Lavoro Mestieri e professioni

Lavoratrici domestiche in Italia, la foto attuale

Il convegno Inps e Nuova Collaborazione sul lavoro di colf e badanti in Italia, svolto soprattutto da lavoratrici domestiche dell’Est Europa

“Tutto regolare? Colf, badanti e babysitter in Italia” è il titolo del convegno organizzato da INPS e Nuova Collaborazione, Associazione nazionale datori di lavoro domestico, durante il quale è stato presentato il Report 2023 curato dall’«Osservatorio INPS sul lavoro domestico» i cui dati mostrano che nel 2022 si sono contate 894.299 persone di supporto alle famiglie, di cui l’86,4% lavoratrici domestiche (tra colf, badanti e baby sitter).

Meno lavoratrici domestiche rispetto all’anno precedente
Il lavoro domestico nel 2022 ha subito un decremento del 7,9% rispetto al 2021 (-76.548 persone contribuenti Inps), dopo gli aumenti registrati nel biennio 2020-2021 legati a una spontanea regolarizzazione dei rapporti di lavoro, per consentire ai collaboratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown, e all’entrata in vigore della norma che ha regolamentato l’emersione dei rapporti di lavoro irregolari (DL 34/2020 – cd. Decreto Rilancio). I dati sono stati diffusi in occasione del convegno tenutosi il 21 giugno 2023 a Roma, cui hanno partecipato Marina Calderone, Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Walter Rizzetto e Chiara Gribaudo, rispettivamente presidente e vicepresidente della XI Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, Vincenzo Caridi, direttore generale INPS, e Alfredo Savia, presidente Nuova Collaborazione.

A supporto delle famiglie
Le lavoratrici domestiche e in generale chi lavora tra le pareti di una casa rappresenta un importante supporto per le famiglie, delle quali occorre comprendere le necessità e le priorità. Per questo la Ministra Calderone ha sottolineato l’impegno del Governo al riguardo: “le nuove misure di sostegno alle condizioni di fragilità, la legge delega sugli anziani per i sostegni rivolti alle famiglie, tracciano già una direzione. L’obiettivo è consentire alle persone di esprimere il proprio potenziale in ambito lavorativo e il riferimento va in primo luogo alle donne, che spesso sono chiamate a rinunciare a posizioni lavorative per assenza di strumenti di conciliazione tra vita personale e dimensione professionale”. Aggiungendo che questo “non è un comparto in cui le professionalità si formano da sé. Serve una qualificazione, proprio perché non deve essere un settore in cui le regole si sanciscono al di fuori degli schemi”.

L’importanza delle lavoratrici domestiche
Il Direttore generale INPS, Vincenzo Caridi, ha sottolineato che l’Osservatorio sul lavoro domestico, costituendo come gli altri Osservatori INPS un punto di vista privilegiato per comprendere le dinamiche economiche e sociali del Paese, “pone in controluce il tema dell’inverno demografico. Il lento processo di invecchiamento demografico della popolazione e i cambiamenti nella struttura sociale hanno determinato un crescente bisogno di sostegno delle famiglie, rendendo il lavoro domestico regolare una componente stabile del mercato del lavoro italiano con circa 900 mila addetti. Il numero di addetti, più o meno stabile negli ultimi dieci anni, nasconde comunque un processo di cambiamento nelle tipologie di lavoro svolto (basti pensare al trend crescente di badanti rispetto a colf), nella composizione del Paese di provenienza (cresce la componente dei lavoratori italiani) e nella struttura per età dei lavoratori (mediamente più anziani)”.

Lavoratrici domestiche in Italia
Un dato che per una volta contraddice l’andamento delle retribuzioni in Italia: le lavoratrici domestiche hanno in media una retribuzione più alta rispetto agli uomini (il 39,7% è sotto i 5.000 euro l’anno contro il 46,5% dei domestici maschi). Per quanto riguarda le cifre percepite, i dati del 2022 indicano una retribuzione annua superiore ai 13.000 euro. Per la classe più rappresentata, ovvero Colf (acronimo di collaboratrici/collaboratori familiari), il compenso è tra 1.000 e 2.000 euro, per chi svolge il lavoro di Badante la cifra va da 13.000 euro in su e per questa tipologia di lavoratrici domestiche il 36,7% delle donne ha una retribuzione uguale o superiore ai 10.000 euro annui, contro il 29% dei maschi.

La distribuzione territoriale delle lavoratrici domestiche
Il Nord-Ovest è l’area geografica con il maggior numero di lavoratori (30,8%). A seguire il Centro con il 27,2%, il Nord-Est con il 20,3%, il Sud con il 12,4% e le Isole con il 9,3%. La regione con il maggior numero di lavoratrici domestiche e lavoratori domestici è la Lombardia, con 174.613 persone nel 2022, pari al 19,5%, seguita dal Lazio (13,8%), dall’Emilia Romagna (8,8%) e dalla Toscana (8,7%). In queste quattro regioni si concentra più della metà delle lavoratrici domestiche.
La regione con più lavoratori domestici e lavoratrici domestiche straniere è la Lombardia (22,6% del totale), con 140.656 lavoratori stranieri, a seguire il Lazio (15,9%) e l’Emilia-Romagna (10,1%). Nel 2022 i lavoratori e le lavoratrici domestiche straniere sono il 69,5% del totale e l’Europa dell’Est continua ad essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte (35,4%).
La percentuale più elevata delle lavoratrici domestiche italiane invece si trova in Sardegna (14,5% del totale dei lavoratori domestici italiani).

Colf e badanti
Le lavoratrici domestiche più “gettonate” sono soprattutto le Colf (nel 2022 il 52% del totale dei lavoratori), contro il 48% delle Badanti, anche se 10 anni fa la quota delle colf era più significativa, con il 61,4% del totale. Di badanti sembra si preferiscano quelle provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Asia Medio Orientale e dall’America Centrale.
Il 17,2% delle lavoratrici domestiche e dei lavoratori domestici ha un’età tra i 50 e i 54 anni mentre il 21,4% ha un’età pari o superiore ai 60 anni e solo l’1,9% ha un’età inferiore ai 25 anni. Complessivamente nel 2022 lavoratori e lavoratrici domestiche sotto i 45 anni rappresentano il 30,2% del totale, dieci anni fa i domestici sotto i 45 anni erano quasi la metà (49,7%).

Gli orari di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici domestiche
Il 56,9% dei badanti lavora oltre le 29 ore settimanali. Al contrario, il 55,8% dei colf lavora meno di 25 ore a settimana. Con riferimento alle settimane di lavoro dichiarate, nel 2022 il maggior numero di lavoratori domestici si colloca nella classe “50-52 settimane”, con 395.406 lavoratori, pari al 44,2% del totale. Tale quota è pari al 53,6%, per la tipologia di lavoro “Colf”, in altre parole più della metà dei lavoratori con tipologia “Colf” hanno almeno un lavoro durante tutto l’anno, pur non coprendo interamente le ore lavorabili nella settimana.

Il commento dell’associazione Nuova Collaborazione
“La pubblicazione del report, a cura dell’Osservatorio INPS sul lavoro domestico è diventato un appuntamento annuale fondamentale” ha dichiarato Alfredo Savia, presidente dell’associazione Nuova Collaborazione. “In questa occasione riusciamo ad analizzare, sotto diversi aspetti, il comparto del lavoro domestico che in Italia, nonostante rappresenti un punto di riferimento nella vita e organizzazione delle famiglie, è purtroppo ancora poco conosciuto. Il percorso di Nuova Collaborazione si struttura in modo ampio a sostegno di ‘tutta la famiglia’ riconosciuta come pilastro del Welfare che, in questo preciso momento storico, necessita di interventi strutturali e continuativi nel tempo per la gestione del lavoro di cura. In tale ambito, mi preme sottolineare come i lavoratori domestici, non rappresentino più soltanto una leva occupazionale ma siano diventati centrali nell’organizzazione del lavoro di cura della casa e della famiglia. Come associazione ci stiamo rafforzando e adattando alle nuove necessità; la politica dal canto suo deve aiutare noi e le famiglie con provvedimenti duraturi nel tempo, soprattutto in materia fiscale, per agevolare l’assunzione dei collaboratori domestici, oltre a programmi che facciano emergere anche il lavoro irregolare. L’appello che voglio rivolgere alla politica e alle istituzioni è quello di porre maggiore interesse e sensibilità nei confronti del lavoro di cura”.

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