Il lavoro delle donne
Telelavoro, uffici con accudimento bimbi, comunità reali e virtuali. Sono alcune strategie messe in campo di recente per risolvere l’annoso problema della conciliazione famiglia-lavoro
C’è fermento in questo settore e, dopo anni di tentativi, qualche proposta concreta comincia ad esserci. E’ quanto hanno sottolineato i relatori dell’incontro “Conciliare famiglia e lavoro: i nuovi strumenti”, organizzato dall’Istituto di Studi Superiori sulla Donna il 22 gennaio 2014 presso l’Università Europea di Roma.
“Vogliamo creare un laboratorio che dia un contributo alla risoluzione di questi problemi. Occorre reimpostare non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente la questione e individuare un altro modo di lavorare” ha affermato Marta Rodriguez, fondatrice e direttrice dell’Istituto di Studi Superiori sulla Donna, l’istituzione che si propone di valorizzare il genio femminile, creando una corrente di pensiero capace di ispirare azioni concrete.
Alcune proposte sono arrivate dalla politica e dal mondo imprenditoriale.
“Il 2014 è sicuramente un anno molto positivo per quanto riguarda il tema della flessibilità spazio-temporale del lavoro e quindi della conciliazione famiglia-lavoro” ha dichiarato Adele Ercolano, moderatrice dell’incontro e responsabile del master “Conciliazione, Famiglia e Lavoro” organizzato dall’Istituto presso l’Università stessa. “Nel nostro contesto italiano ci sono diverse novità da questo punto di vista. Cito, ad esempio, la proposta di legge sul tema del telelavoro, che è stata presentata da tre parlamentari italiane, Alessia Mosca, Barbara Saltamartini e Irene Tinagli: è molto innovativa e credo che valga la pena studiarla, per capire quali possano essere le prospettive.”
La flessibilità dello “smartwork”
La flessibità prevista dallo smartwork, come è stato definito il modello di telelavoro oggetto della proposta, consentirebbe alle mamme e ai papà di poter gestire nel modo più confacente gli orari e i luoghi nei quali effettuare le loro attività, che potrebbe essere svolta in parte presso l’azienda e in parte a casa e che consentirebbe loro di conciliare effettivamente la famiglia, il lavoro, le aspettative di carriera e le necessità quotidiane.
Il coworking
“Altra proposta interessante” ha proseguito Adele Ercolano “è quella del Piano C, un progetto che è partito a Milano. In questo settore la Lombardia è molto avanti.”
Si tratta di un’iniziativa che, tra l’altro, verrà presentata il 6 febbraio nel capoluogo lombardo, in occasione della Giornata del lavoro Agile, promossa dal Comune stesso. In quell’occasione si potrà capire cosa significhi lavorare in coworking: un lavoro condiviso, che si può effettuare in uno spazio comune dotato di scrivanie, rete wireless, segreteria e vari altri servizi dedicati alla gestione qualificata dei propri bambini e delle necessità quotidiane, dalle provviste alla lavanderia. In pratica, un ambiente felicemente ‘contaminato’ dai bambini, dove i loro genitori si possono sentire sostenuti e compresi. C’è anche un’altra proposta positiva e viene dal mondo dell’arredamento; alcune aziende hanno pensato di ideare dei mobili che possano facilitare il lavoro presso il proprio domicilio. Sono segnali che colgono il fermento e la voglia di maggiore flessibilità nel mondo lavorativo, ha precisato Adele Ercolano.
Carriera lavorativa e qualità della vita e del lavoro
“Per capire meglio come funziona un’impresa” ha detto Tommaso Cozzi, docente di discipline socio-economiche presso l’Ateneo Regina Apostolorum di Roma “basterebbe studiare il modo in cui il denaro, i beni e le merci circolano nella famiglia”. Si tratta, infatti, di una comunità che fa innovazione, reinventandosi ogni giorno; che fa sperimentazione mettendosi in gioco, in particolare per quanto riguarda il ‘mestiere’ di genitore; che promuove e difendere la marca, il brand, inteso come sviluppo di una vita buona, mantenimento del buon nome. Occorre dare sostegno alle persone, questo è il tema centrale da sviluppare per poter arrivare a una migliore qualità della vita e del lavoro.
La conciliazione diventa difficile, a volte drammatica in presenza di una malattia grave. Riccardo Masetti, direttore del Centro interdipartimentale di Senologia del policlinico Gemelli, ha sottolineato come i problemi di salute, soprattutto oncologici, abbiano un impatto forte sul lavoro e sulla famiglia. Il 20% dei malati abbandona il lavoro, il 3% viene licenziato e il 10% abbandona il proposito di perseguire una carriera di successo. Le donne sono le più colpite, sia quando il problema di salute le riguarda direttamente, sia quando concerne i familiari ai quali prestano le cure. Per non parlare delle problematiche di tipo personale, relative alla coppia o ai rapporti con i figli.
Le garanzie dei contratti di lavoro
“I contratti di lavoro contengono molte garanzie, eppure tante lavoratrici e tanti lavoratori non lo sanno” ha precisato Riccardo Masetti. Per fare qualche esempio: il congedo aggiuntivo di trenta giorni per cure mediche, il diritto di passare a un part time provvisorio e di tornare in seguito al tempo pieno, oppure la possibilità di essere assegnati a mansioni più compatibili con il proprio stato di salute. Si possono richiedere, a volte, sussidi economici, permessi o agevolazioni, che in alcuni casi si possono estendere ai propri familiari. Lo stress gioca un ruolo importante nel calo del rendimento sul lavoro e del benessere familiare. “Esistono dei mezzi per misurare lo stress lavoro-correlato” ha affermato Francisco Javier Fiz Pérez, docente di Psicologia dello sviluppo presso l’Università europea. “Se è troppo alto, se manca la motivazione, ne soffre il rendimento. Bisogna partire da una base sana, perché la sofferenza psichica, quando è acuta, è pericolosissima; la paura ha un costo sociale elevatissimo e crea isolamento, diffidenza, tristezza profonda. Il modo in cui oggi si comunica è terribile, perché semina uno stato negativo continuo. Anche se siamo in crisi, l’Italia ha risorse di razionalità ed emozionali uniche al mondo – creatività, innovazione, arte. La crisi si supererà, è certo; spetta a noi fare spazio al pensiero positivo.”
Daniela Delli Noci