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Al Sud si assume più che al Nord?

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L’analisi effettuata dall’Osservatorio della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro sui dati occupazionali diffusi dall’Istat e sui dati Inps relativi alle denunce Uniemens mostra che nei primi 7 mesi del 2015 i posti sono aumentati più nel Mezzogiorno che nel resto d’Italia

“Un’Italia fuori dalle sabbie mobili” ha dichiarato, durante un’audizione alla Camera dei Deputati, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, commentando i dati diffusi dall’Istat sulla disoccupazione, che nel mese di agosto 2015 è scesa all’11,9%. Ci auspichiamo che sia veramente così ma dopotutto i dati vanno analizzati e confrontati per essere compresi, al di là di quel che ci fa comodo dire.

Si tratta infatti solo di un piccolo calo, -0,1% rispetto a luglio, quello della disoccupazione, anche se lo confrontiamo con lo stesso mese dell’anno precedente (-0,7% rispetto ad agosto 2014).
In un anno hanno comunque trovato un impiego 325.000 italiani in più – soprattutto donne, se guardiamo i dati registrati ad agosto in cui il tasso di occupazione femminile è cresciuto dell’1,6% rispetto al +1,4% di quella maschile.

In particolare, nel mese di agosto sono aumentati i lavoratori subordinati (+70 mila), ma soprattutto quelli a termine (+45 mila). Questo sta a significare che non ci sono stati semplici picchi di assunzioni, ma stabilità di avvio dei rapporti di lavoro.
L’Istat, però, mette in evidenza un dato molto preoccupante, che interessa soprattutto i giovani di età compresa fra i 15 e i 25 anni e che, purtroppo, non rappresenta una novità ma una conferma. Ad agosto, infatti, il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato il 40,7%, con un +0,3% rispetto a luglio, ma con un -2,3% rispetto ad un anno fa. Questi paragoni vengono fatti però solo nel breve periodo, massimo un anno, e non prendono in considerazione il tasso di occupazione e quello di disoccupazione precedenti alla crisi.
Secondo i dati sono complessivamente 5 milioni i giovani tra inattivi e disoccupati; per questo sarebbe necessaria un’azione mirata di incentivo all’occupazione giovanile di cui si dovrebbe fare carico lo Stato.

Se si guardano i dati Inps sulle denunce Uniemens, in base ad un’analisi dell’Osservatorio della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, nel periodo gennaio – luglio 2015 si registra un saldo positivo di 706.128 unità tra rapporti di lavoro avviati ed interrotti. Di queste unità, 527.834 sono a tempo indeterminato: segno che l’esonero contributivo triennale per chi assume con contratto a tutele crescenti sta funzionando.

Facendo un’analisi dei dati Inps regionali, il Sud registra un +155.139 unità rispetto al +152.538 unità delle regioni del Centro Italia e al +139.212 unità registrato nelle regioni del Nord-Est.

Purtroppo i contratti a termine, come già fatto rilevare, continuano ad essere troppi: ad agosto 2.449.000 unità, probabilmente perché il periodo estivo favorisce l’aumento di lavori stagionali o semplicemente perché l’ingresso nel mondo del lavoro passa attraverso un periodo di rapporto a tempo determinato per facilitare prima la conoscenza e, poi, la fiducia tra datore di lavoro e lavoratore. Ma i contratti a termine potrebbero fortemente diminuire se l’esonero contributivo triennale venisse confermato anche per il 2016, cosa che speriamo vivamente.

(D.M.)

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