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ABI: le banche italiane sospingono la ripresa

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Il presidente Patuelli dal palco dell’assemblea annuale: 2015 sia anno decisivo, se non ora quando? 

di Daria Contrada, giornalista

In Italia inizia a respirarsi un’aria nuova, è giunto il momento di schiacciare il pedale dell’acceleratore e collaborare attivamente al processo di ripresa economica. Dal palco della consueta assemblea annuale dell’associazione bancaria, il presidente Antonio Patuelli ha sottolineato con decisione che gli istituti di credito “vogliono essere protagonisti di una non effimera ripresa, con la convinta, nitida, lungimirante e orgogliosa determinazione a collaborare a costruire una economia di mercato più robusta e competitiva che deve avere come presupposto l’intensa integrazione fra attività bancarie, etica e sviluppo”.

Le banche italiane “da qualche mese percepiscono in Italia un’aria più costruttiva”, sono pronte ad affrontare “le nuove sfide di innovazione per soddisfare al meglio le più diverse e sempre nuove richieste di imprese e famiglie. Questo 2015 deve essere l’anno della svolta e l’inizio di una decisa ripresa. Se non ora, quando?”.

assemblea-abiIl numero uno di Palazzo Altieri ha confermato “il massimo impegno per la ripresa”, ma non si è risparmiato una frecciatina contro la politica dell’austerity, “i sempre più stringenti vincoli normativi europei”, le regole che danno vita ad’Europa che “non ci piace, non è quella che abbiamo sognato e vogliamo”. Oggi l’Europa è “come una bicicletta con pedali squilibrati, come un’aquila bicefala, in cui una testa (quella monetarista) spinge per lo sviluppo, mentre l’altra crea troppe regole, sempre più stringenti per il capitale delle banche, anche con annunci continui di sempre altre misure che riducono la disponibilità di credito all’economia. Le due strategie sono fra loro in forte contraddizione e ciò realizza il continuo terremoto normativo e la mancanza di certezza delle regole bancarie prospettiche, il che complica la ripresa”.

Come uscire da questa impasse? Solo su basi normative “completamente identiche, l’Unione bancaria e la Vigilanza unica europea potranno avere pieno successo”. Le misure per la crescita devono essere “più coerenti: è una questione decisiva per tutta l’economia produttiva italiana: senza regole identiche, certe e stabili, si sperimenta in modo contraddittorio l’Unione bancaria europea”.
Patuelli ha invitato l’Europa “a non essere matrigna” e consentire all’economia italiana di avere “il tempo per crescere e per correggere limiti che vengono da molto lontano: il capitalismo non si improvvisa. Le banche italiane, più di ogni altro comparto economico, stanno sviluppando profondi cambiamenti, innanzitutto con forti e diffusi rafforzamenti patrimoniali, con giganteschi accantonamenti a fronte dei costi della crisi che sopportano senza aiuti pubblici e sempre con le proprie risorse”. Basta guardare i numeri delle sofferenze, cresciute a 108 miliardi nel 2011, sono ancora aumentate a 125 miliardi nel 2012, a 156 nel 2013 e a 184 nel 2014 e a oltre 191 ad aprile 2015.

La “rivoluzione bancaria” deve preludere ad una nuova fase di stabilità, basata “sulla certezza e l’omogeneità del diritto europeo”. Banche, imprese, lavoratori e famiglie sono “strettamente connessi tra loro e subiscono le conseguenze anche delle spesso poco lungimiranti disposizioni europee. Condividiamo l’indirizzo strategico per una maggiore solidità patrimoniale di banche e imprese, ma ciò non può essere imposto in tempi strettissimi e con modalità troppo rigide”.
Patuelli ha poi posto l’accento sulla “lunga e grave crisi greca”, che ha portato al pettine “tutte le contraddizioni e i limiti di un’Europa cresciuta con l’assoluta prevalenza delle strutture e delle regole economiche su quelle istituzionali e costituzionali ancora gracili”. La via del nuovo federalismo europeo “è imboccata, ma occorre completarla, altrimenti il rischio è di rimanere in mezzo al guado di un grande processo incompiuto”, che comprometterebbe non solo le potenzialità di sviluppo economico e produttivo dei vari stati membri, ma porterebbe “l’Europa in una crisi drammatica, senza precedenti”.

L’assemblea annuale è stata l’occasione per Patuelli di confrontarsi con i suoi più diretti interlocutori: il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Il Ministro Padoan ha esortato le banche ad approfittare delle nuove norme adottate dal governo per ripulire i propri bilanci: “le misure attuate dal governo per il sistema bancario sono di per sé efficaci per accelerare il mercato dei capitali e ridare slancio all’economia: mi auguro che le banche approfittino del nuovo quadro normativo e velocizzino i piani di pulizia dei bilanci al fine di liberare risorse per la crescita”. La ripresa dell’economia italiana “continua” e il governo è determinato “a sfruttare fino in fondo la finestra per consolidare la ripresa, per renderla solida e con occupazione”. Per il governatore di Bankitalia si vedono i primi frutti delle riforme, ma “il compito non è esaurito. Il nostro sistema finanziario deve divenire più competitivo e riacquisire la capacità di sostenere pienamente l’attività economica”. Visco è tornato poi a sollecitare un dialogo rapido per arrivare a prendere una decisione sulla bad bank, di cui ha ribadito l’importanza: “il dialogo va finalizzato in tempi rapidi. L’espansione monetaria si sta gradualmente trasmettendo alle condizioni di credito”, anche se l’elevato ammontare delle sofferenze “resta un freno all’offerta di finanziamenti e pone le banche italiane in una condizione di sfavore rispetto a quelle degli altri Paesi europei”.

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