Diritti Lavoro

Intervista alla presidente dei Consulenti del Lavoro

Un’intervista esclusiva a Marina Calderone, presidente dei Consulenti del Lavoro, per far luce sulla situazione attuale di tutta la forza lavoro del nostro Paese, imprenditori e imprenditrici compresi

La presidente dei Consulenti del Lavoro, Marina Elvira Calderone, prima di rispondere alle nostre domande ha voluto sottolineare che “Il Paese è in seria difficoltà e serve un piano che metta al sicuro il tessuto produttivo”.

L’emergenza sanitaria richiederà ingenti finanziamenti a sostegno delle famiglie e delle imprese. Quali sono i lavoratori che oggi necessitano di essere tutelati?
Certamente l’attenzione dovrà essere rivolta ai soggetti più deboli a rischio povertà e a quella vasta platea di lavoratori a reddito medio-basso, per la quale l’assenza di reddito anche per un solo mese può determinare una situazione di grave disagio. Lavoratori autonomi, occasionali, precari, partite iva, piccoli imprenditori, ovvero tutto il variegato mondo del lavoro non dipendente che, con la chiusura di tante attività (dal turismo al mondo dello spettacolo, dalla ristorazione ai servizi di cura alla persona) sono stati maggiormente penalizzati. L’emergenza sanitaria ha, fra le altre cose, causato per 3,7 milioni di lavoratori il venir meno dell’unica fonte di reddito familiare. Tra i profili sociali in bilico ci sono i giovani e le donne che, per via di stipendi più bassi, hanno una disponibilità di risparmio inferiore da poter utilizzare in questa fase emergenziale. Da un punto di vista territoriale è al Sud che si ha la maggiore concentrazione di disagio con una incidenza, tra i lavoratori dipendenti temporaneamente senza lavoro, dei monoreddito, pari al 49,6%.

Il Governo ad aprile avrebbe dovuto erogare la cassa integrazione per i lavoratori sospesi dalle attività. È soddisfatta delle misure adottate e qual è stata l’attività dei Consulenti del Lavoro a riguardo?
Non possiamo dirci soddisfatti perché avevamo purtroppo previsto l’impossibilità per milioni di lavoratori italiani di ricevere gli importi maturati per la cassa integrazione in tempi brevi. Questo perché la complessità delle procedure in vigore non lo permettono tecnicamente. I Consulenti del Lavoro stanno lavorando con strumenti ordinari senza alcuna sosta per affrontare una emergenza senza precedenti sul piano sanitario ed economico, destinata a protrarsi ancora per settimane.

Lei ha affermato che il ruolo dei Consulenti del Lavoro è suggerire soluzioni semplici per fronteggiare problemi complessi. Può spiegare quali proposte avete avanzato?
Nel documento presentato dai Consulenti del Lavoro in Commissione Bilancio del Senato, dove è partito l’iter di conversione in legge del D.L. n. 18/2020 “Cura Italia”, abbiamo formulato una serie di proposte di modifica al decreto per mettere in circolo in tempi brevi la liquidità necessaria e per semplificare le procedure. Siamo sempre stati convinti che in un momento straordinario servono interventi altrettanto straordinari. La proposta di istituire un ammortizzatore sociale unico ne è solo un esempio.

Cosa prevede l’ammortizzatore sociale unico e chi ne beneficia?
Un solo ammortizzatore sociale emergenziale vorrebbe dire gestire con una sola procedura e con un solo fondo tutte le domande di sostegno economico rendendo più celeri i pagamenti a vantaggio di tutti. Oggi invece abbiamo procedure, enti di riferimento, tempistiche e dotazioni diverse per territorio e tipologia di lavoratori.

 

Quale è stato il ruolo delle professioni ordinistiche in questa emergenza?
Le professioni ordinistiche italiane hanno affrontato in maniera unitaria questa grave emergenza sanitaria. Sfruttando le competenze multidisciplinari delle professioni aderenti e interpretando al meglio il ruolo sussidiario assegnatoci dall’ordinamento italiano, stiamo elaborando un “Manifesto delle professioni” per la ripartenza economica da presentare al Governo. Un documento operativo contenente proposte, suggerimenti, indicazioni, sollecitazioni per sostenere le attività produttive e i 2,3 milioni di professionisti italiani.

In assenza di liquidità delle attività produttive, può descrivere i problemi che l’Italia sarà costretta ad affrontare all’indomani dell’apertura?
I problemi saranno molteplici e differenziati per settore. In generale, senza liquidità gli imprenditori non potranno pagare i fornitori, i lavoratori e le imposte allo Stato. Quindi, il rischio maggiore è quello di innestare una spirale negativa che ci esponga ad una recessione economica molto pericolosa. Lo Stato può evitare questo rischio.

L’attuale decreto liquidità è sufficiente a dare una iniezione di fiducia alle imprese?
Rappresenta certamente un passo in avanti. Tanti imprenditori oggi non hanno più la forza di ricominciare e c’è bisogno di intervenire con risorse finanziarie liquide, esigibili, immediate che possano rinvigorire il sistema e aiutare le imprese. I Consulenti del Lavoro stanno accompagnando le imprese a comprendere in che modo utilizzare queste fasi difficili per poter ripartire. Anche per gli interventi previsti dal decreto liquidità ci sono alcune procedure da semplificare. Snellire la burocrazia ed eliminare inutili adempimenti che oggi sono necessari per ottenere quello di cui imprese e lavoratori hanno bisogno è davvero necessario.

A più di un mese dal lockdown, oltre tre milioni di persone sono in povertà. Lavoratori dipendenti, artigiani, commercianti e imprenditori riceveranno a maggio un reddito di sostegno. Secondo lei questi sussidi sono sufficienti o servirebbe un contributo diverso per evitare che i poveri aumentino?
Dai nostri studi emerge che i provvedimenti adottati a tutela della salute pubblica hanno esposto a maggiore rischio proprio i lavoratori meno qualificati e a più basso reddito, che avrebbero invece avuto bisogno di più tutele. Si pensi alla chiusura dei comparti manifatturieri, al lavoro artigiano e operaio, all’edilizia o al commercio. Al contrario coloro che hanno potuto contare sulla continuità lavorativa tramite smart working sono stati soprattutto i lavoratori della conoscenza, che vantano titoli di studio e redditi più elevati. La situazione è preoccupante proprio per questo motivo. Si sta amplificando il disagio sociale in quei segmenti socio-territoriali che già si trovano in condizioni economiche molto precarie. Il sussidio di sostegno al reddito per questi lavoratori è certamente d’aiuto, ma al momento si tratta di una misura provvisoria. Così come sono stati tutelati i lavoratori è giusto porre maggiore attenzione alle imprese con delle misure di sostegno a fondo perduto. È vero che è stata messa a disposizione nuova liquidità con apposito provvedimento e garanzia da parte dello Staro, ma le aziende comunque dovranno restituire questi prestiti alle banche. In un’economia che non riparte, stiamo semplicemente spostando in avanti il rischio chiusura di molte attività con inevitabili conseguenze anche sui lavoratori. Per cui è opportuno avere già oggi un piano che metta al sicuro il tessuto produttivo.

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