ECOMONDO 2019 Ingresso

Terminata la grande manifestazione annuale dedicata alle tecnologie green. Il Ministro Costa: “è l’appuntamento mondiale per la circular economy”. I progetti di Confagricoltura per la sostenibilità ambientale

[Immagini IEG – Italian Exhibition Group] Conclusasi la XXIII edizione di Ecomondo, “the green technology expo” che si è tenuta alla Fiera di Rimini dal 5 all’8 novembre 2019. La fiera di riferimento in Europa per l’innovazione industriale e tecnologica dell’economia circolare rappresenta un format innovativo che unisce in un’unica piattaforma tutti i settori dell’economia circolare: dal recupero di materia ed energia allo sviluppo sostenibile. I numeri sull’interesse per questi argomenti la dicono lunga: 80.930 le presenze (+4% rispetto all’anno precedente), 1.300 espositori internazionali (il 15% da 30 Paesi del mondo), oltre 1.000 relatori durante i 150 seminari e conferenze, il 10% di visitatori internazionali in più, provenienti da 66 Paesi e migliaia di buyers stranieri, dei quali oltre 500 profilati sulla piattaforma online, arrivati a Rimini da 130 Paesi e accreditati ai business meeting programmati in fiera con le aziende. Italian Exhibition Group, organizzatrice dell’evento, ha misurato una crescita del 24% della partecipazione degli operatori internazionali rispetto al 2018.

ECOMONDO 2019 Porticati

Il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha dichiarato entusiasta: “Questa è la fiera più importante al mondo per la green economy: è in Italia e nel nostro Paese ci sono le eccellenze tecnologiche e le conoscenze utili a modificare comportamenti e processi”.
Insieme al Ministro, una folta rappresentanza del Governo e del Parlamento ha presenziato alle giornate, incontrato le imprese per un proficuo confronto sia di indirizzo che operativo.

A Ecomondo vengono organizzati matching con i buyer internazionali in fiera, workshop con esperti per aiutare le aziende a sviluppare nuovi business internazionali, eventi e simposi tecnici nei principali mercati di interesse per le imprese: Balcani, Brasile, Bulgaria, Cina, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Macedonia, Marocco, Egitto, Oman, Paesi Bassi, Romania, Slovenia, Stati Uniti, Turchia, Russia. Agli incontri internazionali partecipano imprese innovative e ricercatori noti a livello mondiale per fare il punto dell’innovazione e divulgare le best practices. In questo senso sono molti i temi affrontati. Vediamone alcuni.

Clima: boschi e agricoltura innovativa determinanti per ridurre le emissioni
Agricoltura e foreste contribuiscono efficacemente alla lotta ai cambiamenti climatici. Come? Lo spiegano i rappresentanti di Confagricoltura, dedicando un approfondimento al tema per sfatare le fake news che accusano il settore primario di essere il principale responsabile delle emissioni in atmosfera. Attraverso la riduzione delle proprie emissioni, l’efficientamento dei sistemi produttivi e dell’impiego delle risorse naturali, lo sviluppo delle energie rinnovabili, l’assorbimento di CO2 attraverso lo stoccaggio di carbonio nel suolo e nella vegetazione e mediante tecniche appropriate di coltivazione infatti l’agricoltura e la silvicoltura possono svolgere un ruolo ancora più importante nel processo di transizione verso un’economia neutra sotto il profilo delle emissioni di gas a effetto serra.

Lo ha riconosciuto la Commissione Europea nella Comunicazione “Un pianeta pulito per tutti” presentata e dibattuta al Consiglio UE, e lo documenta anche il Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici dell’ONU (IPCC) nel rapporto mondiale presentato nei mesi scorsi.
La UE indica alcuni scenari che permetterebbero di conseguire riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra che possono variare da -80% a zero emissioni nette entro il 2050 (rispetto al 1990) e suggerisce, per raggiungere il traguardo, di sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalla tecnologia e dall’economia circolare, dall’innovazione, nonché dall’uso su larga scala dei pozzi naturali terrestri di assorbimento del carbonio, in particolare in agricoltura e silvicoltura.

Il patrimonio forestale nazionale è di 11,7 milioni di ettari (il 39% della superficie totale nazionale), con un incremento di oltre 3 milioni in 30 anni. “Si tratta ora” ha evidenziato Confagricoltura “di favorire le misure che sfruttino le potenzialità delle soluzioni naturali per diminuire le emissioni di gas serra, in particolare l’innovazione, le tecnologie intelligenti, la digitalizzazione, che sono alla base dell’agricoltura di precisione finalizzata a una reale sostenibilità, con benefici ambientali ed economici”.

5 progetti europei per la sostenibilità e l’ambiente
Sono 5 i progetti europei per l’innovazione dei processi e dei prodotti agricoli, in un’ottica di bioeconomia circolare e in relazione al climate change, al risparmio delle risorse naturali, al recupero dei sottoprodotti, alle energie rinnovabili in cui Confagricoltura è coinvolta.
Si tratta di ricerche e studi europei che, in generale, “vogliono migliorare le conoscenze di base e stimolare l’innovazione al fine di ottenere un aumento della produttività agricola, garantendo al contempo un uso sostenibile delle risorse e una riduzione degli impatti ambientali”.

I progetti presentati a Ecomondo mirano a definire:
1) una rete autosufficiente e innovativa sulla protezione delle colture e sull’uso sostenibile dei prodotti per la protezione delle piante (Innoseta – Innovative Spraying Systems);
2) approcci innovativi per trasformare i rifiuti agricoli in beni ecologici ed economici (Noaw – Innovative approches to agriwaste);
3) formazione innovativa agli agricoltori che vogliono investire nelle agroenergie (Planet – Plan for Agricolture Renewable Energy Training);
4) studio sulla tolleranza allo stress delle piante di pomodoro (Tomres – Tomatoes and Yield Canalization in Crop Plants);
5) riciclo delle acque reflue (SuWaNu Europe – Sustainable Water treatment and Agricultural reuse options in Europe).

“In linea con la strategia e la programmazione europea, Confagricoltura” ha dichiarato il suo delegato per la Ricerca e l’Innovazione, Daniele Rossi “assegna un ruolo centrale all’innovazione tecnologica ed al suo trasferimento in tempi rapidi alle imprese agricole, in quanto elemento chiave per sostenere e promuovere la crescita, lo sviluppo e la competitività delle imprese e dell’intero sistema agroalimentare italiano”.

Innovazione agroalimentare. Cibo per la Mente
Tra gli eventi divulgativi promossi da Confagricoltura e “Cibo per la mente” in occasione di Ecomondo, si è tenuto quello dal significativo titolo “La Tavola dell’Innovazione”. Obiettivo: spiegare il ruolo fondamentale del miglioramento genetico per l’agricoltura e l’alimentazione.
“Cibo per la mente” è un progetto della filiera agroalimentare italiana rivolto ai decisori europei per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di investimenti in innovazione e ricerca nel campo dell’agricoltura e dell’industria alimentare. Include un manifesto di intenti e proposte sottoscritto da Confagricoltura e da altre 13 associazioni imprenditoriali.

“Il miglioramento genetico è da sempre alla base dell’agricoltura” ha spiegato Mauro Mandrioli, docente di Genetica dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. “Un esempio è il mais, frutto di un processo di innovazione continuo iniziato quasi 9 mila anni fa: i nostri antenati sono partiti dal teosinte, una pianta cespugliosa senza pannocchia, per creare una pianta a stelo lungo con una pannocchia da un migliaio di semi. I pomodori datterini sono oggi molto comuni ma, sino a poco più di 30 anni fa, erano pressoché assenti nell’agricoltura italiana e sono la dimostrazione di come l’innovazione diventi tradizione”.

“La filiera agroalimentare italiana ha bisogno di poter contare sull’innovazione per migliorare le produzioni aumentando le rese e rendendole ancora più sostenibili” ha osservato Deborah Piovan, dirigente di Confagricoltura e portavoce del progetto ‘Cibo per la mente’. “Il Manifesto di ‘Cibo per la Mente’ chiede ai decisori italiani ed europei di mettere in atto politiche di sostegno all’adozione di tecniche di miglioramento genetico in tutti i campi, rendendo disponibili agli agricoltori le migliori tecnologie ed ai consumatori prodotti sempre più sicuri e di elevata qualità”.

Economia circolare per costruire in modo sostenibile. La bioarchitettura
Dalla natura all’architettura senza produrre rifiuti, ponendo l’uomo al centro di un processo industriale il più possibile sostenibile. Ecco il principio intorno al quale ruota la bioarchitettura. “Una risposta concreta” ha spiegato Giulio Rocca, presidente della Federazione nazionale risorse boschive e colture legnose di Confagricoltura, “all’esigenza di progettare spazi abitativi che siano in grado di rispondere alla sfida del cambiamento climatico e della decarbonizzazione, attraverso l’adozione di soluzioni costruttive sempre più efficienti in termini energetici, assicurando nello stesso tempo una maggiore attenzione alla salute delle persone e dell’ambiente. In tale ambito l’agricoltura e la silvicoltura giocano un ruolo importante per la produzione di biomateriali per l’architettura, l’efficientamento energetico, la progettazione degli spazi urbani. Il tutto in un’ottica di economia circolare che parte dai boschi e dalle aree coltivate per arrivare negli edifici, per poi essere reinseriti nel ciclo naturale a fine vita, concorrendo così alla riduzione del carico di rifiuti”.

Un caso esemplare di riutilizzazione dei residui di lavorazione
Ad ogni produzione agricola primaria è associato un notevole quantitativo di residuo di lavorazione, per lo più inutilizzato o scarsamente valorizzato e l’enorme potenzialità di tutto ciò che “resta sul campo” può essere “messa a sistema, sviluppando soluzioni concrete e attuabili nell’ottica di far diventare i sottoprodotti dell’agricoltura una risorsa e un giacimento di energia pulita a favore delle comunità, in termini socio-economici e di sviluppo sostenibile”.
Un esempio è il reimpiego degli scarti del riso, un processo produttivo portato avanti da RiceHouse, società nata a Biella nel 2016. “Tutti gli scarti della coltivazione, come la paglia e l’argilla, e della lavorazione del risone, come la lolla, l’acqua di cottura e le ceneri, vengono recuperati ed utilizzati per la produzione di materiali edili: intonaci, massetti, isolanti, pannelli, finiture” ha spiegato l’architetta Tiziana Monterisi. “Materiali naturali al 100% che hanno numerosi vantaggi legati essenzialmente all’elevato isolamento termico, alle eccellenti prestazioni acustiche, alla efficace traspirabilità e all’ottima capacità di regolamentazione dell’umidità interna. Materiali sani, durevoli, estremamente ecologici in grado di ridurre e sequestrare notevoli quantitativi di CO2 dall’ambiente nell’intero ciclo di vita, e del tutto riciclabili attraverso il compostaggio”.

Due casi esemplari di bioedilizia e bioarchitettura
Un materiale per la bioedilizia che sta suscitando interesse è la fibra prodotta dalla coltivazione di canapa sativa. Ricavata dallo stelo della pianta opportunamente lavorato, viene abbinata ad un materiale antico da sempre utilizzato nelle costruzioni: la calce. Un esempio di questo impiego arriva da Teramo, dove nel 2012 è nata Edilcanapa, che offre un’ampia gamma di prodotti destinati alla bioedilizia: intonaci, blocchi, stucchi e massetti naturali al 100%, termoisolanti, deumidificanti, fonoassorbenti, permeabili al vapore acqueo, ma al contempo resistenti al gelo, al fuoco, ad insetti e roditori. “Il risultato” ha detto la titolare Mariaelena Alessandrini “è un’abitazione confortevole in ogni periodo dell’anno e in qualunque momento della giornata, perché questi materiali riescono a mantenere una temperatura costante, grazie all’equilibrio dell’interscambio termico tra interno ed esterno e a ridurre i consumi energetici, contenendo le aree di utilizzo degli impianti termici”.

Può avere interessanti utilizzi nella bioarchitettura anche il sughero. Dino Finizio di Biosughero ha ricordato come con il sughero si possano realizzare “isolanti termoacustici prestanti e naturali, rivestimenti traspiranti, pavimenti caldi e silenziosi, per una casa più salubre, più confortevole e meno energivora”.

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