Fisco e norme

Basta alla discriminazione fiscale tra cittadini europei

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Basta alla discriminazione fiscale tra cittadini europei

La Commissione Europea ha varato un’iniziativa diretta ai lavoratori dipendenti e autonomi e ai pensionati per verificare eventuali discriminazioni fiscali nei loro confronti: le disposizioni fiscali dei singoli Stati membri devono essere armonizzate

Si fa di tutto per aumentare i processi di internazionalizzazione e quella della mobilità dei lavoratori, riconosciuta come uno dei migliori strumenti per aumentare la crescita e l’occupazione in Europea, ma se il fisco non fa la sua parte queste attività sono ostacolate.

 

Secondo le stime europee, il PIL dell’Unione Europea a 15 è aumentato quasi dell’1% per effetto della mobilità seguita all’allargamento (Fonte: Employment and Social Developments in Europe 2011, intra-EU labour mobility and the impact of enlargement, pag. 274), quindi si tratta di un aumento della ricchezza generale dovuto esclusivamente al fatto che i lavoratori europei si spostano. Ma se si va a lavorare in un’altra nazione europea e si pagano più tasse, conviene? Ovviamente no, ed è per questo che i lavoratori sono dissuasi dal lasciare il proprio Paese d’origine per cercare lavoro in un altro Stato membro. Nonostante il lavoro ci sia, e la disoccupazione sia molto alta (soprattutto quella giovanile, ovvero proprio delle persone con più energia e volontà di andare a lavorare all’estero) sono proprio gli ostacoli fiscali – che possono presentarsi sia nel Paese di origine sia in quello estero – a frenare la crescita occupazionale in tal senso.

 

Per affrontare questa problematica, nel corso del 2014 la Commissione Europea effettuerà una valutazione approfondita dei regimi fiscali degli Stati membri per stabilire se essi recano svantaggi ai cittadini UE che vivono in uno Stato membro diverso dal proprio. Se da questa valutazione dovessero emergere discriminazioni o violazioni delle libertà fondamentali garantite dall’UE, la Commissione le segnalerà alle autorità nazionali e si adopererà affinché vengano apportate le necessarie modifiche. Se i problemi persisteranno, la Commissione potrà avviare procedimenti di infrazione contro gli Stati membri in questione.

La CE sta lavorando su diversi fronti per abbattere le barriere alla mobilità dei cittadini europei: ha presentato varie proposte (equivalenti ai nostri disegni di legge) ad esempio quella sull’eliminazione della doppia imposizione, quella per migliorare l’applicazione del diritto dei lavoratori alla libera circolazione e quella per rafforzare le misure di salvaguardia per i lavoratori distaccati.

Ora, con quest’ultima iniziativa, la Commissione valuterà se i cittadini dell’UE che risiedono in uno Stato membro diverso dal proprio siano penalizzati e tassati più pesantemente a causa della loro mobilità. Ciò potrebbe avvenire nello Stato membro d’origine o in quello nel quale hanno scelto di trasferirsi. Ma in che modo i cittadini possono essere penalizzati fiscalmente”

Ecco alcuni esempi pratici:

  • per l’ubicazione dei loro investimenti o attività finanziarie, per l’ubicazione del contribuente stesso o a seguito di un semplice cambiamento di residenza del contribuente;
  • per i contributi ai regimi pensionistici, per il percepimento della pensione o per il trasferimento del capitale pensionistico maturato e del capitale proveniente da un’assicurazione sulla vita;
  • per le attività professionali indipendenti svolte in un altro Stato membro o per il semplice trasferimento di tali attività;
  • per il rifiuto di determinate detrazioni o agevolazioni fiscali;
  • per le ricchezze da essi accumulate.

 

Tenendo conto di tutti questi casi,  la Commissione esaminerà la situazione di svariate categorie di cittadini UE: lavoratori dipendenti, liberi professionisti e pensionati.

interno-aereoIl diritto di vivere e lavorare ovunque nell’UE costituisce infatti un diritto fondamentale per i cittadini europei, oltre ad essere uno strumento chiave per lo sviluppo di un mercato del lavoro europeo. La Commissione, che sta lavorando con gli Stati membri per agevolare la libera circolazione dei lavoratori (es.: proposta della Commissione per modernizzare EURES, la rete paneuropea per la mobilità professionale), garantisce che i lavoratori e i cittadini UE che risiedono in Stati diverso dal proprio non vengano trattati in maniera differente rispetto ai cittadini dello Stato ospitante e che godano degli stessi vantaggi fiscali dei lavoratori nazionali.

 

Algirdas Šemeta, Commissario per la Fiscalità e l’unione doganale, l’audit interno e la lotta antifrode, ha dichiarato al riguardo: “le norme UE sono chiare: tutti i cittadini dell’UE devono essere trattati in modo equo all’interno del mercato unico. Non possono esserci discriminazioni e il diritto dei lavoratori alla libera circolazione non deve essere ostacolato. Abbiamo il dovere di garantire ai cittadini che tali principi siano tradotti in pratica nelle legislazioni fiscali di tutti gli Stati membri”.

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