Da sempre impegnata nell’empowerment delle donne e nel promuoverne la lifelong education, conosciamo meglio Pina Foti.
La cultura è libertà e la conoscenza delle lingue ne è parte integrante. Oltre a cultura, un’altra parola che meglio la identifica è impegno.
Basta googlare il suo nome per avere chiara l’idea di chi sia Pina Foti. Consigliera addetta ai progetti europei di University Women of Europe, è Presidente di Italian in Italy, Consigliera IALCA. Fa parte di molte associazioni femminili come AIDDA, Fondazione Bellisario, Terziario Donna, Enterprising Girls. Già membro del Comitato Nazionale per le Pari Opportunità del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, già membro della Consulta Regionale Femminile Settore Scuola e Formazione. Consigliera della FCEM – Association des Femme Chefs d’Entreprises Mondiales- responsabile del settore “EDUCATION”. Una storia che evidenzia quanto passione e impegno abbiano caratterizzato il suo percorso di vita e professionale.
Si definisce una persona estremamente curiosa riguardo a tutto quello che la circonda, lo è sin da piccola. “Ho sempre voglia di fare, di approfondire, di vedere come fanno gli altri.”
Pina Foti, il concetto di impegno nel DNA
Nata a Reggio Calabria, ha fatto il primo anno di università di Lingue e Letterature Straniere a Messina, perché allora non c’era ancora l’università a Reggio Calabria. Si andava con il traghetto, ci si alzava alle 5.00 di mattina, per essere alle 8.00 a lezione; bisognava arrivare al porto, parcheggiare, prendere la nave, insomma, era un po’ pesantuccio – racconta Pina Foti. Un percorso di studi abbastanza lineare, ho frequentato il Liceo Scientifico, la Facoltà di Lingue, come detto, il primo anno a Messina, gli altri tre anni a Roma. Mi sono laureata in tempo, ho fatto anche due anni di Glottologia linguistica come percorso post-laurea, però non ho preso il dottorato perché avevo subito trovato delle supplenze annuali e non ho potuto più frequentare. Ho insegnato quasi subito a Roma, ho iniziato a insegnare mentre stavo terminando l’università, con incarichi sia annuali che serali. Chiaramente, era un buon modo per sostenersi: lavorare è l’unica via legale che conosco per mantenersi. Ho avviato e diretto per tre anni due scuole, New English Center. Nel 1988 ho vinto la cattedra di ruolo al Liceo Mamiani.
Pina Foti e la scelta di andare controcorrente
Alla nascita del mio primo figlio, mentre ero di ruolo avevo iniziato con altre due colleghe ad aprire una scuola di lingue privata in zona Prati. Scuola che tuttora dirigo dopo quarant’anni. La mattina avevo la scuola statale, il pomeriggio quella privata e un bambino piccolo da seguire. Mio marito mi ha suggerito di lasciare la scuola privata e mantenere quella statale che mi avrebbe consentito una vita familiare più comoda, ovviamente. Sono andata dal Preside e mi sono dimessa. Non c’erano i telefoni cellulari, sono andata in una cabina telefonica e ho informato mio marito del fatto che mi ero licenziata. Volevo fare impresa ed essere libera da un impegno lavorativo quale quello della docente statale. Mio marito ha reagito chiedendo il divorzio! Nella nostra vita, siamo stati separati per circa cinque anni, poi siamo tornati insieme. Abbiamo avuto altre due figlie. Ora mio marito è un’altra persona rispetto a quei tempi. Oggi si occupa lui stesso di pari opportunità come legale, ha abbracciato la causa, ha capito che le donne hanno qualcosa in più, secondo me anche in più degli uomini.
Pina Foti, la forza delle donne
Conciliare tutto è pesante, ma non impossibile. Ho creato una scuola internazionale di lingue British School International. Il prossimo 13 giugno festeggeremo quarant’anni di attività: ho aperto sia la scuola di lingua inglese, sia una scuola di italiano per stranieri Accademia Studioitalia, un altro dipartimento si occupava di traduzioni ed interpretariato, e un altro ancora cura le certificazioni linguistiche. Siamo un Centro Cambridge, IELTS e Language Cert. Circa quindici anni fa abbiamo aperto un’agenzia di viaggi ILS Travel di cui mia figlia è direttore tecnico.
Pina Foti, la presenza delle donne nei poteri decisionali
Ho sempre ricercato la mia autonomia, ho sempre voluto fare impresa. Sono convintissima che, se per esempio al tavolo di pace ci fossero più donne in questo momento invece che solo uomini, la guerra sarebbe finita già da un pezzo. Credo sempre che la presenza delle donne nei tavoli decisionali porti a scelte più condivise e a decisioni più efficaci. Le donne sono anche più buone, sono sempre per il lato positivo della vita. La AIDDA è la prima associazione alla quale ho aderito circa trent’anni fa. Sono stata consigliera nazionale, oggi faccio parte nel consiglio ristretto a livello mondiale, per cui a breve andrò in Madagascar per un convegno della FCEM in cui l’AIDDA rappresenta il lato nazionale. In questi convegni mondiali ho l’onore di rappresentare l’Italia. Sono stata anche Vicepresidente di UWE – University Women of Europe che è accreditata al Consiglio d’Europa. Abbiamo lottato tantissimo per ripristinare la convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, la convenzione è nata a Istanbul ed è stata abolita alcuni anni fa dal Governo Turco.
Pina Foti, rivoluzionare la cultura delle proprie origini
Vengo da una città meridionale dove avevo una famiglia patriarcale in cui noi ragazze non potevamo uscire senza essere accompagnate da un fratello; mi è sempre pesato questo fatto che le donne dovessero essere controllate e non potessero vivere tranquillamente la propria vita. I miei fratelli invece da sempre godevano della piena libertà: loro hanno avuto il motorino, io no! Ho sempre contestato vivamente il fatto che non potevo guidare il motorino in quanto donna. Per fortuna adesso queste famiglie patriarcali quasi non ci sono più: quando torno a Reggio Calabria vedo che i giovani lì non sono più come eravamo noi, sono più liberi, le donne lavorano, gli uomini collaborano alla crescita dei figli. Credo che dagli anni ‘70 in poi, noi donne abbiamo collaborato insieme affinché queste nuove generazioni avessero più libertà. Fino agli anni ’70 ancora non si poteva parlare di pillola, non si poteva parlare di aborto, insomma tutte lotte che hanno agevolato la libertà femminile. Tuttora, nelle associazioni in cui appartengo facciamo empowerment femminile perché molte donne ne hanno bisogno, devono tirare fuori il coraggio per essere più libere; devono essere preparate, soprattutto in un mondo, come quello attuale, in cui le competenze e le soft skills sono importanti.
Pina Foti e il potere della cultura
Nel suo impegno imprenditoriale e anche associativo sta veicolando un messaggio importante, la cultura come strumento di libertà per le donne, anche nello studio delle lingue. È così?
Sì, certamente. La cultura senz’altro libera e aiuta, poi la conoscenza delle lingue ti permette di aprire Internet, andare e vedere un po’ cosa fanno in Finlandia, non tanto per dire, un paese che è fiore all’occhiello per le pari opportunità in tutto. Il comune denominatore di tutte le mie attività sono le lingue. Partecipiamo ai progetti Europei Erasmus e mandiamo i docenti proprio in Finlandia perché c’è un modello di insegnamento, di apertura, di empowering femminile molto importante. È un sistema nazionale, uno stile di vita in cui effettivamente le donne sono al pari degli uomini e sono supportate in tutto e per tutto. Se hanno figli, gli asili sono aperti sempre, curano un benessere sociale investendo sulle famiglie, a differenza dell’Italia. Ci sono paesi non solo la Finlandia, ma anche la Norvegia o la Svezia, tutti i paesi scandinavi, così come la stessa Germania che sono un modello di pari opportunità e di integrazione molto positivi.