il 40%) mentre nel resto d’Italia sono distribuite equamente (circa il 15% ovunque). Al contrario, le cooperative biologiche del settore olivicolo sono soprattutto al Sud mentre quelle che si occupano di apicoltura sono pochissime (solo 3) e si trovano a Nord Est, Nord Ovest e in Sicilia.

Coltivazioni di seminativi e allevamenti produttivi di carni rosse e bianche sono distribuiti come segue:

I bilanci delle cooperative del comparto biologico
Dobbiamo ripeterlo a gran voce poiché ancora oggi molte istituzioni ed enti pubblici non lo recepiscono: lo scopo delle cooperative non è l’utile, i soci sono lavoratori che non possono dividere eventuali utili conseguiti, si tratta di aziende senza scopo di lucro ma con scopo mutualistico, ovvero quello di dare lavoro ai propri soci. “I soci traggono vantaggio dalla possibilità di acquistare beni e servizi a condizioni favorevoli e di condividere i costi e i sistemi consulenziali” ha spiegato Riccardo Meo presentando i risultati dell’indagine relativa al triennio 2019-2021 “e l’opportunità di vedersi riconosciuto un adeguato valore della materia prima rientra tra i principali motivi di aggregazione”. Potremmo sintetizzare il concetto con il motto l’unione fa la forza, grazie anche alla conferma delle rilevazioni Ismea che hanno evidenziato come il fatturato delle Cooperative che commercializzano biologico (esclusivamente o in quota) sia cresciuto nel triennio di analisi e come, anche se i costi totali affrontati dalle Cooperative sono aumentati, lo abbiano fatto di meno rispetto ai ricavi. Contemporaneamente, a ribadire lo scopo delle cooperative che è quello di offrire opportunità di lavoro, sono anche cresciuti gli addetti contrattualizzati dalle Cooperative che commercializzano biologico.
Analizzando alcuni dei dati sui bilanci 2021 di circa 500 cooperative biologiche contenuti nell’indagine presentata da Ismea, il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Carlo Piccinini ha evidenziato come “il dato relativo all’incremento dei costi sicuramente appare significativo, tuttavia si tratta di un dato che occorre leggere con attenzione, poiché è una voce in cui incidono insieme agli aumenti dei fattori di produzione anche la valorizzazione dei prodotti conferiti dai propri soci”.

Le criticità del comparto biologico
“Il mercato del bio rimane, comunque, non esente da problemi e criticità: si riducono i margini delle cooperative (prezzi materie prime e costi di produzione in forte crescita), aumenta la concorrenza sleale (e il greenwashing) e la burocrazia non aiuta…” sottolineano i ricercatori di Alleanza delle Cooperative del comparto biologico.

 

Il presidente Piccinini aggiunge: “rispetto a qualche anno fa, quando il marchio biologico era considerato l’unico distintivo di sostenibilità ambientale, le cose sono cambiate: oggi i marchi che richiamano il green si sono moltiplicati. Le definizioni legate alla sostenibilità abbondano e per il consumatore il rischio di cadere in confusione o di essere tratti in inganno dal cd. greenwashing è davvero elevato. È quindi necessario che il biologico riveda la propria comunicazione con delle azioni di informazione e promozione importanti a sostegno della domanda, in grado di parlare non solo ai consumatori ‘militanti’, ma anche a quelli ‘ordinari’. Non dobbiamo dare nulla per scontato”.

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