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Agricoltura e ricerca biotech, matrimonio necessario

Coniugare agricoltura e ricerca biotech oggi non solo è possibile ma è necessario. Scopriamo come e perché da quanto è emerso dal webinar “Lab to Farm”

Agricoltura e ricerca biotech sono stati al centro del dibattito “Lab to Farm, dal laboratorio al campo. Quale innovazione per l’agricoltura italiana?” promosso da Federchimica – Assobiotec e Confagricoltura e tenutosi online il 13 aprile 2021.

Riccardo Palmisano, pres. Assobiotech

Il webinar sul rapporto tra agricoltura e ricerca biotech
L’agricoltura italiana deve saper sfruttare le possibilità offerte dalla ricerca biotech. Per questo motivo è fondamentale abbracciare la ricerca e l’innovazione, così da rafforzare la resilienza del sistema agricolo nazionale, e consentire una migliore e maggiore produzione a beneficio di tutta la filiera agroalimentare, dell’ambiente e dei consumatori. Per questo motivo produttori e consumatori devono iniziare a guardare in modo diverso l’apporto della ricerca scientifica. É quanto emerso dal webinar “Lab to Farm, dal laboratorio al campo. Quale innovazione per l’agricoltura italiana?” al quale hanno partecipato, tra gli altri, del  Sottosegretario di Stato al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Battistoni, del presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, del presidente di Federchimica Assobiotec, Riccardo Palmisano, del presidente Fondazione PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area) Angelo Riccaboni e dell’eurodeputato Herbert Dorfmann (componente della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale).

La posizione di Confagricoltura sul rapporto tra agricoltura e ricerca biotech
“Bisogna superare, una volta per tutte, le incertezze e le incongruenze suscitate dalla sentenza in materia, pubblicata a luglio 2018 dalla Corte di giustizia della UE” ha affermato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “Con la sentenza in questione, la Corte ha stabilito che, in linea di principio, gli organismi ottenuti mediante le nuove tecniche di mutagenesi siano equiparati a organismi geneticamente modificati. E come tali, sottoposti agli obblighi previsti dalla relativa direttiva europea del 2001”.  Una presa di posizione, quella della Corte di Giustizia, che è stata oggetto di critiche dalla stragrande maggioranza del mondo agricolo negli Stati membri dell’Unione. Per la Confederazione generale dell’Agricoltura con le nuove tecnologie, si possono ottenere importanti risultati nell’ottica della sostenibilità delle produzioni e superare eventuali condizioni di disparità rispetto alle importazioni dai Paesi terzi. “Rischiamo invece di trovarci nella stessa situazione degli Ogm” ha concluso Giansanti: “importiamo e consumiamo prodotti che i nostri agricoltori non sono autorizzati a produrre”.

Agricoltura e ricerca biotech, le sfide da raccogliere
La sfida dunque è quella produrre di più e meglio con meno risorse. “Per fare questo bisogna che si sfruttino anche tutte le risorse che la ricerca biotech rende disponibili” ha commentato il presidente di Federchimica Assobiotec, Riccardo Palmisano, “affinché ci sia cibo sano e abbondante per tutti, nel rispetto dell’ambiente. Le biotecnologie possono offrire molto, ma ci vuole un piano organico di filiera, un forte stimolo alla collaborazione tra ricerca pubblica e imprese private, normative e risorse appropriate. Questo è ciò che chiediamo alla politica, affinché l’Italia non perda l’occasione dei fondi Next Generation EU per giocare un ruolo da protagonista in un campo dove abbiamo grandi tradizioni, come quello agro-alimentare. E la scelta tra essere protagonisti o spettatori in un mondo globalizzato è solo nostra”.

Le politiche su agricoltura e ricerca biotech
Un’apertura importante è arrivata dalla politica. “Dobbiamo pensare all’innovazione come a un dovere e non un’opportunità” ha affermato il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Francesco Battistoni, “vista anche la svolta green delle politiche europee. Il Mipaaf sta lavorando in questa direzione, anche attraverso una sensibilizzazione delle aziende verso la cultura del digitale, partendo da quelle esperienze positive che in Italia ci sono e fanno scuola. Questo sforzo deve avvenire simultaneamente alla crescita infrastrutturale del nostro Paese, altrimenti rischiamo di rimanere indietro. Parlo di infrastrutture materiali e digitali”.

Angelo Riccaboni, pres. Fondazione PRIMA

La giusta comunicazione
Per l’eurodeputato Herbert Dorfmann è importante far arrivare a tutti una comunicazione chiara e corretta su questi temi, spiegando ai consumatori che tutto questo è finalizzato a migliorare la qualità dei prodotti agricoli e l’alimentazione. “Su questo punto” ha concluso Giansanti, “dobbiamo lavorare insieme per superare alcuni paradossi che rischiano di amplificare una scorretta informazione e portarci lontano dal progresso. Il dibattito sulle New Breeding Techniques sta per ripartire e dovremo fare un sapiente gioco di squadra a sostegno delle innovazioni”.

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