Approvato un emendamento al DdL Stabilità per istituire un Fondo che tutela gli imprenditori vittime di mancati pagamenti
di Daria Contrada, giornalista
Soli, disperati, tartassati dal fisco, ostacolati dalla burocrazia e abbandonati dalle banche. È il triste ritratto di artigiani, piccoli imprenditori e commercianti, vittime della crisi che troppo spesso non trovano altra via d’uscita che il suicidio.
Secondo i dati Eurostat il tessuto industriale italiano è costituito dai titolari di 3.718.236 piccole e medie imprese, il 95% dei quali guida un’azienda con meno di 10 addetti. Emblematico il caso di Serenella Antoniazzi, imprenditrice 46enne di Concordia Sagittaria, paesino in provincia di Venezia, che ha deciso di raccontare le sue sconfitte nel libro ‘Io non voglio fallire’, una sorta di diario di tre anni di crisi della sua azienda familiare con otto dipendenti, che è stata sull’orlo del fallimento per mancata riscossione di crediti. La storia fotografa la dura realtà economica del nostro Paese: micro imprenditori, molti dei quali improvvisati, che prima del 2008 lavoravano nel comparto manifatturiero italiano, secondo in Europa solo alla Germania. Da allora hanno cessato di operare circa 50mila imprese, l’11% del totale. Certo, lo Stato non li aiuta: l’eccessivo carico fiscale vanifica il loro lavoro, e se le banche ostacolano l’accesso al credito diventa sempre più difficile pagare fisco, enti previdenziali e fornitori. E allora arrivano le sanzioni fiscali, il Tribunale dichiara lo stato di insolvenza e si viene inghiottiti in una spirale senza fine.
Proprio in tema di credito, degna di nota la battaglia che la Confartigianato conduce in difesa dei diritti di tanti piccoli imprenditori “travolti dai debiti e dai fallimenti delle aziende committenti”. Il presidente Giorgio Merletti ha definito la stretta creditizia come “una piaga ingigantita dalla crisi e favorita anche da uno spregiudicato uso delle nuove procedure di concordato introdotte nella legislazione fallimentare. Con la legislazione vigente è troppo facile trascinare nel baratro le piccole imprese fornitrici, troppo complicato per queste imprese accedere alle rateizzazioni di Equitalia, quasi impossibile per loro ottenere credito dalle banche per rimanere sul mercato, assurdo che debbano anche pagare l’Iva su fatture emesse destinate a non essere mai pagate o pagate in percentuali ridicole al termine di procedure estenuanti”.
Come fare dunque per sopravvivere operando onestamente? Una buona notizia arriva dalla Legge di Stabilità: è stato infatti approvato in commissione Bilancio un emendamento che prevede l’istituzione presso il Ministero dello Sviluppo economico di un Fondo per il credito alle aziende vittime di mancati pagamenti, con una dotazione di 10 milioni di euro annui per il triennio 2016-2018. Al Fondo potranno accedere quelle imprese che risultano parti offese in un procedimento penale dalla data del 1° gennaio 2016: “si tratta di un’iniziativa che punta a sostenere le piccole e medie imprese entrate in crisi a causa del mancato pagamento di debiti da parte di altre aziende”, ha commentato il senatore di Area popolare, Mario Dalla Tor, primo firmatario del testo.
Per il presidente Merletti si tratta di “un atto di giustizia nei confronti delle tante, troppe piccole imprese vittime dei mancati pagamenti di aziende che dichiarano finti fallimenti”.
Ora però la battaglia non è finita. Confartigianato continuerà a porre “con forza” al governo e al Parlamento la necessità di superare “l’odiosa asimmetria tra imprese che sfruttano le pieghe della legge per sottrarsi agli obblighi di pagamento e le tante, troppe piccole imprese che, non pagate, vengono trascinate a loro volta verso il fallimento. Confidiamo che la commissione promossa dal Ministero della Giustizia su questo tema possa rapidamente dare il via a modifiche delle norme sulle procedure concorsuali”.
L’emendamento che prevede l’istituzione del Fondo è stato approvato, ma la discussione sulla manovra finanziaria è appena iniziata. Infatti il disegno di legge Stabilità è entrato nel vivo dell’esame alla Camera, dove bisognerà affrontare tutti i nodi irrisolti durante il primo passaggio in Senato. Obiettivo di governo e maggioranza è far approdare la manovra in Aula lunedì 14 per la discussione generale e consentire il via libera di Montecitorio entro la settimana, poi la seconda lettura al Senato e il via libero definitivo per Natale. I deputati hanno a disposizione 150 milioni di euro per ritoccare la finanziaria o proporre nuovi interventi migliorativi del testo. Insomma, la partita è ancora aperta.