Dietro ad una crisi si nasconde un’opportunità, specialmente se si hanno tenacia e forza di volontà
Nelle Marche e in particolar modo nelle zone colpite dal sisma, è boom per nuove imprese agricole giovanili. Un fenomeno che fa notizia e finalmente, dopo mesi di tragedia e distruzione, dalle macerie nasce la speranza di un futuro migliore. Tra i giovani marchigiani c’è la voglia di ripartire e di riscattarsi puntando sull’amore per il proprio territorio.
Secondo dati Infocamere elaborati da Coldiretti Marche, questo boom ha visto la nascita di 295 nuove aziende occupate tra coltivazioni, allevamenti e acquacoltura. In totale, nelle Marche, ci sono 1471 imprese dirette da under 35.
Il dato che balza più agli occhi è che tra le nuove nate quasi il 60% ha visto la luce nelle province di Macerata, Fermo e Ascoli, le più colpite dal terremoto. Proprio la provincia maceratese, con 91 imprese di nuova iscrizione e 11 cessazioni nel corso del 2017, si conferma l’area marchigiana preferita dai giovani imprenditori agricoli con 416 aziende. Al secondo posto figura Ancona (358 aziende totali). Poi Pesaro Urbino (310), Ascoli Piceno (214) e Fermo (173).
I frutti della terra non tradiscono le aspettative.
Come spiega questo fenomeno? Lo abbiamo chiesto a Francesca Gironi, Presidente Coldiretti Donne
Le motivazioni dei giovani risiedono nella volontà di non abbandonare il proprio territorio, il modello agricolo imprenditoriale di Coldiretti è una grande opportunità di rilancio per l’economia, per i territori delle aree interne.
Attaccamento alle radici. Amore e fiducia verso i prodotti della propria terra. Valori che sembrerebbero perduti ma che invece nelle Marche sono ancora vivi e produttivi. L’Humus familiare fa la differenza?
Sicuramente. Le relazioni familiari sono valori chiave dei Millennials. Soprattutto nelle Marche, la famiglia e la famiglia agricola è motore di sviluppo produttivo ed economico. Molti giovani sono attenti ai valori delle tradizioni e della sostenibilità che si riflettono sull’alimentazione, l’ambiente ma anche il tempo da dedicare a sé stessi. Concetti che si allineano alla situazione marchigiana e al lavoro nel settore agricolo.
Cosa fanno le Istituzioni al riguardo?
Con le Istituzioni c’è un dialogo costante ma c’è ancora tanto da fare. Coldiretti da anni preferisce proposte concrete e a costo zero per le casse pubbliche a una protesta sterile. Siamo agricoltori, siamo imprenditori, siamo pratici. Penso ai 100 giorni annui che gli agricoltori perdono dietro la burocrazia. Occorre snellire. Chiediamo alla Regione Marche, ad esempio, di mantenere compiti di indirizzo e di controllo delegando le istruttorie a centri riconosciuti. Sempre le Istituzioni dovrebbero fare da cabina di regia di tutti quei servizi che l’azienda agricola può svolgere: la pulizia delle strade dalla neve è già una realtà ma pensate quanto si potrebbe fare con la manutenzione del verde pubblico, dei corsi d’acqua. O con gli agrinido e i progetti di longevità attiva.
Quante donne tra le giovani realtà imprenditoriali si contano?
Quasi l’80% delle imprenditrici marchigiane nel settore dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca e dell’acquacoltura è in Coldiretti. Le giovani under 40 associate con noi sono un agguerrito 4% che però negli anni si sta facendo notare per competenza e capacità. Basti pensare alla presidente di Giovani Imprese Coldiretti Marche, la 27enne Alba Alessandri che porta avanti un allevamento di galline ovaiole in provincia di Macerata
Il futuro nelle Marche è agricolo?
Il futuro di tutta Italia è agricolo. Inteso, però, come il modello che Coldiretti veicola da tempo. Un’attenzione al cibo, alla trasparenza nei confronti del consumatore finale, alla conservazione dell’ambiente. Un modello vincente che non può essere delocalizzato e che consente alla nostra regione e al nostro Paese in generale, attraverso la qualità, di dare opportunità alle imprese di stare sul mercato senza temere rivali.