Fisco e norme

La fotografia della crisi

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convegno-crisiIn occasione del Convegno organizzato dall’Inps sono stati forniti i dati sulle difficoltà delle aziende in Lombardia; durante il dibattito si è suggerita una revisione della struttura normativa che miri a promuovere la continuità aziendale 

di Cristina Mazzani

I numeri della congiuntura sfavorevole sono evidenti nei dati portati dall’Inps, che ha una fotografia molto chiara dello scenario dato che è l’ente chiamato a intervenire quando si configurano stati di crisi delle aziende.

Le difficoltà vissute dalle imprese ormai da diversi anni sono tali e tante da portare alcuni analisti a dichiarare che stiamo attraversando uno dei periodi più critici degli ultimi cento anni e che è ormai assolutamente necessario adeguare regolamenti e procedure alla situazione.

Durante il Convegno dal titolo “Crisi dell’impresa, procedure concorsuali e ruolo dell’ente previdenziale” – organizzato a Milano nell’auditorium del Palazzo di Giustizia, da Inps in collaborazione con Wolters Kluwer  – sono emersi diversi dati che danno le coordinate della gravità della questione. Per esempio, mentre le richieste del Fondo di garanzia in Lombardia sono rimaste sostanzialmente stabili tra il 2003 e il 2009 (quasi 13mila domande), nel 2014 sono triplicate arrivando a 36mila.

Ugualmente, vi è stata un’impennata di richieste di interventi a livello nazionale, dove si stanno sfiorando le 200mila mentre nel 2003 si era di poco oltre le 80mila.

Guardando, di conseguenza, agli importi erogati si nota che il loro valore è addirittura quadruplicato dal 2009 (quando erano stati versati circa 50 milioni) a questo ultimo anno in cui la cifra ha superato i 206 milioni.

Parallelamente, le procedure concorsuali, ossia quei procedimenti giudiziali cui è assoggettata una impresa insolvente oppure caratterizzata dai requisiti dettati dalla Legge fallimentare, sono aumentate passando a Milano da 719 nel 2003 a quasi 1.500 nel 2014; mentre in Lombardia si sono superate le 3.600 quando 10 anni fa se ne calcolavano circa 1.500.

In tale contesto emergono due dei dati più preoccupanti riportati in occasione del Convegno: le aziende con dipendenti che hanno sospeso la loro attività nella Regione lombarda nel 2014 sono state quasi 14.500, mentre erano poco più di 2mila nel 2009, e purtroppo già erano state oltre 15mila nel 2013. Ciò significa che tali sospensioni sono addirittura sestuplicate nell’arco temporale di questi pochi anni…

Il commento e i suggerimenti

Durante l’evento patrocinato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano, dall’Ordine dei Dottori commercialisti ed Esperti contabili di Milano e dall’Ordine dei Consulenti del Lavoro, i relatori hanno espresso alcuni commenti e dato suggerimenti per affrontare questa situazione.

ordine-avvocati“La congiuntura economica fortemente negativa di questi anni” ha dichiarato Antonio Pone, direttore regionale Inps Lombardia “ha aumentato, come abbiamo visto, le richieste di intervento, le procedure concorsuali e il numero di aziende sospese. Quello che risulta immediatamente evidente è che si tratta di fenomeni che hanno una dinamica di tipo esponenziale, piuttosto che lineare. Si tratta di dati già problematici di per sé, a ciò si aggiunga che stiamo affrontando questa crisi molto severa con un assetto normativo che risale a qualche decennio fa. Purtroppo, quando era necessario fornire certezze agli operatori, in alcuni casi, abbiamo presentato fattori di ambiguità, quando non di ostacolo, rispetto all’accesso agli strumenti che dovrebbero essere a disposizione dell’impresa. Anche istituti più recenti come l’estensione all’ambito previdenziale della transazione (che prevede che gli imprenditori possano proporre il pagamento parziale dei contributi in caso di concordato preventivo o nell’ambito della proposta di accordo di ristrutturazione dei debiti) hanno mostrato di non essere adeguati, infatti il numero di domande pervenute in materia è stato molto basso e comunque è stato quasi nullo quello relativo alle procedure andate a buon fine in tal senso”.

Serve dunque davvero riflettere insieme, tutti gli attori in gioco, per capire come far fronte alle molteplici difficoltà con mezzi utili e puntuali.

Tutto questo stando attenti – lo ha chiaramente espresso Pone, ed emerge in modo esplicito dall’intero convegno – a evitare di giungere al paradosso, basato sulla sfiducia sulle capacità di ripresa delle imprese, per cui si pongono regole troppo rigide che portano comunque al fallimento delle realtà imprenditoriali.

“Per quel creditore particolare che è costituito dall’Inps” ha concluso Pone “quest’ultimo paradosso ha conseguenze molto pesanti: alla inefficace tutela del credito si somma infatti l’esborso per le varie forme di interventi che l’istituto è chiamato ad assicurare quando cessa un’attività aziendale, ossia, come si è visto l’intervento del fondo di garanzia per il Trattamento di fine rapporto e per le ultime 3 mensilità di retribuzione; oltre, all’erogazione degli ammortizzatori sociali per le persone rimaste disoccupate. A questo si deve aggiungere il danno relativo alla contribuzione che non viene più erogata”.

I suggerimenti per tentare di far fronte a questa situazione riguardano quindi, in conclusione, un intervento sull’assetto normativo che parta dal presupposto che si deve agevolare e promuovere la continuità aziendale, il che – oltre a costituire un efficace strumento di garanzia del credito – minimizza gli esborsi per il settore pubblico e riduce l’impatto devastante a livello economico e sociale determinato dalle crisi aziendali. A questo proposito viene ipotizzata una maggiore responsabilità e autonomia da attribuire al decisore locale, più vicino al contesto aziendale e in grado di approfondire i vari fattori che compongono lo scenario in cui operano le imprese, comportandosi poi di conseguenza.

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