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Le cooperative per il rilancio dell’occupazione

Le cooperative per il rilancio dell’occupazione

 

Presentato il 1° Rapporto sulla Cooperazione in Italia, realizzato dal Censis per l’Alleanza delle Cooperative Italiane

Mentre l’occupazione cala, quella del mondo delle cooperative aumenta: 1,3 milioni di lavoratori sono impiegati in questo tipo di aziende e sono aumentati dell’8% proprio in questi anni di crisi. E solo nei primi nove mesi del 2012 hanno trovato lavoro grazie alle cooperative altre 36mila persone.

Un modo diverso di fare impresa, quello delle cooperative, che si confermano sane e in trend positivo: negli anni della crisi (dal 2007 al 2011) le imprese di questo tipo sono aumentate e sono aumentati di conseguenza i soci lavoratori. Le cooperative contribuiscono al 7,2% dell’occupazione creata dal sistema delle imprese in Italia.

Il settore in cui si trovano più cooperative quello dei servizi sociali con il 23,6% dei lavoratori, e in particolare il comparto sanità e assistenza sociale (49,7%), i trasporti e la logistica (24%), i servizi di supporto alle imprese (15,7%).
Per quanto concerne le dimensioni, queste imprese sono più grandi rispetto a quelle tradizionali: a fronte di una media di 3,5 addetti per impresa, le cooperative ne contano 17,3.

I dati sono quelli riportati nel 1° Rapporto sulla cooperazione in Italia, realizzato dal Censis per l’Alleanza delle Cooperative Italiane, presentato in questi giorni a Roma dal direttore generale del Censis, Giuseppe Roma, e discussi con il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, Luigi Marino,  insieme con Giuliano Poletti e Rosario Altieri, copresidenti dell’Alleanza delle Cooperative Italiane. Le conclusioni sono state tratte da Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Secondo il rapporto vanno bene le cooperative sociali, che rappresentano “l’ossatura” di questa tipologia di impresa, ma sono in difficoltà le cooperative che operano nell’edilizia.
A fare da traino alla crescita dell’occupazione sono state proprio le cooperative sociali, che hanno registrato un boom di addetti nel periodo 2007-2011 (+17,3%), proseguito nell’ultimo anno (+4,3%). Anche l’ampia area del terziario (commercio e distribuzione, logistica e trasporti, credito, servizi alle imprese) ha registrato un +9,4% di occupati nel quadriennio della crisi e un +3,4% nel 2012. Il settore agricolo invece è rimasto sostanzialmente fermo nel quadriennio (+0,5%) ed è in difficoltà nell’ultimo anno (-3,8%). Ma a preoccupare di più, tra le cooperative, è il comparto edile: -9,3% gli occupati nel periodo 2007-2011 e -1,6% nel 2012.

Nonostante le difficoltà di questi due ultimi comparti, il mondo della cooperazione è stato capace di reagire positivamente alla crisi, difendendo l’occupazione e trovando nuovi spazi di mercato. Secondo l’indagine del Censis, la maggioranza delle cooperative (il 40,2%) sta attraversando una fase stazionaria, il 24,6% vive un periodo di consolidamento, il 17,4% è in crescita e solo il 17,7% si trova in gravi difficoltà.
Le più colpite dalla crisi sono le piccole cooperative, meno attrezzate per rispondere al questo difficile momento, cosicchè il 31% delle cooperative con meno di 10 addetti (contro il 14,6% di quelle con 10-19 addetti, il 10,5% di quelle con 20-49 addetti e l’8% di quelle con più di 50 addetti) si trova in una fase di ridimensionamento.
Gli ostacoli allo sviluppo

Al primo posto tra le problematiche che hanno condizionato gli ultimi anni di attività delle cooperative ci sono i ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione (lo dichiara il 34,4% delle imprese), poi il calo della domanda (32,3%), i ritardi nei pagamenti da parte dei clienti privati (26%), il costo eccessivo di carburanti ed energia (24,9%).

Il prossimo anno

La maggioranza delle cooperative si prepara ad affrontare il 2013 con la sensazione che si dovrà attendere ancora per arrivare a una effettiva ripresa. Gli obiettivi prioritari delle cooperative per l’immediato futuro vedono al primo posto la riduzione dei costi (41,2%) e l’accesso a nuovi mercati (35,3%).

La femminilizzazione

Quello delle cooperative è un mondo a forte vocazione femminile. Le donne rappresentano infatti il 52,2% dell’occupazione nelle cooperative e ricoprono il 29,1% dei posti nei consigli di amministrazione. Nel 17,9% delle cooperative più della metà degli occupati e dei consiglieri di amministrazione è costituita da donne.
Le cooperative a prevalenza femminile sono presenti soprattutto nel sociale (51,2%) e nei servizi (30,9%).

La competitività

Tra i fattori di competitività indicati dalle cooperative, al primo posto si trova il rapporto di fiducia con utenti e consumatori (64%), poi il forte radicamento nel territorio (48,5%), la qualità dei prodotti e servizi offerti (35,5%), il coinvolgimento delle risorse umane (32,8%).
Forte è la rivendicazione di una cultura e una prassi aziendali diverse da quelle che ispirano l’azione delle imprese tradizionali: le cooperative sono più attente al valore della persona e alle relazioni umane e al centro del  modello d’impresa c’è la persona. Le cooperative riconoscono il valore delle proprie risorse umane come elemento fondante della propria identità. Ed è per questa ragione che vengono incontro alle esigenze dei lavoratori e tendono a promuoverne la crescita professionale. Vediamo come:
–    la maggioranza delle cooperative (il 56%) è impegnata nel garantire un’organizzazione del lavoro flessibile che permetta autonomia e incentivi la responsabilizzazione,
–    il 37% porta avanti programmi di promozione della crescita professionale dei giovani soci attraverso corsi di aggiornamento e promozioni di carriera,
–    il 16,2% ha adottato misure volte a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le donne (asili nido in azienda, banche delle ore),
–    il 7,9% strumenti di welfare integrativo per i propri dipendenti (fondi pensionistici, sanità complementare),
–    il 7,4% meccanismi di supporto per gli immigrati che lavorano nella cooperativa.
–    il 33,6% ha adottato misure per favorire una maggiore partecipazione dei soci alle assemblee (dislocazione in più sedi, orari favorevoli alle donne) e il 30,5% strumenti di formazione dedicati a questa tematica destinati ai soci.

Le cooperative e l’esportazione

Le cooperative sono generalmente poco orientate a operare sui mercati esteri: complessivamente, solo il 7,4% esporta e il 2,2% è impegnato in joint venture con imprese straniere. Il primato dell’internazionalizzazione spetta all’agroalimentare, dove il 26,3% delle cooperative è presente all’estero.
Il principale mercato di riferimento per chi opera all’estero è quello comunitario, ma si segnala una significativa presenza anche nei mercati extra Ue, in particolare Stati Uniti e Canada (il 19,4% delle cooperative presenti all’estero), Russia e Paesi dell’Est (15,7%), Corea e Giappone (12,2%), Cina (10,4%), Medio Oriente e Paesi del Golfo (10,4%), Nord Africa (10,3%).
Il 12,9% delle cooperative che attualmente non sono presenti all’estero però intende avviare nei prossimi anni iniziative oltre i confini nazionali.

Il sistema delle cooperative ha dimostrato una buona capacità di tenuta di fronte alla crisi e può costituire per il Paese un valido modello di riferimento per la ripresa: ne sono convinti i cooperatori, i quali affermano che il contributo più importante che la cooperazione può dare è, per il 30,3% di essi, il ruolo in termini di tenuta occupazionale; per il 26,1% la promozione di un modo di fare impresa diverso da quello tradizionale, più attento al valore della persona e della comunità; per il 19,1% lo sviluppo di modelli di gestione dei servizi più orientati alla partecipazione e alla responsabilizzazione degli utenti finali; per il 12% la tendenza a intervenire in settori nuovi in cui si concentrano maggiori possibilità di sviluppo e, infine, per il 10,6% dei soci delle cooperative il fattore di forza delle cooperative sta nella capacità di presidiare i settori in cui il ruolo pubblico tende a venire meno.

Laura Carmen Paladino

 

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