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Donne al Lavoro, la scelta di fare impresa

foto-Donne al Lavoro, la scelta di fare impresa focus Censis sull’imprenditoria femminile

Focus Censis sull’imprenditoria femminile: i risultati mostrano un Paese dove le donne sono il nuovo traino dell’economia

Presentata a Roma la ricerca, commissionata al Censis da Confcooperative, che analizza la partecipazione femminile al fare impresa, mettendo in luce la trasformazione del lavoro imprenditoriale tra il 2004 e il 2017, con attenzione particolare ai cambiamenti dell’ultimo triennio.
Ad illustrare i risultati del focus, a Palazzo della Cooperazione, Andrea Toma, ricercatore del Censis, Maurizio Gardini, Presidente di Confocooperative e Anna Manca, coordinatrice nazionale della Commissione Donne Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative, guidati negli interventi dalla giornalista Ida Baldi (RaiNews24).

Lo scenario su cui spazia la ricerca è quello di una crisi economica reale che in Italia ha avuto degli effetti sorprendenti sia sulla capacità che sulla volontà di fare impresa e nei quali è possibile identificare una forte componente di genere.
Le donne hanno saputo reagire meglio alla crisi, andandosi a reinventare e mettere in gioco nel lavoro in proprio, anche in settori non tradizionali nell’immaginario dell’imprenditoria rosa ed in quelli maggiormente all’avanguardia tecnologica e dei servizi, mostrando un’importante capacità di adattamento all’innovazione della domanda.
Non solo, laddove la crisi si è manifestata in modo più importante, come nel Sud del nostro Paese, la donna ha incarnato il traino dell’economia dando vita a start-up che hanno permesso di contrastare l’alto tasso di disoccupazione alimentato dalla difficoltà di accesso al lavoro dipendente.
Tra gli startupper le donne rappresentano il 46,7% nella fascia fino a 36 anni, contro il 36,4% degli uomini.
Come ha sottolineato Andrea Toma, le donne hanno anticipato la ripresa in quanto si riqualificano più velocemente ed hanno meno timore di investire degli uomini. Non meno importante è la componente di formazione, che ha visto aumentare le donne laureate occupate tra il 2004 ed il 2017 dal 48,8% al 54,3% mentre ha visto decrescere gli uomini dal 51,2% al 45,7%.

Dal 2007 al 2016 le donne imprenditrici sono divenute 51 mila contro i 184 mila imprenditori uomini, con un trend che mostra un balzo positivo nel 2015 (da 42 mila imprenditrici del 2014 a 48 mila del 2015), rispetto agli uomini che invece decrescono (da 175 mila del 2014 a 171 mila del 2015). Dati che si vanno a consolidare nel 2016, quando le donne arrivano al dato di 51 mila ed anche gli uomini tornano a crescere ma con ritardo rispetto alla controparte, attestandosi sui 184 mila.
Inoltre su un totale di 6 milioni e 74 mila imprese registrate, quelle a conduzione femminile sono il 21,8%, cresciute dell’1,5% tra il 2014 ed il 2016, contro il tasso di crescita di tutto il sistema imprenditoriale che è stato dello 0,5%.
I settori in cui le imprese femminili hanno avuto maggiore espansione, tra il 2014 ed il 2016, sono quelli legati a made in Italy, moda, turismo e agroalimentare, ma sono i dati dei settori non tradizionali a destare il maggior ottimismo: +2,6% di partecipazione femminile nei settori energia e costruzioni.
A livello regionale il maggior incremento di imprese rosa si è avuto in Calabria e nel Lazio (+3,1%) con una distribuzione complessiva di incremento così configurata: Centro Italia + 2,0%, Sud +1,8%, Nord +1%.
È Maurizio Gardini ad illustrare le motivazioni di fondo per cui le donne hanno avuto più successo in un momento di negatività per la nostra economia: “hanno avuto il coraggio di trasformare fattori di svantaggio, tra pregiudizi e retaggi culturali, in elementi di competitività, riuscendo ad anticipare i fattori di novità del mercato”. L’espressione migliore di questi fattori femminili di ripresa si hanno nella forma cooperativa e Gardini ha infatti precisato che una cooperativa su tre è a guida femminile, è donna il 58% degli occupati e la governance rosa si attesta al 26%. Le donne hanno trovato nelle cooperative le imprese che più si prestano ad essere ascensore sociale ed economico, coniugando meglio di altre vita e lavoro. La conciliazione resta il prerequisito per accrescere la presenza delle donne nelle imprese e nel mondo del lavoro.
Proprio di quest’ultimo aspetto ha parlato Anna Manca, individuando come cardine per il buon funzionamento ed il successo della cooperazione il mettere al centro la persona, garantendo occupazione, inclusione e rispetto dell’alternanza lavoro/famiglia. Elementi questi che non sono solo a vantaggio della donna, ma di tutti i lavoratori, che in un ambiente dove regni un maggior benessere nelle condizioni di lavoro sono più partecipi e produttivi.
I risultati della ricerca mostrano come le imprese femminile siano maggiormente in grado di affrontare la crisi, ma non prescindono, come fatto rilevare anche da Gardini, Toma e Manca, da politiche che favoriscano l’impresa e la conciliazione lavoro/famiglia. Accesso al credito, diritto al credito, politica delle garanzie e promozione del lavoro part-time e della flessibilità sono punti di Welfare su cui fare ancora uno sforzo.
Puntare sul welfare, sugli investimenti e sul sostegno alla produttività si mostra la strada maestra, ha dichiarato Gardini, per rimettere in modo il Paese e rilanciare in generale lo sviluppo delle attività economiche.

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