Le nuove imprese innovative possono essere aperte in ogni ambito e il nostro Governo intende rendere il nostro un Paese sempre più ospitale nei loro confronti, che siano digitali, industriali, artigianali, sociali, legate al commercio o all’agricoltura, o ad altri settori dell’economia
Il Governo conta sulle start-up anche per “innescare un’inversione di tendenza in fatto di crescita economica e di occupazione, in particolare giovanile”. Il primo input lo si è avuto con il cosiddetto D.L Crescita 2.0, convertito nella Legge 221/2012 mediante il quale veniva introdotta per la prima volta nel nostro ordinamento la definizione di nuova impresa innovativa: la startup.
Alle start-up veniva anche assegnata una serie di agevolazioni e una normativa ad hoc su materie differenti: semplificazione amministrativa, mercato del lavoro, agevolazioni fiscali, diritto fallimentare. Il Ministero dello Sviluppo Economico nel frattempo istituiva una task force sulle start-up con il compito di elaborare ogni anno un rapporto sulla loro situazione.
Grazie alle agevolazioni amministrative e fiscali in particolare, l’Italia si è posta all’avanguardia in materia di start-up rispetto agli ordinamenti dei principali partner europei. La stessa Ministra Guidi ha realizzato una relazione per il Parlamento (che alleghiamo all’articolo) nel marzo 2014 che fotografa lo stato dell’arte per quanto riguarda le start-up innovative italiane, che la ministra considera “al centro della strategia di rilancio del sistema produttivo nazionale con effetti positivi sull’occupazione, in particolare giovanile”.
Secondo il report presentato al Parlamento, al febbraio 2014 in Italia erano iscritte nel registro speciale delle imprese 1.719 start-up innovative, di cui il 30% nel Nord-Ovest, il 28% nel Nord-Est, il 23% al Centro e il 19% nell’Italia meridionale e insulare.
Per quanto riguarda la distribuzione settoriale, il 78% delle start-up opera nei servizi, il 4% nel commercio e le restanti nel turismo e nell’agricoltura.
Dal punto di vista geografico, sono Lombardia, Emilia Romagna e Lazio le regioni con un maggior numero di start-up e Milano, Roma e Torino le province.
Questi dati provengono dalla sezione speciale del Registro delle Imprese, che offre un report delle società iscritte aggiornato con periodicità settimanale, a testimonianza che centinaia di imprese sono impegnate attivamente nella creazione di un ecosistema maggiormente favorevole all’attività imprenditoriale. Questi dati erano aggiornati al febbraio 2014 ma da allora il numero delle start-up è cresciuto e continua a farlo costantemente. E se in questa prima relazione annuale sullo stato d’attuazione della politica del Governo a sostegno dell’ecosistema delle startup innovative, la ministra Guidi dichiarava l’intenzione del MISE di sostenere la nascita e lo sviluppo di nuove imprese innovative, possiamo dire che la strategia adottata degli incubatori certificati ha fatto centro.
Gli incubatori offrono alle start-up un sostegno economico, un posto dove lavorare, dei servizi completi gratuiti. Inoltre, ci si sta adoprando affinché vengano attratti i finanziatori esteri, che possono arrecare un giovamento economico alle imprenditrici e imprenditori “di ultima generazione”.
Per approfondire l’argomento, alleghiamo, oltre alla relazione della Ministra Federica Guidi, una sintesi della normativa in vigore a favore delle start-up nonché una sintesi del rapporto “Restart-Italia” elaborato dalla task force sulle start-up istituita dal Ministero dello Sviluppo Economico. (D.M.)
Scarica la normativa dedicata alle Start-up
Scarica la normativa in sintesi
Scarica la Relazione della Ministra Guidi relativa alla policy sulle start-up
Scarica la brochure di sintesi del Rapporto Mise sulle start-up