Ambiente Imprenditoria

Agromafie, illeciti per oltre 50 miliardi l’anno

Per il presidente della Cia-Agricoltori italiani, Scaravino “serve una ‘rete’ per contrastare la criminalità organizzata”

Sono 240 i reati commessi ogni giorno dalla mafia nei confronti del settore alimentare, praticamente otto ogni ora, per un giro d’affari di oltre 50 miliardi di euro l’anno. Lo rileva la Cia-Agricoltori Italiani, evidenziando che il fenomeno mette sotto scacco oltre 350 mila agricoltori.

Dall’agropirateria alle truffe sulla Pac, dal caporalato al saccheggio del patrimonio boschivo, dall’usura al controllo delle filiere agroalimentari, la criminalità organizzata ‘coltiva’ un business pari a quasi un terzo dell’economia illegale nel Paese.

Il fenomeno, che fino a pochi anni fa era concentrato soprattutto nelle Regioni del Sud, adesso si sta espandendo a macchia d’olio in tutt’Italia. La lista dei reati perpetrati nelle campagne ha un conto pesante: non ci sono solo i 14 miliardi l’anno delle agromafie in senso stretto, vanno aggiunti i 4,5 miliardi calcolati tra furti e rapine; i 3,5 miliardi del racket e i 3 miliardi dell’usura; e ancora, 1,5 miliardi per le truffe all’Unione europea e 1 miliardo solo per la contraffazione alimentare in Italia; 1 miliardo per le macellazioni clandestine e quasi 20 miliardi di euro legati alle ecomafie tra abusivismo edilizio, discariche illegali e incendi boschivi dolosi.

“Attraverso il controllo nelle campagne le mafie cercano di incrementare i propri affari illeciti esercitando il controllo in tutta la filiera agroalimentare, dai campi agli scaffali del supermercato – ha sottolineato il presidente della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scaravino –. Non c’è più in gioco solo il potere su un determinato territorio, la criminalità organizzata vuole far fruttare i patrimoni, introducendosi in quei comparti ‘anticrisi’ che si stanno dimostrando sempre più determinanti per la ripresa dell’economia nazionale, come appunto l’agroalimentare”. Per questo motivo secondo l’associazione serve una sorta di ‘rete’ per contrastare la criminalità organizzata: “bisogna mettere insieme tutte le associazioni di categoria e instaurare un rapporto continuo e costruttivo con le istituzioni, con la magistratura e con le forze dell’ordine”, a cui unire un cambiamento anche di carattere legislativo, “rendendo sempre più veloci ed efficienti le norme per l’assegnazione e il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia”. Solo così, “colpendoli negli interessi economici è possibile debellare questo ‘cancro’ odioso che sta corrodendo sempre di più la nostra economia”.

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