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Istruzione, formazione professionale e università. Le novità in Toscana

Istruzione, formazione professionale e università. Le novità in Toscana

Riorganizzato l’intero sistema della formazione nella Regione Toscana. Da settembre arriveranno, per attuarla, 10 milioni alle scuole e alle province. Cambia anche il diritto allo studio universitario

Dall’inizio dell’anno scolastico 2011-2012, a settembre, partirà la nuova offerta regionale di istruzione e formazione professionale. I percorsi triennali cambieranno anche per evitare che vengano dequalificati gli istituti professionali a vantaggio di quelli tecnici. Le scuole svolgeranno un ruolo complementare, mentre i costi delle università varieranno e le borse di studio andranno, a parità di reddito, a chi ha voti di maturità più alti.

La Regione ha ridisegnato il sistema facendo particolare attenzione all’integrazione del sistema dell’istruzione con quello della formazione professionale, garantendo un’offerta univoca finalizzata, al termine dei tre anni, al rilascio delle qualifiche professionali definite secondo standard regionali.

Le scuole: cosa cambia

Sono stati previsti due canali: il primo, che vede un ruolo complementare da parte delle scuole, si svolge all’interno degli istituti professionali e consiste nella possibilità di acquisire una qualifica professionale regionale, dopo aver superato il terzo anno dei percorsi avviati presso gli istituti statali. L’acquisizione della qualifica può comunque consentire, a chi lo voglia, di continuare il percorso quinquennale fino al raggiungimento del diploma. Per questo canale il finanziamento regionale è di 4 milioni e mezzo di euro.

Il secondo riguarda coloro che, invece, non sono più nella scuola e che potranno comunque conseguire la qualifica frequentando i corsi di formazione professionale organizzati dalle Province. Sono stati messi a disposizione per questo canale 6 milioni di euro, in modo da coprire capillarmente il territorio regionale per “offrire a tutti i giovani che hanno abbandonato gli studi un’opportunità formativa in vista dell’inserimento nel mercato del lavoro”.

Gli indirizzi approvati dalla giunta garantiranno identici standard, qualità e requisiti del personale docente nei due canali.

“È stata una scelta precisa della Regione Toscana” ha dichiarato l’assessore alle attività produttive, lavoro e formazione Gianfranco Simoncini, “quella di attuare i percorsi triennali all’interno della scuola, in particolare degli istituti professionali, che rilasceranno qualifiche in regime di sussidiarietà secondo un modello integrato. È importante anche la possibilità prevista per i ragazzi che ottengono la qualifica, di proseguire il ciclo di studi quinquennale fino al diploma. Tutto questo nel rispetto dell’autonomia delle scuole, che faranno la programmazione didattica e la ripartizione degli orari. Per la prima volta abbiamo armonizzato l’offerta triennale anche con il sistema di formazione professionale gestito dalle Province”.

“Abbiamo dovuto riorganizzare il sistema di istruzione e formazione professionale regionale” ha spiegato l’assessore Gianfranco Simoncini, “alla luce della riforma dell’istruzione superiore voluta dal governo, che non ha compiuto il passaggio alle Regioni degli istituti professionali. Questo passaggio mancato ha determinato il rischio di una duplicazione degli interventi e di una progressiva dequalificazione degli istituti professionali a vantaggio dei tecnici. La scelta della Regione Toscana va nella direzione di scongiurare questi rischi e salvaguardare le competenze dell’istruzione professionale, attraverso una forte integrazione fra livello regionale e livello statale”.
Diritto allo studio universitario: cosa cambia
“Davanti ad un Governo centrale che nel 2013 azzererà i fondi per le borse di studio, la decisione di confermare le nostre politiche sul diritto allo studio è un messaggio forte, ma è comunque necessario introdurre maggiori elementi di trasparenza ed equità”, queste le parole con cui Stella Targetti, vicepresidente della Regione con delega ai rapporti con le Università, ha sottolineato la scelta politica fatta dalla Toscana nella delibera approvata dalla Giunta sugli indirizzi per l’anno accademico 2011/2012.
La prima novità consiste nella possibilità di introdurre fasce di reddito nell’erogazione del servizio ristorazione. I dettagli operativi su come applicare la divisione in fasce (minimo due) sono stati rimandati all’Azienda, ma gli indirizzi della Regione sono quelli di valutare le condizioni economiche dello studente per far in modo che chi ha condizioni di reddito migliori paghi qualcosa in più rispetto agli altri. Considerando che il 44% degli studenti che usano le mense universitarie a Firenze ha un ISEE superiore ai 70 mila euro, sembra giusto chieder loro di pagare una cifra leggermente superiore rispetto agli attuali 3 euro per contribuire ad incrementare le borse di studio di chi è svantaggiato.
Un’altra novità riguarda la concessione del contributo di affitto – previa visione della regolarità del contratto. Lo studente fuori sede che chiede il contributo di affitto dovrà dimostrare di essere alloggiato “a titolo oneroso” per almeno 10 mesi all’anno. La Regione pensa che tra l’altro ciò dovrebbe contribuire a far emergere le illegalità (gli affitti “in nero”).

Ulteriore novità in quanto applicata per la prima volta, riguarda la graduatoria unica regionale per le borse di studio (circa 11 mila in tutta la Toscana). Non ci saranno più, come accadeva fino a oggi, divisioni in quota per singoli atenei. “Una scelta” dichiara la vicepresidente Targetti, “che riteniamo possa garantire a tutti diritti uguali nonché pari trattamento e omogeneità di valutazione sull’intero territorio regionale”.

Infine, sono stati aggiornati i criteri di accesso alle borse di studio al primo anno. Si prevede, come criterio secondario dopo il reddito (che rimane il criterio principale), il voto di maturità. E anche a parità di reddito avrà la precedenza chi ha un più alto voto di maturità.
“Noi crediamo nel valore del merito” ha spiegato la vicepresidente della Toscana “come previsto dalla Costituzione, ma allo stesso tempo abbiamo confermato il reddito come criterio principale ed indiscutibile per l’accesso alla borsa di studio”.

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