È avvenuta, lo scorso 9 luglio, la presentazione a Montecitorio del Rapporto annuale INAIL 2013: a relazionare il Presidente Massimo De Felice alla presenza della vicepresidente della Camera, Marina Sereni, e del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti
di Noemi Roccatani
La serie storica del numero degli infortuni prosegue l’andamento decrescente: sono state registrate poco meno di 695 mila denunce di infortuni accaduti nel 2013, circa 50mila in meno rispetto al 2012, equivalenti a una riduzione percentuale di quasi il 7%; che sale al 21% nel confronto con il 2009. Gli infortuni sul lavoro hanno causato circa 11,5 milioni di giornate di inabilità, con costo a carico dell’Inail.
Sereni ha così commentato gli indici di sinistrosità presentati in aula: «i controlli non devono essere ottusamente burocratici, appesantendo le nostre imprese di adempimenti meramente formali, ma mirare a prevenire in modo intelligente i rischi reali per la salute dei lavoratori. Il benessere dei lavoratori è un obiettivo che premia quelle imprese che vogliono competere non in una corsa verso il basso nella tutela dei diritti, ma nell’eccellenza delle risorse umane impiegate che, in un grande Paese industriale come l’Italia, deve aspirare ad un primato mondiale nel campo della prevenzione, della riabilitazione, del reinserimento degli infortunati. Si tratta di obiettivi ambiziosi, ma alla nostra portata».
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Il miglioramento dell’andamento degli infortuni sul lavoro non induce ad abbassare la guardia, ma rappresenta uno stimolo per incentivare ulteriormente la diffusione della cultura della sicurezza. Questa la speranza comune pronunciata ai convenuti da presidente Inail, De Felice: «I numeri diffusi dall’Istituto sono certamente positivi» è la valutazione; «e proprio per questo è necessario proseguire nella strada della prevenzione e del contrasto a ogni forma di illegalità».
Per il ministro Poletti «il calo degli infortuni non è imputabile solo alla crisi». E sottolinea: «il lavoro sul versante della prevenzione e dell’informazione tra l’Inail e le imprese dà risultati. Nonostante la depurazione della diminuzione percentuale degli occupati e del numero delle aziende, il calo degli infortuni e delle morti sul lavoro è effettivo. È un buon dato, ma non è un punto di arrivo. Potremmo essere soddisfatti quando gli infortuni non ci saranno più. È evidente che sia in atto una dinamica positiva, ma dobbiamo fare in modo che le cose migliorino ancora» (vedi il video dell’intervento del ministro Poletti).
Tra le azioni rilevanti, sono stati riportati i dati con riferimento al “progetto open data” (avviato nel 2012) che riportano l’analisi semestrale delle serie storiche quinquennali dei dati sui singoli casi di infortunio. Il presidente De Felice ha reso noto che a partire dai primi mesi di quest’anno sono stati resi pubblici, con cadenza mensile, i dati sulle denunce d’infortunio, garantendo così il confronto con gli andamenti di periodo dell’anno precedente.
Si è poi fatta chiarezza circa il nuovo strumento predisposto dall’Istituto, cosiddetto “modello di lettura” delle malattie professionali e spiegato della possibilità di consultare un menabò delle tabelle di sintesi e del vocabolario delle grandezze censite.
Infine, strettamente collegato all’impegno di revisione dei premi e delle prestazioni richiesto nella legge di stabilità, alla verifica di sostenibilità economica, anch’essa prevista a seguito della riduzione dei premi e di adeguamento delle prestazioni nella legge, e al progetto di bilancio attuariale, è stato presentato il programma di lavoro sulla valutazione economica di infortuni e malattie.