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Salute: presentato al Welfare day 2018 il rapporto Censis-RBM

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Spese personali sempre più alte, necessità di spostarsi per farsi curare. 7 milioni di italiani nell’ultimo anno si sono indebitati per pagarsi le cure. Oltre 2 milioni gli italiani costretti a vendersi casa per affrontare le spese mediche. Cresce il rancore per il Servizio sanitario nazionale

Presentato il 6 giugno a Roma, in occasione del Welfare Day 2018, il Rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute i cui risultati mostrano una difficoltà crescente della popolazione italiana per quanto riguarda l’aspetto spese di cura. La salute degli italiani ha un costo che, secondo il comune sentire, dovrebbe essere a carico dello Stato ma che in realtà molto spesso i cittadini sono costretti ad affrontare personalmente. Ciò fa crescere negli italiani una sorta di rancore inespresso nei confronti dell’Amministrazione pubblica che si occupa del Servizio sanitario nazionale.

Sono le cifre, come sempre, a parlare chiaro: oggigiorno gli italiano spendono per la sanità, di tasca propria, ben 40 miliardi di euro. Negli ultimi 4 anni (dal 2013 al 2017) questa cifra è salita quasi del 10%. E naturalmente pesa di più per le famiglie a basso reddito: la tredicesima di un operaio se ne va tutta in cure sanitarie per sé e i familiari.

Gli italiani sono insoddisfatti anche perché i centri di cura di eccellenza o quelli per alcune malattie specifiche, non si trovano ovunque in Italia e costringono migliaia di famiglie ogni anno a spostarsi per raggiungerli allo scopo di potersi curare: ora sono 13 milioni gli italiani che dicono basta alla mobilità sanitaria fuori regione («ognuno si curi a casa propria»).

Sale anche il rancore nei confronti di chi vive male, ovvero chi adotta stili di vita nocivi (ad esempio obesi e fumatori) in quanto sono questi ultimi, ammalandosi più spesso e potendolo evitare – o almeno limitare – semplicemente con la forza di volontà, a sfruttare le risorse della pubblica sanità. Così ben 21 milioni ritengono giusto limitare le risorse pubbliche per le persone con stili di vita nocivi.

E io pago. Tutte le cifre della spesa sanitaria

La spesa sanitaria privata degli italiani arriverà a fine anno al valore record di 40 miliardi di euro (era di 37,3 miliardi lo scorso anno). Nel periodo 2013-2017 è aumentata del 9,6% in termini reali, molto più dei consumi complessivi (+5,3%). Nell’ultimo anno sono stati 44 milioni gli italiani che hanno speso soldi di tasca propria per pagare prestazioni sanitarie per intero o in parte con il ticket.

La spesa sanitaria privata pesa di più sui budget delle famiglie più deboli, che risparmiano sui consumi ma sono costrette ad affrontare i costi per la salute. Se nel periodo 2014-2016 infatti i consumi delle famiglie operaie sono rimasti fermi (+0,1%), le spese sanitarie private sono aumentate del 6,4% (in media 86 euro in più nell’ultimo anno per famiglia).
Viceversa per gli imprenditori c’è stato un forte incremento dei consumi (+6%) ma una crescita della spesa sanitaria privata inferiore (“solo” +4,5%: in media 80 euro in più nell’ultimo anno).
Gli operai spendono in cure sanitarie familiari l’intera tredicesima, quasi 1.100 euro all’anno. Per 7 famiglie a basso reddito su 10 la spesa privata per la salute incide pesantemente sulle risorse familiari.

A milioni gli italiani costretti a vendere casa per pagarsi le cure mediche

E purtroppo c’è chi non ce la fa, con il proprio reddito, a sostenere le spese per le cure necessarie ed è costretto addirittura a indebitarsi. E non si tratta di poche persone ma di ben 7 milioni di italiani. Nell’ultimo anno, per pagare le spese per la salute, è questo il numero degli italiani che si è indebitato. E anche fortemente: 2,8 milioni hanno dovuto usare il ricavato della vendita di una casa o svincolare risparmi.

Solo il 41% degli italiani copre le spese sanitarie esclusivamente con il proprio reddito: il 23,3% deve integrarlo attingendo ai risparmi, mentre il 35,6% deve usare i risparmi o fare debiti (in questo caso la percentuale sale al 41% tra le famiglie a basso reddito).

Il 47% degli italiani taglia le altre spese per pagarsi la sanità (e la quota sale al 51% tra le famiglie meno abbienti).
In sintesi: meno guadagni, più devi trovare soldi aggiuntivi al reddito per pagare la sanità di cui hai bisogno.

Sì ma quanto pago?

“Sono 150 milioni le prestazioni sanitarie pagate di tasca propria dagli italiani. Nella top five delle cure, 7 cittadini su 10 hanno acquistato farmaci (per una spesa complessiva di 17 miliardi di euro), 6 cittadini su 10 visite specialistiche (per 7,5 miliardi), 4 su 10 prestazioni odontoiatriche (per 8 miliardi), 5 su 10 prestazioni diagnostiche e analisi di laboratorio (per 3,8 miliardi) e 1 su 10 protesi e presidi (per quasi 1 miliardo), con un esborso medio di 655 euro per cittadino” ha specificato Marco Vecchietti, Amministratore delegato di Rbm Assicurazione Salute. “La salute è da sempre uno dei beni di maggiore importanza per tutti i cittadini, ma in questi anni non è mai stata al centro dell’agenda politica. La spesa sanitaria di tasca propria è la più grande forma di disuguaglianza in sanità, perché colpisce in particolar modo i redditi più bassi, le Regioni con situazioni economiche più critiche, i cittadini più fragili e gli anziani. Questa situazione può essere contrastata solo restituendo una dimensione sociale alla spesa sanitaria privata attraverso una intermediazione strutturata da parte del settore assicurativo e dei fondi sanitari integrativi. Bisogna superare posizioni di retroguardia e attivare subito, come già avvenuto in tutti gli altri grandi Paesi europei, un secondo pilastro anche in sanità che renda disponibile su base universale – quindi a tutti i cittadini – le soluzioni che attualmente molte aziende riservano ai propri dipendenti. In questo modo si potrebbe dimezzare il costo delle cure che oggi schiaccia i redditi familiari, con un risparmio per ciascun cittadino di circa 340 euro all’anno. I soldi per farlo già ci sono, basterebbe recuperarli dalle detrazioni sanitarie che favoriscono solo i redditi più elevati e promuovono il consumismo sanitario. Ci dichiariamo sin d’ora disponibili ad illustrare al nuovo governo la nostra proposta, che può assicurare oltre 20 miliardi di risorse da investire sulla salute di tutti” ha concluso Vecchietti.

La percezione di una sanità ingiusta

Il 68% degli occupati ha dovuto assentarsi dal lavoro per recarsi presso strutture sanitarie pubbliche per se stessi o per i propri familiari, perché erano chiuse in orari non lavorativi. E non mancano i furbi: 12 milioni di italiani hanno saltato le lunghe liste d’attesa nel Servizio sanitario grazie a conoscenze e raccomandazioni.
Ormai il 54,7% degli italiani è convinto che non si hanno più opportunità di diagnosi e cura uguali per tutti.
Sono questi i contorni di una sanità che chiede un surplus di sacrifici alle persone con redditi bassi e ai lavoratori, e premia i furbi: ecco l’origine del rancore per la sanità.

“Ognuno si curi a casa propria” è una delle reazioni alla sanità percepita come ingiusta, il sintomo del rancore di chi vuole escludere e punire gli altri per non vedersi sottrarre risorse pubbliche per sé e i propri familiari. Sono 13 milioni gli italiani che dicono stop alla mobilità sanitaria fuori regione. E in 21 milioni ritengono giusto penalizzare con tasse aggiuntive o limitazioni nell’accesso alle cure del Servizio sanitario le persone che compromettono la propria salute a causa di stili di vita nocivi, come i fumatori, gli alcolisti, i tossicodipendenti e gli obesi.

Monta il rancore verso il Servizio sanitario e la politica

Il 37,8% degli italiani prova rabbia verso il Servizio sanitario a causa delle liste d’attese troppo lunghe o i casi di malasanità. Il 26,8% è critico perché, oltre alle tasse, bisogna pagare di tasca propria troppe prestazioni e perché le strutture non sempre funzionano come dovrebbero. Il 17,3% prova invece un senso di protezione e di fronte al rischio di ammalarsi pensa: “meno male che il Servizio sanitario esiste”.
L’11,3% prova un sentimento di orgoglio, perché la sanità italiana è tra le migliori al mondo.
I più arrabbiati verso il Servizio sanitario sono le persone con redditi bassi (43,3%) e i residenti al Sud (45,5%). Ma per un miglioramento della sanità il 63% degli italiani non si attende nulla dalla politica in quanto, per il 47%, i politici hanno fatto troppe promesse e lanciato poche idee valide, per il 24,5% non hanno più le competenze e le capacità di un tempo.

Al Welfare Day 2018 sono intervenuti, oltre Marco Vecchietti ed altri, Roberto Favaretto, presidente di Previmedical, Giuseppe De Rita e Francesco Maietta, rispettivamente presidente e responsabile dell’Area Politiche sociali del Censis.

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