L'impresa sociale in Italia

L’impresa sociale genera un impatto positivo sul tessuto produttivo che lo circonda stimolando l’innovazione e l’impegno comunitario sul territorio. Presentato alla Camera dei Deputati il XIII Rapporto Isnet

Il XIII rapporto Isnet presentato l’11 dicembre alla Camera dei deputati ha messo in relazione dati inediti tra le tipologie organizzative dell’impresa sociale in Italia, sottolineando come nelle ultime due edizioni lo scenario si sia distinto per oscillazioni e variazioni importanti dovute ad indicatori economici in crescita, stabilità o diminuzione. Il report ha restituito una fotografia delle dinamiche delle cooperative che svolgono attività ad alto valore sociale coinvolgendo una parte delle imprese sociali ex lege (D.lgs. 155/2006), le società Benefit, le B-Corp e le SIAVS (start-up innovative a vocazione sociale). Ai lavori sono intervenuti l’onorevole Celeste D’Arrando della Commissione affari sociali e Laura Bongiovanni, presidente dell’associazione Isnet, la quale ha illustrato i principali dati del rapporto con le testimonianze di Andrea Ripamonti, presidente della cooperativa sociale Spazio Aperto e Alessandro Messina, direttore generale di Banca Etica.

Tendenze del Rapporto

L’osservatorio Isnet dialoga con un panel composto da 400 cooperative sociali distribuite in Italia e una rete di 1.284 cooperative rappresentative della popolazione statistica nazionale. Alle cooperative si sono aggiunti altri segmenti, start-up a vocazione sociale e S.r.l. per analizzare le tendenze legate al mondo dell’economia sociale del Paese.
In sintesi, dallo studio emerge una notevole variabilità negli indicatori sociali tra il 2017 e il 2019 e dalle serie storiche un andamento altalenante tra le imprese sociali con un gap di oltre dieci punti percentuali. In particolare, nel 2018 una quota del campione – 9 imprese sociali su 10 – ha dichiarato un andamento positivo che in 3 anni è aumentato del 17%. Tra le imprese sociali che confermano ottime performance, ci sono le cooperative di tipo A che dichiarano di avere un dialogo costante con il settore pubblico e le cooperative di tipo B che riportano elevati indici di dinamicità dal lato dell’innovazione.

Sentiment occupazionale

L’osservatorio ha analizzato le dinamiche occupazionali e le variazioni intervenute negli ultimi tre anni legate al sentiment sul lavoro nell’impresa sociale. Per il 2020, il 67,5% delle imprese stima valori stabili nelle retribuzioni, mentre il 23% del campione delle cooperative sociali ritiene che l’occupazione sia in crescita. Quest’ultima valutazione conferma che le imprese inserite nel Terzo settore guardano con attenzione alle risorse umane come un aspetto prioritario. Infatti, dall’analisi sullo status sociale dell’impresa emerge che le organizzazioni indirizzate all’inserimento lavorativo che realizzano partnership aziendali mostrano dinamiche economiche e una propensione all’innovazione superiore alla media (il 54,5% raggiunge indici d’innovazione medio alti, l’84,6% delle imprese prevede stabilità o crescita rispetto al 76% del campione generale).

Cluster dell’inclusione lavorativa

L’analisi è stata arricchita con un focus sul lavoro e sulle partnership tra aziende e imprese sociali con l’utilizzo delle convenzioni previste dal decreto 276/03 (quello che permette alle cooperative di assolvere agli obblighi della legge 68/99 affidando commesse di lavoro a cooperative sociali d’inserimento lavorativo). Le cooperative di tipo B e A+B che utilizzano la normativa prevista da decreto, prevedono una crescita in termini di risorse umane del 27,3%.
Nonostante i dati positivi, sono ancora poche le realtà che utilizzano questi strumenti, soprattutto per la mancanza di relazioni con le aziende (52,8%) e per la scarsa conoscenza della normativa vigente (22,2%).
“Guardando ai dati dell’osservatorio” ha spiegato Laura Bongiovanni “il rapporto restituisce un indicatore d’incremento delle relazioni, ma ritengo ci siano ampi spazi di miglioramento. Lo vediamo accompagnando le imprese sociali e le aziende all’avvio di incontri conoscitivi. Con il social matching– workshop dedicato all’avvio delle partnership, abbiamo verificato che l’incontro genera novità per entrambe le imprese. Non solo occasioni commerciali, ma percorsi di apprendimento reciproco. Infine” ha concluso la presidente dell’Isnet, “l’impresa sociale d’inserimento lavorativo è un marchio made in Italy che tutta l’Europa guarda con interesse e che deve essere valorizzata”.

Valutazioni delle istituzioni, delle Cooperative Sociali e di Banca Etica

“Welfare, Salute e Sanità sono valori collegati al mondo del sociale che coinvolgono cooperative e comunità che dedicano parte del tempo alle persone più fragili e bisognose. Se si trova il giusto punto di ‘caduta’ questo può diventare uno strumento che bene si integra con il sistema pubblico e che in futuro può generare una buona collaborazione” ha commentato Celeste D’Arrando. “La proposta di legge sul ‘budget di salute’ depositata alla Camera “cambia il paradigma di visione soprattutto per le persone affette da malattie cronico degenerative o disabilità fisico/mentale che spesso vengono sradicate dal loro contesto sociale e culturale invece di essere considerate parte attiva di una comunità. Investire sul ‘budget di salute’ significa creare intorno a questi individui un progetto ‘terapeutico’ personale in grado di mettere al centro la persona e la famiglia affinché non si spezzi il legame familiare di origine. Solo il Terzo settore” ha concluso la parlamentare “può facilitare la reintegrazione nella comunità grazie all’introduzione di progetti dedicati a soggetti fragili con l’aiuto di medici e psicologi che indirizzino la persona a ritrovare la propria dignità”.

Alessandro Messina ha sostenuto che l’istituto fa molto credito che per metà va alla cooperazione. “Le cooperative sociali” ha sottolineato “confermano di essere imprese efficaci ed efficienti nell’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate e nella capacità di resistere e crescere nei periodi di stagnazione o recessione economica. Per migliorare la qualità della collaborazione stiamo studiando modelli innovativi di valutazione dell’impatto socio-ambientale che si trasformano in un asset strategico per le stesse cooperative finanziate. Infine” ha concluso, “c’è bisogno di imprese sociali perché la sostenibilità economica della quale si parla tanto oggi, è anche sociale”.

Il sottosegretario al lavoro Di Piazza ha spiegato che l’impresa sociale sta dando un importante segnale nella redistribuzione del reddito e nell’inclusione delle persone svantaggiate. “È ora compito del legislatore pensare a nuove figure d’impresa che si possano porre tra Stato e mercato e che facciano profitto per la comunità che mi piace chiamare ‘impresa di comunità’” ha concluso.

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