Fisco e norme

Ritardi pagamenti PA: 10 proposte dei Giovani di Confapi

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Il presidente Bruscino lancia l’allarme: “Falliscono 53 imprese al giorno”. Ma il sottosegretario Zanetti rassicura: “Già a disposizione 56 miliardi per pagare i debiti”

di Daria Contrada, giornalista

Sono 53 le imprese che ogni giorno sono costrette a chiudere i battenti. Vittime della crisi, ma soprattutto della lenta macchina organizzativa dello Stato che accumula ritardi su ritardi nei pagamenti inasprendo una situazione già disperata. A scattare questa drammatica fotografia sono i Giovani di Confapi (Confederazione italiana della piccola e media industria privata), pronti con le loro dieci proposte a costo zero per lo Stato e per gli enti locali a risolvere il problema dei tempi di pagamento di pubblica amministrazione e privati e ridare slancio all’economia italiana.

“Anche in questo 2015 la lista delle PMI fallite si è allungata di circa 53 imprese al giorno che si aggiungono alle 80mila degli ultimi sette anni di crisi che hanno profondamente segnato il nostro Paese”, ha denunciato dal palco il presidente dei Giovani di Confapi, Angelo Bruscino, accusando il sistema Italia di essere “schizofrenico, dove si continua a caricare sulle nostre spalle il peso insopportabile ed opprimente di chi sa usarti solo come cassa. A nulla o a poco sono servite nel corso di questi anni le richieste, gli appelli, la disperazione di chi chiedeva uno Stato più giusto ad un’Italia che sa sempre prendere e mai dare, che ti obbliga all’assurdo regime fiscale che pone a nostro carico una tassazione insostenibile, senza poi onorare le sue stesse regole”. Da qui l’idea di sottoporre all’attenzione delle Istituzioni un pacchetto di proposte “a costo zero” per porre fine “alla più odiosa ed ipocrita delle condizioni che hanno condannato migliaia di persone e di aziende al fallimento: l’incapacità della pubblica amministrazione di onorare i propri debiti, per una cifra mostruosa che si ipotizza superi i 70 miliardi di euro”.

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Le proposte dei Giovani di Confapi fanno parte di uno studio realizzato dall’Osservatorio sui Tempi di Pagamento coordinato dal docente di Bilancio Consolidato e Analisi di Bilancio all’Università degli studi del Piemonte Orientale, Paolo Esposito. Ma vediamole nel dettaglio.
Ce le hanno elencate sotto forma di dieci pillole:
1) non fallibilità per PMI affette da ritardi dei tempi medi di pagamento (con una relativa modifica della legge fallimentare);
2) sospensione fiscale per le PMI affette da ritardi dei tempi medi di pagamento, da acconti Irpef, Ires e Irap;
3) esenzione da verifica Durc con fissazione soglia per gli importi inferiori a 10mila euro a carico delle PMI affette da ritardi dei tempi medi di pagamento;
4) intervento normativo per PMI affette da ritardi dei tempi medi di pagamento, che preveda il raddoppio dei termini per il rateizzo di debiti tributari iscritti a ruolo (240 mesi, raddoppio dei termini da 10 anni a 20 anni), patto con Equitalia e Inps;
5) istituzione di un Fondo nazionale di garanzia che supporti finanziariamente PMI affette da ritardi dei tempi medi di pagamento (con Cassa Depositi e Prestiti e CCIAA);
6) emissione di titoli di Stato che supportino finanziariamente PMI affette da ritardi dei tempi medi di pagamento (Cassa Depositi e Prestiti);
7) baratto/transazioni con monete complementari per le PMI affette da ritardi dei tempi medi di pagamento (esperienza inglese del Comune di Bristol);
8) estensione normativa del Jobs act per PMI affette da ritardi dei tempi medi di pagamento;
9) ‘Prompt Payment Act’ Italiano – Codice etico per le PMI che aderiscono volontariamente obbligandosi a ‘pagamenti liquidabili responsabilmente’ nei 30 giorni dall’emissione delle fatture;
10) accordo con Equitalia e Inps (attraverso un intervento normativo) prevedendo il raddoppio dei termini per il rateizzo previdenziale, tributario, esattoriale con sospensione coattiva dei recuperi erariali.

I giovani imprenditori si dicono “pronti a supportare queste idee sotto il profilo tecnico in qualsiasi sede”, definendo il loro programma come “una risposta a quella che prima di tutto consideriamo una condizione di normalità necessaria alla sopravvivenza del nostro sistema economico. Il recupero di quote di crescita non si deve contare solo nei numeri, ma nella ritrovata fiducia in un Paese che sa assolvere il suo compito di regolatore giusto del mercato, di cliente e fornitore onesto e non di predatore onnivoro di imprese, uomini, donne e speranze”, ha ribadito il presidente Bruscino.

All’incontro di presentazione della proposta era presente, per il Governo, il Sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, pronto a dire la sua: “Il Governo sta dimostrando molta attenzione al tema dei ritardi dei pagamenti, oltre all’impegno per pagare i debiti della PA anche sui ritardi tra privati: in legge di Stabilità è stato istituito un fondo per le imprese che non vengono pagate perché è un fenomeno preoccupante”.
Zanetti ha ribadito che “deve cambiare questa situazione in cui c’è chi fallisce scappando con la cassa e non pagando i debiti fa fallire davvero le persone oneste”. Numeri alla mano, il Governo a giugno ha messo a disposizione “56 miliardi per pagare i debiti, ma presto arriverà un nuovo aggiornamento”. Certo, non è ancora stato raggiunto “il 100%, ma sono stati fatti passi avanti significativi”.

I giovani imprenditori, che più degli altri sentono l’esigenza ed il bisogno di “normalizzare” l’eco-sistema di questo Paese, chiedono che venga loro riconosciuto, come operatori economici, “il diritto di costruire imprese che abbiano la possibilità di crescere in un’Italia che agevoli ed incoraggi i suoi migliori talenti e che ci chieda di competere alla pari con il resto del mondo: per questo abbiamo scelto la proposta alla protesta, perché noi crediamo ancora che qui sia possibile realizzare il nostro domani, non andiamo via, restiamo e costruiamo qui i nostri sogni, le nostre PMI, perché un’Italia senza i suoi giovani imprenditori è un Paese più povero e senza futuro”.

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