Ricerca condotta dal CERIF dell’Università cattolica di Milano in occasione del lancio della IX edizione del Premio diretto alle imprese familiari
In Italia due imprese familiari su tre affrontano il passaggio generazionale. Il Centro di Ricerca sulle Imprese di Famiglia (CERIF) dell’Università Cattolica di Milano, in occasione del lancio della IX edizione del premio “Di padre in figlio” (o, perché no, sottolineiamo noi, di madre in figlia) presenta un’analisi di 62 aziende, per i due terzi con fatturato al di sotto dei 15 milioni di euro, nella quasi totalità SpA (35%) o Srl (60%), e concentrate in prevalenza nei settori della meccanica (28%), della chimica (19%), dell’abbigliamento (14%) e dell’edilizia (9%). Due terzi delle imprese esaminate stanno affrontando il passaggio generazionale o si apprestano a farlo e la ricerca evidenzia le principali criticità che stanno incontrando.
I risultati della ricerca del CERIF
Oltre metà delle aziende analizzate avverte il rischio connesso alla perdita delle capacità e delle competenze del fondatore e di altre persone chiave, così come la difficoltà a rinnovare una formula imprenditoriale che sino a quel momento ha garantito il successo.
Durante il passaggio del testimone, è comune imbattersi in una riduzione della redditività (nel 64% dei casi) e nella percezione di svariate criticità. Conflitti familiari, incapacità degli eredi e mancanza di leadership sono altri fattori che possono compromettere il buon esito del processo.
Se ben gestito però, il passaggio generazionale può diventare la chiave del successo imprenditoriale di molte realtà che siano in grado di trasformare il rischio in opportunità. Lo testimoniano i vincitori del premio “Di padre in figlio – Il gusto di fare impresa”, un riconoscimento teso a far risaltare proprio quegli imprenditori (o imprenditrici) che hanno avuto la forza e la capacità di proseguire e valorizzare il lavoro dei propri genitori nel momento in cui sono subentrati loro alla guida dell’azienda, garantendone la continuità del successo.
“Ringiovanire” l’azienda
I rischi e le difficoltà nel passaggio generazionale non mancano, tuttavia il rinnovamento è inevitabile e può essere utile per affrontare meglio le sfide di un contesto economico in rapida e continua evoluzione. Basti pensare che, come evidenzia la ricerca, le aziende guidate da imprenditori ultra settantenni mostrano regolarmente risultati peggiori rispetto alle concorrenti guidate da giovani e il 57% delle imprese esaminate non è ancora riuscito ad internazionalizzarsi. Un management più avvezzo ad operare su mercati globalizzati può consentire quel salto di qualità che ancora manca, così come altrettanto fondamentali risultano la capacità di sviluppare ed estendere soluzioni digitali e gli ammodernamenti e le innovazioni.
Il premio “Di padre in figlio”
Il premio è promosso dallo stesso CERIF dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con il sostegno di Credit Suisse e KPMG, main sponsor della competizione, il contributo di Loconte & Partners, Lombard International Assurance e Mandarin Capital Partners e il patrocinio di Confimi Industria. Si rivolge ad imprese familiari almeno alla seconda generazione, con fatturato superiore ai 10 milioni di euro e sede legale in Italia. La partecipazione è libera e gratuita e la scheda di adesione è disponibile sul sito www.premiodipadreinfiglio.it. Termine ultimo per l’iscrizione è il 31 luglio 2019.
I premiati dell’edizione 2018
L’edizione del 2018 è stata vinta da Donnafugata, azienda vitivinicola siciliana fondata nel 1851 la cui produzione è apprezzata ed esportata in tutto il mondo. Riconoscimenti speciali sono stati invece assegnati a Cavanna (Innovazione), Molino Rossetto (Storia e Tradizione), M.E. Marittima Emiliana (Donne al comando), Mantero Seta (Internalizzazione), Diemme Industria Caffè Torrefatti (Piccole imprese), Globalpesca (Fratelli al comando), Idea (Giovani imprenditori), Fratelli Polli (Apertura di capitale).
I commenti alla ricerca
Secondo Credit Suisse, uno dei main sponsor del premio, tra le maggiori criticità che le imprese incontrano nel passaggio generazionale c’è la difficoltà di attrarre persone chiave ma un buon passaggio generazionale supera questa criticità in quanto questo successo non è mai frutto del caso e dell’improvvisazione: la gradualità, la preparazione nel tempo e un partner al fianco di questo processo sono senz’altro armi vincenti. “In queste fasi i ruoli della famiglia si avvicendano e anche il patrimonio complessivo vive una nuova fase di discontinuità: il passaggio virtuoso è quello che crea un nuovo equilibrio tra i soggetti che partecipano direttamente o indirettamente alla vita dell’impresa e spesso tutto il patrimonio di famiglia viene coinvolto. Infatti, le fasi della vita e le connesse esigenze dei singoli membri richiedono un adattamento della complessiva struttura del patrimonio e degli investimenti e per questo è importante che l’esperienza e la capacità di pianificazione della banca di riferimento accompagnino questi passaggi delicati”.
Secondo Silvia Rimoldi, responsabile del centro di eccellenza family business KPMG (altro main sponsor del premio), “la maggior parte delle famiglie vorrebbe che l’impresa familiare passasse alle nuove generazioni, ma la transizione può rivelarsi fonte di attriti ed incomprensioni. Spesso i fondatori mantengono un ruolo attivo nell’impresa ben oltre l’età pensionabile (molti continuano a lavorare anche superati i 70 anni) e, quindi, le imprese familiari devono gestire la convivenza di più generazioni che lavorano contemporaneamente all’interno dell’azienda per un lungo periodo di tempo. Un passaggio di consegne graduale consente alla nuova generazione di collaborare diversi anni con la generazione precedente prima che la transizione sia completata. La pianificazione è fondamentale per garantire la continuità del business e per introdurre man mano ogni cambiamento necessario”.