Secondo una ricerca le donne medico sono quasi al sorpasso, ma resta ancora forte la discriminazione di genere
Le donne medico in Italia sono oltre 40mila, ma sono ancora vittime di discriminazioni, soprattutto se hanno figli. E’ il risultato di un’indagine del settore Giovani dell’Anaao Assomed, l’associazione di medici e dirigenti del Sistema sanitario nazionale.
La ricerca è stata condotta online su oltre mille medici, in gran parte donne. Il sorpasso sui colleghi maschi riguarda solo i numeri: infatti, se sei donna, medico e con figli, il percorso a ostacoli nella professione è assicurato. Se poi sei giovane le difficoltà aumentano, fino al mobbing. Il 94 per cento degli intervistati afferma che il lavoro ha influenzato le proprie scelte di vita. Più di un terzo – ma solo l’11 per cento degli uomini – ha poi affermato di aver avuto meno figli di quel che avrebbe desiderato; mentre il 66 per cento dei rispondenti ha avuto gravi conflitti familiari a causa della professione.
L’essere donne, giovani e con figli sembra una miscela pericolosa: sono queste infatti le figure maggiormente oggetto di mobbing, le più penalizzate nei concorsi e nell’avanzamento di carriera. Il precariato contribuisce pesantemente alla posizione di debolezza delle giovani dottoresse; e il quadro peggiora ulteriormente se si considerano le donne impiegate nelle specialità chirurgiche, dove lo storico atteggiamento discriminatorio nei confronti del genere femminile non sembra ancora superato.
Dalla ricerca emerge infatti che oltre due terzi delle donne medico – l’80 per cento delle intervistate – afferma di essere stata svantaggiata rispetto ai colleghi di sesso maschile, e la percentuale è più elevata in ambito chirurgico (90 per cento); nelle donne sotto i 31 anni la risposta è stata affermativa nell’89 per cento dei casi.
Per il 55,6 per cento delle donne l’aver avuto figli ha influenzato il percorso di carriera professionale. Esperienze di mobbing sono state riferite dal 60 per cento delle donne intervistate, una cifra che sale al 74 per cento in ambito chirurgico, mentre un terzo delle donne ha riferito di aver ricevuto avances. Neppure il part-time sembra essere una soluzione percorribile per conciliare i tempi di vita e di lavoro: dall’indagine infatti è emerso che l’88,6 per cento dei medici, pur avendone necessità, non ne ha fatto richiesta per paura di ripercussioni sulla carriera. Analizzando i dati per fascia di età emerge che i professionisti nella fascia 41-50 anni hanno maggiore necessità di un impiego a tempo ridotto rispetto alla fascia 30-40 anni poiché all’aumentare dell’età, aumenta il carico familiare non solo legato ai figli, ma anche ai genitori.
Alla lista nera dei problemi e delle inefficienze l’indagine contrappone la forte richiesta di politiche a tutela della famiglia: “ampliare l’accesso al part-time, sostituire le assenze per maternità, creare degli asili nido aziendali sono alcune tra le proposte concrete e fattibili che andrebbero recepite con urgenza – scrive il sindacato –. E’ giunto il momento che la sanità abbandoni un modello unicamente maschile e si avvii verso la declinazione di ritmi e organizzazione del lavoro che tenga conto della presenza delle donne”.