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La crisi del lavoro domestico: una sfida tra calo dell’occupazione e irregolarità

Il settore del lavoro domestico affronta una grave crisi, con 145mila occupati in meno e un’elevata quota di irregolarità

Il settore del lavoro domestico sta attraversando una crisi profonda, segnata dal calo del numero di occupati e dall’aumento delle irregolarità. Secondo i dati presentati da Assindatcolf nel quarto Paper del Rapporto 2024, negli ultimi due anni il numero di occupati nel lavoro domestico è diminuito di 145mila unità, una riduzione del 9,5%. Questo declino riflette una tendenza preoccupante in un mercato che, al contrario, ha registrato nuovi record di occupazione.

I costi insostenibili dell’assistenza familiare

Uno dei motivi principali della crisi del lavoro domestico è l’aumento dei costi per l’assistenza familiare. Molte famiglie italiane, soprattutto quelle a medio e basso reddito, trovano sempre più difficile sostenere le spese per i servizi di colf, badanti e baby-sitter. I dati raccolti dall’indagine “Family (Net) Work” del 2024 mostrano che oltre il 50% del reddito mensile delle famiglie che si avvalgono di una badante è destinato a coprire questi servizi. La crescita dei costi ha costretto un numero crescente di donne a rinunciare al lavoro per dedicarsi alla cura dei propri cari, ampliando così il problema del lavoro non retribuito all’interno della famiglia.

Il calo degli occupati nel lavoro domestico

Il declino del lavoro domestico si riflette anche in una diminuzione della domanda di questi servizi. Le famiglie che si avvalgono di collaboratori domestici sono passate da 2,6 milioni nel 2011 a 1,9 milioni nel 2022. Questo calo, pari al 7,4% delle famiglie italiane, è attribuibile a diversi fattori, tra cui il calo delle nascite e la diffusione dello smart working. La crisi demografica e il cambiamento nelle modalità di lavoro hanno ridotto la necessità di servizi legati alla cura della casa e della prima infanzia, peggiorando ulteriormente la situazione per il lavoro domestico.

Il sommerso nel lavoro domestico: un problema irrisolto

Un altro aspetto critico del settore del lavoro domestico è l’alta percentuale di irregolarità. Secondo l’Istat, il 54% dei lavoratori domestici nel 2023 operava in condizioni di irregolarità, rappresentando il 38,3% dell’occupazione irregolare in Italia. Questo fenomeno ha un impatto significativo sull’economia, generando perdite per la collettività pari a 2,5 miliardi di euro all’anno. Di questi, 1,5 miliardi derivano dal mancato gettito contributivo, mentre 904 milioni provengono dall’evasione dell’Irpef.

Il ricambio generazionale e la difficoltà di reperimento

Il lavoro domestico soffre anche di una mancanza di ricambio generazionale. Negli ultimi dieci anni, il numero di badanti sotto i 40 anni è diminuito drasticamente, passando dal 24% del 2014 al 14,2% del 2023, mentre la quota di lavoratori sopra i 60 anni è raddoppiata, raggiungendo il 29,1%. Le famiglie italiane faticano sempre di più a trovare figure professionali qualificate e disponibili, aggravando ulteriormente la crisi del settore. La difficoltà nel reperire personale idoneo è un segnale allarmante di un settore in cui la manodopera è sempre più scarsa.

Le ripercussioni economiche e sociali del lavoro domestico irregolare

La crisi del lavoro domestico ha ripercussioni non solo sul fronte occupazionale, ma anche sul tessuto sociale del Paese. Il sommerso rappresenta un grave problema, poiché i lavoratori irregolari sono privi di tutele e diritti fondamentali, come la copertura sanitaria e i contributi pensionistici. Inoltre, l’irregolarità del settore genera una spirale negativa, in cui i datori di lavoro domestico, per far fronte ai costi crescenti, sono spinti a ricorrere a manodopera non registrata, aggravando ulteriormente il problema.

La necessità di una riforma del sistema del lavoro domestico

Di fronte a questa situazione, è evidente che il settore del lavoro domestico ha bisogno di una riforma strutturale. Come ha sottolineato il presidente di Assindatcolf, Andrea Zini, lo Stato deve intervenire per sostenere economicamente le famiglie, rendendo più accessibile e conveniente il ricorso al lavoro domestico regolare. La deducibilità fiscale o il credito d’imposta per il costo del lavoro domestico sono soluzioni che potrebbero aiutare a contrastare il fenomeno dell’irregolarità, migliorando la situazione sia per le famiglie che per i lavoratori.

Conclusioni

La crisi del lavoro domestico è un problema complesso che richiede un intervento immediato da parte delle istituzioni. La contrazione del settore, l’aumento dell’irregolarità e la difficoltà nel reperire manodopera qualificata sono segnali chiari di un sistema che necessita di riforme strutturali. Interventi fiscali mirati, un miglioramento delle condizioni contrattuali e un maggior supporto alle famiglie potrebbero contribuire a rilanciare il settore e a garantire un futuro sostenibile per il lavoro domestico in Italia.

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