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Rapporto MISE sullo Start-up Act 2016, impatto della Policy e PMI innovative

Stefano Firpo, Direttore generale per la Politica industriale del MISE (Ministero dello Sviluppo economico), il 13 febbraio a Roma presso la sede della Luiss Enlabs ha presentato i risultati del V Rapporto Annuale MISE 2016 sullo Start-up Act italiano: impatto della policy e PMI innovative. Al Rapporto hanno contributo 20 diverse istituzioni dell’ecosistema delle start-up per fare il punto sull’efficacia degli strumenti esistenti per valutare le prospettive future delle start-up.

Un cammino complesso, quello dello Start-up Act 2016, che ha sdoganato due Decreti Legge. Il primo riferito allo start-up italiano nel 2012, con il lancio della policy, il secondo nel 2015 con l’introduzione di alcuni correttivi per affinare il sistema tramite la legge di bilancio del 2017.

La policy mette a disposizione strumenti di semplificazione di varia natura, dalla introduzione della gratuità per la costituzione online della S.r.l che – ricordiamo – può operare come una S.p.A., a tutta la disciplina societaria flessibile che interessa la gestione dei lavoratori.
Numerose le facilitazioni, dagli incentivi fiscali sugli investimenti in equity ai piani di stock option e di equity, per non parlare degli strumenti di finanziamento messi a disposizione come lo Smart&Start.

L’attuale legge di bilancio ha potenziato gli incentivi fiscali, gli investimenti in equity e quelli dedicati alle persone fisiche; infatti l’incentivo fiscale può arrivare al 30% su un investimento di oltre un milione di euro.
Altre misure riguardano il Piano Nazionale Industria 4.0, investimenti in ricerca e sviluppo e macchinari con il super-ammortamento. È stata inoltre rivista tutta la disciplina sull’architettura del consolidato fiscale, che consente alle aziende partecipande di scaricare le perdite fiscali sugli investimenti della start-up. Infine, con la Digital innovation hub e la Cassa Depositi e Prestiti, sono stati introdotti piani di risparmio che consentono di veicolare parte del risparmio privato alle piccole e medie imprese. È stata anche realizzata una vetrina digitale gratuita (#italyFrontiers) per generare una maggiore contaminazione, una sorta di market place delle start-up.
Il credito d’imposta delle start-up che partono da zero e per le società costituende ammonta al 50% circa. Significa che il 50% della spesa in ricerca e sviluppo è detratto in termini di credito d’imposta netto.

Panoramica sulle start-up
Il trend al 31 dicembre 2016 mostra la presenza di 6.745 start-up innovative con una crescita del 12% in sei mesi e un incremento del 112% in due anni.
L’incidenza delle start-up a livello territoriale fotografa una presenza del 30% nel Nord-Ovest, del 55% nel Nord Est, del 21% nel Centro e del 23% nel Mezzogiorno. Milano rimane la prima provincia italiana a superare le 1.040 start-up innovative (il 15% sul totale nazionale), a seguire Roma con 572 (8%) e Torino con 301 (4%).
Il quadro cambia se si analizza l’incidenza relativa sulle società di capitali, infatti in Trentino Alto Adige 10 società di capitali su 1.000 sono start-up innovative mentre nel Lazio solo 2,5 su 1.000. L’influenza delle start-up è ampia, emerge una forte presenza nei settori innovativi ad alto contenuto in ricerca e sviluppo (25%), in produzione software (8%), nel manifatturiero (0,6%), nei servizi (75%) e nell’industria (18%). La forza lavoro ammonta a 26.000 soci lavoratori, di cui 9.000 dipendenti con un totale di 35.000 lavoratori tra soci lavoratori e dipendenti. L’incidenza femminile è simile a quella delle aziende “normali”, mentre la composizione dei giovani è del 38% con almeno un socio under 35, infine si rileva un buon apprezzamento di soci stranieri di circa il 13%.

Chi investe nelle Start-up
La partecipazione è Family & Friends, infatti Il 67% ha come soci persone fisiche ma non mancano esempi di start-up partecipate da persone giuridiche che possiedono una quota di maggioranza (circa 4.000 soci di start-up). Il valore medio delle partecipazioni è contenuto, si attesta intorno ai 32.000 euro per le persone giuridiche e 8.000 euro per le persone fisiche.

Indicatori di performance/tasso di sopravvivenza delle start-up
L’elevata percentuale d’innovatività/rischio dovrebbe tradursi in alti tassi di mortalità. Le evidenze nei primi anni della policy dimostrano esattamente il contrario. Il tasso di sopravvivenza a 3 anni dalla costituzione è pari al 95%. Le possibili spiegazioni dell’alta sopravvivenza è che si adotta una maggiore selezione in entrata, infatti il monitoraggio rileva 208 cessazioni su 6.700.

Quanto investono le start-up
Ciò che distingue le start-up innovative, è l’elevato tasso d’immobilizzazioni, ovvero investimenti in asset materiali (ricerca, brevetti, marchi). Il fatturato, come dato macro, al 31/2/2016 risulta di 600milioni di euro rispetto alla produzione complessiva. Meno di 300 start-up fatturano più di 500mila euro, e il 42% chiude il bilancio con un utile netto in crescita. Le evidenze dei dati inducono a pensare che le start-up ad alto valore innovativo facciano ancora fatica ad affermarsi sul mercato, in pratica un go to market lento e difficile.

Quanto scalano le start-up
Una volta costituite, le start-up sono state monitorate a distanza di due anni. Analizzando i bilanci al 2016, si è visto che parte delle start-up rimane con un fatturato al di sotto dei 100mila euro, una fetta significativa, oltre il 40%, fattura più di 100mila euro e il 9% più di 500mila euro.
Le start-up costituite a dicembre 2016 mostrano dinamiche di crescita positive e una volta che cessano di essere start-up, 4 anni dopo la costituzione, si trasformano in PMI. Le PMI innovative a giugno del 2016 erano 204, a febbraio dello stesso anno 434 pari a una crescita del 113% localizzate principalmente nel Nord-Ovest d’Italia (108 solo in Lombardia).

Modalità di costituzione online
Sono 180 le start-up che hanno utilizzato la modalità online, 225 le procedure avviate e complessivamente 400 le richieste di assistenza specialistica, ovvero richiesta di un servizio offerto gratuitamente dalle CCIAA con Infocamere. Il risparmio è di circa 2.000 euro a impresa sugli atti di costituzione (esonero dagli oneri notarili, imposte di bollo e registro).

Le start-up e il Fondo di Garanzia per le PMI
Le start-up hanno accesso gratuito al Fondo Centrale e il totale dei finanziamenti erogati ammontano a 357 milioni di euro al 31/12/2016. Le start-up innovative che hanno ottenuto un finanziamento con garanzia del FGPMI (Fondo di garanzia per le PMI) sono circa 1.100. Dei prestiti erogati con garanzia alle 1.600 PMI, il 90% rispettano il regolare ammortamento, il 9% ha restituito il prestito e solo lo 0,5% risulta in sofferenza. Il valore medio del finanziamento è circa 13mila euro e la maggioranza viene erogata in Lombardia, Romagna, Veneto e Piemonte, mentre il Sud ha ancora qualche difficoltà a utilizzare lo strumento del Fondo di garanzia.

Incentivi agli investimenti in equity
Nel 2014, 514 start-up hanno ottenuto un investimento agevolato diretto o indiretto da persone fisiche e 187 da persone giuridiche con un totale di investimenti agevolati a persone fisiche pari a 33mld di euro e a persone giuridiche pari a 18mld di euro. Le detrazioni IRPEF in totale hanno raggiunto i 6.6mld di euro, mentre 3.6mld euro riguardano le deduzioni IRES su 256 persone giuridiche.

Equity crowdfunding
Uno degli strumenti più utilizzati per raccogliere capitali è l’equity crowdfunding. Recentemente la legge di bilancio ha esteso questo strumento alle piccole e medie imprese. 78 le campagne avviate, 32 chiuse con successo ma con una raccolta di capitale modesta, meno di 8 milioni di euro.
Per gli imprenditori stranieri esiste il programma Italia Start-up Visa, che semplifica l’iter standard per la concessione dei visti di ingresso per lavoro autonomo, a beneficio di cittadini non UE che intendono avviare una start-up innovativa nel nostro Paese. Obiettivo dello strumento è attrarre cervelli, sviluppare innovazione e favorire la nascita di nuove imprese. Attualmente sono presenti 161 candidature, di cui 105 accettate, 46 respinte e il visto è concesso in 30 giorni. I Paesi che si candidano maggiormente sono i Russi, Cinesi e statunitensi.

Venture capital in Italia
In Italia è necessaria una maggiore contaminazione fra imprese e mondo della open innovation. Poche le start-up che nel 2016 hanno ottenuto investimenti per oltre 5 milioni di euro, ma persiste un problema di domanda d’innovazione da parte delle grandi aziende e della pubblica amministrazione. Le stime parlano di almeno 5.000 start-up che potrebbero beneficiare della policy. Il ritardo si concentra nelle PMI innovative dove esiste un potenziale di almeno 25.000 PMI.
Quanto alla comunicazione, un cospicuo numero di start-up vengono a conoscenza degli strumenti della policy attraverso canali tradizionali o dai media online. Tutto il mondo intermedio, dagli incubatori alle associazioni, alle Università, fanno fatica a promuovere la policy.

Al termine della conferenza, Carlo Mammola, AD del Fondo Italiano d’Investimento, Salvo Mizzi AD di Invitalia Ventures, Ernesto Ciorra, Direttore Funzione Innovazione e Sostenibilità di Enel, Marco Trombetti AD di Translated Pi Campus e Stefano Firpo, DG per la Politica Industriale MISE esprimono delle considerazioni sulla capacità per l’Italia di attrarre capitali e nuovi talenti.

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