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Start-up innovative, incentivi fiscali e novità 2016

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A cura di Sabrina Fattori,  commercialista Studio Sabrina Fattori, componente Commissione Pari Opportunità Ordine dei Commercialisti

In questi ultimi giorni è stata confermata anche per il 2016, con un Decreto a firma del Ministero dello Sviluppo Economico, la possibilità di beneficiare di agevolazioni fiscali per gli investimenti effettuati in start-up innovative e sono state introdotte ulteriori semplificazioni sulla procedura di costituzione delle start-up innovative.

Agevolazioni e snellimenti burocratici che vanno annoverati tra i numerosi interventi legislativi emanati dopo introduzione nel nostro Paese del concetto di “Start-up Innovativa” così come definita dall’art. 25 del Decreto Legge 179/2012 e cioè come una società avente ad oggetto prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti e servizi ad alto valore tecnologico e che rispetta tutti i requisiti previsti dalla legge per essere considerata tale.

Per quanto riguarda le agevolazioni fiscali sugli investimenti dei privati, ora estese a tutto il 2016, si rammenta che si tratta di detrazioni Irpef fissate nella misura del 19% fino ad un massimo di investimento di 500 mila euro. Qualora la detrazione dovesse superare l’importo dell’imposta lorda, l’eventuale eccedenza potrà essere portata in detrazione dalle imposte sui redditi dei periodi successivi non superando il terzo.
Nei confronti delle imprese che volessero investire nelle start-up, invece, si tratta di deduzioni dal reddito imponibile e sono commisurate al 20% dei conferimenti con un tetto massimo fissato a 1,8 milioni di euro.
Sono previste delle maggiorazioni sulla percentuale in caso di investimenti in start-up a vocazione sociale: 25% di detrazione Irpef anziché 19% per i privati e per le aziende la deduzione spettante ammonta a 27% anziché 20% se si tratta di start-up che sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti o servizi innovativi a vocazione sociale o ad alto valore tecnologico in ambito energetico.

Un’altra importante novità riguarda l’accesso al Fondo di Garanzia che amplia la possibilità anche alle PMI innovative di accedere al Fondo tramite la procedura semplificata. Concretamente, anche le PMI innovative introdotte dal decreto legge 3/2015 (Investment Compact), possono accedere al Fondo senza una vincolante valutazione del merito creditizio dell’azienda richiedente il beneficio; valutazione che comunque, verrà effettuata dalla Banca o Confidi. Agevolazione per l’accesso la Fondo di Garanzia che è stata sollecitata dai numeri di richieste in costante crescita, nel 2015 il 17% in più rispetto all’anno precedente, in crescita anche le domande accolte (+19%).

La novità amministrativa più rilevante è stata introdotta dal Decreto firmato il 17 febbraio u.s. e relativo alle “Modalità di redazione degli atti costitutivi di società a responsabilità limitata start-up innovative” . Il Ministero dello Sviluppo Economico, infatti, tramite l’emanazione di questo Decreto, rende possibile procedere con l’atto costituivo di una srl / start-up innovativa senza il notaio, semplicemente compilando un modello standard. Concretamente non sarà più necessaria la procedura che prevedeva l’intervento del notaio al quale spettava il compito di firmare lo statuto e la sua registrazione. Gli atti potranno essere redatti direttamente dai soci e sottoscritti con firma digitale e trasmessi telematicamente al Registro delle Imprese.

Le misure agevolative di cui sopra sono tutte finalizzate a creare anche nel nostro Paese un ecosistema favorevole allo sviluppo di start-up innovative. Secondo un recente rapporto statistico europeo, 12,9 posti di lavoro sono creati in media da ciascuna start-up dopo 2 anni e mezzo. E se l’età media degli startupper è fissata tra i 25 e i 34 anni, bisogna dire che pochissime sono le start-up fondate da donne (solo il 14,7%). Il problema della scarsa diffusione dell’imprenditorialità femminile sembra nascere dalla mancanza di fondi a disposizione oltre che da pregiudizi sociali ancora difficili da superare. Forse una svolta potrebbe derivare dalle nuove tecnologie digitali, che meglio rispondono alle esigenze dei lavoratori nell’essere più produttivi, permettendo di guadagnare in flessibilità per gestire al meglio la propria work life balance. Se governi e imprese lavorassero per favorire una cultura digitale “al femminile”, si riuscirebbe a raggiungere prima del previsto l’equilibrio di genere tanto auspicato.

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