Le proposte CGIL per la salute e la sicurezza sul lavoro
L’11 febbraio a Roma si è parlato di rappresentanza, contrattazione, ricerca, legislazione e innovazione in una giornata di studio e confronto organizzata dalla confederazione sindacale che ha proposto con l’occasione alcune misure per la salute e la sicurezza sul lavoro
Chissà quanti di noi sono in grado di ricordare il principio cardine della nostra Costituzione, l’articolo 1 che così recita: “L’ Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Sicuramente quanto sancito avrà potuto suscitare, in alcuni cittadini, un sentimento di indignazione con conseguenti interrogativi. La domanda più ricorrente, magari, riguarderà il tema della sicurezza sul posto di lavoro e l’azione esercitata dalle imprese attuali per garantirla.
Una delle risposte a questo quesito è stato formulata durante l’incontro organizzato lo scorso 11 febbraio presso la sede Nazionale della Cgil, dal titolo “Le proposte della CGIL per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro: rappresentanza, contrattazione, legislazione e innovazione, ricerca”.
L’apertura dei lavori è stata affidata a Sebastiano Calleri, in veste di responsabile ufficio nazionale Salute e Sicurezza sul lavoro CGIL. Chiara la richiesta di Calleri al Governo ancora in carica, incentrata sull’adozione di una strategia nazionale che garantisca la sicurezza nei luoghi di lavoro, rimediando così alle pecche tipiche del recente Decreto del Fare.
Altre sue considerazioni hanno riguardato il riordino dei servizi di Vigilanza, senza trascurare un controllo mirato sull’Inail. Per garantire poi la sicurezza dei lavoratori – ha aggiunto Calleri – le Asl dovranno impegnarsi affinché le Regioni vogliano stanziare il 5% del Fondo sanitario nazionale per attività di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro.
Purtroppo, durante la giornata un dato è emerso su tutti: le malattie professionali sono fortemente sottostimate, forse a causa della complessa procedura per ottenere il riconoscimento da parte dell’Inail dello status di ammalato in seguito a danni causati dall’impiego occupazionale svolto.
Nel 2012 le denunce per danni professionali sono state 47.500, con un incremento quasi pari al 51% rispetto al 2008, con l’impennata più consistente nel 2008, anno in cui si è verificato l’aggiornamento delle Tabelle riguardanti le malattie professionali, con l’inclusione delle patologie osteo-articolari. Nel 2012 ci sono state, invece, 26.604 segnalazioni; un dato in controtendenza rispetto al 2008, e che delinea un quadro che trova pochi riscontri rispetto all’universo femminile, che raramente è interpellato per indagini epidemiologiche.
Il rischio a cui si va incontro – i dati lo dimostrano – è che a fare le spese di una crisi economica dilagante siano, sempre di più, lavoratori e lavoratrici impiegati in aziende; il brusco taglio delle spese di bilancio, infatti, impone alle imprese, piccole o grandi che siano, di contenere le voci di bilancio e, purtroppo, quelle meno considerate riguardano la salvaguardia del capitale umano.
La giornata dedicata al tema della salute e della sicurezza sul lavoro è proseguita con l’alternanza di diversi relatori, provenienti non solo dalla CGIL: in rappresentanza dell’Inail, ad esempio, sono intervenuti Giuseppe Lucibello, Direttore generale, e Franco Rampi, Presidente del Comitato di indirizzo e di vigilanza.
Giuseppe Lucibello, durante il suo intervento, ha difeso in modo inequivocabile l’ente che dirige: “c’è chi dipinge l’Inail come un organismo in declino e mi spiace deludere questi opinionisti, perché non viviamo una situazione tragica ed abbiamo definito un vincente modello di organizzazione che mira all’ascolto, a garantire l’interesse dell’Inail e delle imprese che a noi si rivolgono. Mi preme ricordare che abbiamo registrato un avanzo di amministrazione di 21 miliardi di euro”.
Franco Rampi si è soffermato invece sulle priorità della nuova linea di mandato del CIV (Consiglio di Indirizzo e Vigilanza) che riguarda la creazione di un nuovo modello di Inail, e che dovrà essere capace di trasformarlo in un punto di riferimento per il comparto salute e sicurezza; sulla conclusione di accordi con le Regioni per favorire interventi integrati con l’Inail e, in ultimo, grazie all’incorporazione dell’ISPESL (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro) in Inail, matrimonio istituzionale che agevolerà l’Inail durante la stesura di protocolli diagnostici studiati ad hoc.
Ampio risalto alle malattie professionali è stato dato da Franca Gasparri, dell’ufficio di Presidenza dell’Inca (il patronato della CGIL): “purtroppo” ha raccontato “le segnalazioni giunte all’Inail su tumori generati da contesti lavorativi sono nettamente inferiori rispetto alla realtà. Nel 2013 sono stati stimati circa 10 mila casi all’anno di neoplasie ma le denunce sono pari a duemila, una incapacità di fornire elementi concreti che è stata alimentata, anche, dai medici di famiglia che non sono pronti a definire una diagnosi causata da danni di lavoro”.
Nel novero delle patologie professionali non bisogna dimenticare quelle respiratorie provocate dall’amianto – ha commentato Claudio Iannilli, responsabile della Cgil piano nazionale amianto. “Ogni anno, sfortunatamente, l’incidenza della mortalità per eternit è superiore agli infortuni mortali sul lavoro e il picco massimo potrebbe arrivare nel decennio 2015-2025 e mi rammarica sapere che in Italia ci sono oltre 32 milioni di tonnellate di amianto che rivestono scuole o altri edifici pubblici”.
E concludiamo con le parole pronunciate alla fine di questa giornata caratterizzata da dati e spunti di riflessione, da Susanna Camusso, leader della CGIL: “ribadisco il valore della sicurezza sui posti di lavoro. Il lavoro è composto da persone, qualità e formazione e non è, assolutamente, una merce di cui bisogna abbassare il prezzo”.
Paola Paolicelli