Osservatorio Lavoro CISL
Usciti i dati dell’Osservatorio Cig-Occupazione che evidenzia come la Cassa Integrazione Guadagni abbia raggiunto ormai livelli più alti di 7 volte quelli precedenti alla crisi, mentre il calo degli occupati continua raggiungendo 567mila occupati in meno nell’arco di 4 anni (dal 2008 al 2012)
Tra cassa integrazione e domande di disoccupazione non c’è di che essere lieti, dal momento che questi numeri non indicano un’uscita dalla crisi così rapida. Se non si lavora infatti non si guadagna e non si può pertanto mettere in circolazione il denaro necessario a risollevare l’economia. Una constatazione semplice, quasi banale, ma che a volte sembra sfuggire a qualcuno.
Nel mese di dicembre 2012 le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni sono state 86,5 milioni e con questa cifra si arriva a un totale di 1 miliardo 90 milioni e 600mila ore di CIG nel 2012 contro i 973,2 milioni di cui si era usufruito nel 2011: si tratta di un aumento del 12,1%. Ciò indica che nel 2012 è aumentato il numero delle aziende in crisi. E a questo punto siamo a 4 anni consecutivi in cui le ore di CIG viaggiano intorno a quota 1 miliardo, corrispondenti a circa 500mila lavoratori che ne hanno usufruito ciascun anno.
In particolare, il settore più in sofferenza è quello del commercio, con il 40% delle ore autorizzate in più; l’area geografica più penalizzata è il Centro Italia, dove le ore di CIG sono aumentate del 26% tra il 2011 e il 2012 (equivalente al doppio rispetto alla media nazionale).
Per quanto concerne l’occupazione, l’Osservatorio ha analizzato i dati Istat del terzo trimestre 2012 evidenziando un netto peggioramento nonostante le cifre indichino che il numero di occupati è rimasto stabile. La stabilità di questo numero non è naturalmente un indice di crescita e miglioramento soprattutto quando è dovuta all’aumento degli occupati di minimo 50 anni di età provocato dalla forzata permanenza al lavoro a causa delle riforme pensionistiche. Infatti, a tale fenomeno corrisponde il calo degli occupati più giovani.
Inoltre, si riduce il lavoro a tempo indeterminato nonostante tutti i benefici concessi alle aziende che assumono con contratto siffatto e crescono i dipendenti con contratti a termine o i collaboratori. Lavoro flessibile e part-time aumentano evitando che il calo dell’occupazione precipiti.
Il settore che mostra i maggiori segni di sofferenza è quello industriale.
Se nel terzo trimestre del 2008 il tasso di occupazione era pari al 59% (corrispondente a 23.518.000 lavoratori), a distanza di quattro anni siamo scesi (invece di aumentare) al 56,9%, pari a 22.951.000 occupati, il che significa che ci sono attualmente 567mila occupati in meno.
La CISL dichiara che: “livelli così elevati di cassa integrazione per periodi così lunghi, da una parte dimostrano come gli ammortizzatori sociali in questi anni siano stati indispensabili per evitare un allargamento della disoccupazione ancora maggiore di quello effettivamente verificatosi; dall’altra danno conto del perimetro amplissimo delle aziende in crisi, che si va ulteriormente allargando, anche considerando gli oltre 200 tavoli di confronto sulle crisi presso il Mise. All’indomani dell’approvazione della legge di stabilità, che ha portato a 1,7 miliardi le risorse per gli ammortizzatori in deroga per il 2013, come il sindacato aveva chiesto in previsione di un anno che si prospetta assai critico, si deve ora lavorare per collegare la fruizione degli ammortizzatori sociali ad effettive politiche per la ricollocazione”.
I numeri della disoccupazione
Il numero dei disoccupati manifesta un ulteriore forte aumento rispetto allo stesso periodo di un anno fa (+30,6%, pari a 581.000 unità). La crescita coinvolge sia gli uomini sia le donne e si presenta diffusa sull’insieme del territorio nazionale, con un massimo nell’area meridionale (262.000 unità in più, a fronte di +231.000 e +88.000 unità rispettivamente nel Nord e nel Centro). L’incremento, diffuso su tutto il territorio nazionale, interessa in oltre la metà dei casi persone con almeno 35 anni e in un caso su due persone che hanno perso la precedente occupazione. Continua a crescere anche l’area della disoccupazione straniera.
Nel terzo trimestre 2012 l’aumento delle persone in cerca di lavoro interessa tutte le componenti: gli ex-occupati (+35,5%, pari a 316.000 unità), che in quasi la metà dei casi sono 45-64enni, gli ex-inattivi con precedenti esperienze lavorative (+28,8%, pari a 129.000 unità), soprattutto donne, e le persone in cerca del primo impiego (+24%, pari a 135.000 unità in più rispetto al terzo trimestre 2011), principalmente giovani delle regioni meridionali.
La disoccupazione di lunga durata (dodici mesi o più) sale dal 52,6% del terzo trimestre 2011 all’attuale 53,5%.
Il tasso di disoccupazione è pari al 9,8% (8,8% per gli uomini e 11% per le donne), in crescita di 2,1 punti percentuali rispetto a un anno prima. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni sale dal 26,5% del terzo trimestre 2011 al 32,1%, con un picco del 43,2% per le giovani donne del Mezzogiorno. Nella classe tra 15 e 24 anni, il numero effettivo delle persone in cerca di occupazione è pari a 551.000 unità (124.000 unità in più in confronto al terzo trimestre 2011), rappresentando il 9,1% della popolazione di questa fascia di età. Nel Mezzogiorno il tasso di disoccupazione passa dal 12,4% di un anno fa al 15,5% .
Si riducono gli inattivi (-4%, pari a -601.000 unità), principalmente per la maggiore partecipazione delle donne e dei giovani, ma anche dei lavoratori della fascia 55-64 anni, i quali hanno dovuto rinviare il pensionamento a seguito dei maggiori vincoli introdotti dalle riforme che si sono succedute in questi anni.