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Quando l’ingiustizia non distrugge la creatività: donne eccezionali nella storia, per combattere la violenza

Crudeli i Giorni

Quando l’ingiustizia non distrugge la creatività: donne eccezionali nella storia, per combattere la violenza

Una mostra spettacolo itinerante ha raccontato l’eccezionale forza e lo straordinario talento di donne costrette alla reclusione e spesso alla morte per la crudeltà maschile e la discriminazione di genere

Un viaggio nella storia e nella memoria. Uno spettacolo-denuncia che tocca la profondità dell’animo e aiuta a riflettere sulle brutture del passato. Per non dimenticarle e perché non si ripetano più. Anche così è stata celebrata a Roma la giornata mondiale contro la violenza sulle donne: il 25 novembre è infatti stato l’ultimo giorno, non a caso, in cui è stato possibile assistere alla mostra-spettacolo itinerante “Crudeli i giorni ma superbo il genio.

Capolavori di donne recluse nell’arco del tempo”, allestita presso l’ex Convento del Buon Pastore sul Lungotevere, in quello che fu, nei secoli XVII-XIX, il carcere per le donne abusate della capitale, e che oggi è la sede della Casa Internazionale delle Donne. Non solo nemesi storica, ma voglia autentica di rivendicare il valore e la dignità dell’altra metà del cielo.

 

Esempi di forza d’animo e di positività

Una vera e propria sferzata di coraggio e di positività: così leggiamo l’iniziativa, realizzata da Maria Paola Fiorensoli, cui si devono l’idea e la ricerca storica che essa ha richiesto, autrice dei testi insieme al regista Roberto Morra. Un cast di attrici, donne capaci di trasmettere emozioni e sensibilità: Giusi Cicció, Cecilia di Giuli, Elena Fazio, Marina Gimelli, Ilaria Olimpico, Angela Sajeva e Eleonora Aleotti, che ha anche eseguito dal vivo le musiche selezionate da Flavio Spaducci. Preziosa per la riuscita dell’iniziativa l’idea illuminata di Oria Gargano, insieme alla collaborazione di Elena Fazio, assistente regista, e di Lia Aiello, che si è occupata dei costumi.
“Abbiamo raccolto e adattato le varie espressioni stilistiche del dramma: dai diari alle suppliche processuali, dagli scritti politici a quelli visionari, fino all’autonarrazione e agli scambi epistolari” hanno chiarito gli autori. “Si tratta di una produzione misconosciuta d’eccezionale valore letterario e antropologico».
Proprio per questo ci viene da pensare alla positività: perché l’obiettivo dello spettacolo non è soltanto quello di denunciare eventi tragici e condanne profondamente ingiuste, di cui purtroppo è costellata la storia, ma è soprattutto quello di evidenziare la capacità tutta femminile di conservare e alimentare le risorse interiori che posseggono e di esprimere talenti anche in situazioni di disperazione. Le stesse risorse manifestate dalle tre sorelle Mirabal, Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva e Antonia Maria Teresa, eroine della resistenza dominicana sotto la dittatura di Trujillo Molino, caduta nel 1960, proprio il 25 novembre.

Donne straordinarie di tutte i tempi per capolavori senza tempo

Si sono presentate agli spettatori, e hanno raccontato storie di grande forza e grande dignità, donne di tutti i tempi, dall’antichità ai nostri giorni, che hanno fatto emergere la loro anima tramite la voce e il corpo delle attrici, e hanno accompagnato i presenti, attraverso un luogo simbolo della reclusione femminile, nel silenzio inquietante che sa di solitudine e di estrema disperazione, fino alle singole celle.
Donne condannate perché cristiane all’epoca delle persecuzioni volute dagli ultimi rigurgiti della cultura pagana, donne bruciate vive perché accusate di essere streghe, donne a cui è stato negato il diritto di decidere della propria vita, costrette a chiudersi in un convento o a maritarsi a forza, recluse senza processo, spesso umiliate, ma mai dome.
Invitano gli spettatori nella loro cella e, con la porta chiusa, quasi a dichiarare il silenzio in cui le loro istanze sono state colpevolmente tenute nella realtà storica, raccontano la vita che hanno condotto e l’ingiustizia che hanno subito. Piccole grandi donne, autrici di opere di ogni tipo, che spaziano dalla diaristica alla narrativa fantastica e visionaria, dall’autobiografia alla cronaca, dal genere epistolare alla testimonianza processuale, recuperano così uno spazio che è loro dovuto, e riacquistano la gloria di un ingegno troppe volte zittito e umiliato.

Si succedono così Perpetua, una martire cristiana vittima dell’intolleranza religiosa, che affidò al suo diario, prima dell’esecuzione capitale, riflessioni profonde e toccanti; Bellezza Orsini, incarcerata con l’accusa di stregoneria, che si suicida in cella; Madame de Murat, scrittrice di favole; Marie Durand, l’eretica ugonotta rinchiusa nella Torre di Costanza; Leonora Christina Ulfed, principessa di Danimarca, autrice di “Memorie dalla Torre blu”, che rivendica la propria grandezza affermando che “patire il carcere senza colpa non umilia, ma esalta l’onore di una persona”.
Passano sulla scena le vicende di Isabella di Morra, ritenuta colpevole e condannata perché amava un uomo sposato, e di Dhuoda, una aristocratica del IX secolo, la prima donna nella storia a scrivere un testo di pedagogia, “Manuale”, dedicato al figlio lontano. E una ragazza racconta la sua, di storia, quella di una bambina costretta a undici anni a vestire gli abiti monacali, e a vivere una vita che non ha mai sentito sua… proprio come Gertrude, la monaca di Monza resa famosa da Manzoni. 

Un concentrato di emozioni e di talenti riservato a un pubblico ridottissimo, quindici persone alla volta, per aumentare l’intimità e rendere ancora più sensibile il dolore e la profonda ingiustizia.
Bello, soprattutto perché ci aiuta a tenere alti i riflettori su temi che non appartengono solo al passato: bello perché ci fa entrare nel dramma e ci fa desiderare che non si ripeta ancora. Anche grazie al nostro contributo.

Laura Carmen Paladino

Allegati

pdf locandina-crudeli-i-giorni.pdf

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