Pari opportunità Società

Cabina di regia per il Recovery plan, nessuna donna

Stati Generali delle Donne e Alleanza delle Donne esprimono delusione per la mancanza del contributo femminile nella stesura del Recovery Plan

In un comunicato che riportiamo Stati Generali delle Donne e Alleanza delle Donne esprimono la propria profonda delusione sulle scelte del Governo: gli “Uomini del Palazzo” stanno scrivendo in solitaria il Recovery Plan e le donne non ci sono nella Cabina di Regia. Delusione anche per la esiguità dei fondi destinati alla parità di genere.

Un Recovery Plan maschile
Per programmare come spendere i 209 miliardi complessivi in arrivo da Bruxelles con il Recovery Fund, le donne sono ancora una volta fuori dai luoghi decisionali. Questa la denuncia delle due organizzazioni maggiormente rappresentative della voce femminile in Italia. Nella nota che ci hanno inviato si legge infatti: “Alla parità di genere e alla coesione sono destinati solo 17,1 miliardi di euro così suddivisi:
– inclusione sociale, sport e terzo settore: 5,9 miliardi
– parità di genere: 4,2 miliardi
– coesione territoriale: 3,8 miliardi
– giovani e lavoro: 3,2 miliardi.
“4,2 miliardi è una cifra irrisoria per la parità di genere” denuncia Isa Maggi, la coordinatrice nazionale degli Stati Generali delle Donne, “e non c’è un piano per le infrastrutture sociali” che dovrebbero essere di supporto alle lavoratrici.

Le rimostranze delle organizzazioni femminili sul Recovery Plan
Dossier documentati, frutto di analisi e studi di fattibilità in linea con i criteri di attribuzione dei fondi del Recovery Fund, sono stati prodotti e consegnati al Governo ma nessuna considerazione è stata data ai contenuti espressi. Tali reiterate scelte da parte del Governo – si legge nel comunicato degli Stati Generali delle Donne e dell’Alleanza delle Donne – dimostrano nei fatti, al di là delle parole, la sottovalutazione del ruolo delle donne nella società e nella ripresa economica e sociale del Paese, delle loro competenze e delle loro priorità, allontanano sempre di più le elettrici da un sistema politico che sistematicamente le esclude.

Le prime misure del Recovery Plan
Tra le misure individuate per abbattere il divario occupazionale ecco cosa il Governo intende attuare subito:

  • Potenziare l’offerta dei nidi d’infanzia e di servizi socio-educativi per la prima infanzia, anche attraverso la realizzazione di strutture ecocompatibili e con efficientamento energetico, sostenibili e durature nel tempo, in linea con gli obiettivi di transizione verde UE, che, come effetto secondario, potrebbero stimolare lo sviluppo delle competenze e sensibilità dei più piccoli al rispetto del clima e alla transizione verde.
  • Attivare un Fondo per le piccole e microimprese femminili con l’obiettivo di dare slancio all’economia del Paese, rivolgendosi principalmente ai settori in cui la presenza femminile è più forte (commercio e turismo ad esempio), che rientrano tra quelli maggiormente penalizzati dall’epidemia da Covid-19.
  • Diffondere la cultura digitale per favorirne “l’inclusione qualificata” nel mondo del lavoro.
  • Istituire un sistema nazionale di certificazione sulla parità di genere basato sulla definizione di norme per l’attestazione della parità di genere e dei relativi incentivi per le imprese che concludono con esito positivo il processo di certificazione, volto a definire un modello nazionale che consenta la misurazione di target di miglioramento.

Isa Maggi sottolinea: “Non solo di asili nido abbiamo bisogno, ma anche, per esempio, di strutture di quartiere per anziani e disabili”. Se una donna avesse partecipato alla cabina di regia del Recovery Plan questa esigenza sarebbe venuta alla luce come tante altre già individuate dalle organizzazioni femminili nazionali e locali rappresentate da questo grande movimento.

Il Recovery Plan in dettaglio
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza in itinere prevede 4 sfide:

  • migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell’Italia;
  • ridurre l’impatto sociale ed economico della pandemia;
  • sostenere la transizione verde e digitale;
  • innalzare il potenziale di crescita dell’economia e la creazione dell’occupazione.

Possibile che l’apporto femminile non sia stato preso in considerazione? Nella cornice di questi ampi obiettivi, il Governo ha individuato 6 missioni da realizzare, tra le quali anche la parità di genere, che rappresenta però il fanalino di coda tra gli obiettivi, con un importo minimale destinato:

  1. Digitalizzazione, innovazione, competitività;
  2. Rivoluzione verde e transizione ecologica;
  3. Salute;
  4. Infrastrutture per la mobilità;
  5. Istruzione, formazione, ricerca e cultura;
  6. Equità sociale, di genere, territoriale.

Un Recovery Plan monco e con la salute all’ultimo posto… ma non doveva essere al primo?
Ecco la ripartizione del Recovery Plan, presentato in 125 pagine, suddivise in quattro grandi capitoli, 6 missioni, circa 60 progetti e 17 cluster:

  • Rivoluzione verde e transizione ecologica – 74,3 miliardi di euro;
  • digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura – 48,7 miliardi di euro;
  • infrastrutture per la mobilità – 27,7 miliardi di euro;
  • istruzione e ricerca – 19,2 miliardi di euro;
  • parità di genere e coesione sociale ed economica – 17,1 miliardi di euro,
  • salute – 9 miliardi di euro.

La suddivisione per riforme specifiche previste dal Recovery Plan
Per ogni missione, i fondi prevedono ancora una ripartizione più dettagliata per riforme specifiche, secondo il seguente schema:

Green

  • efficienza energetica e riqualificazione edilizia: 40,1 miliardi;
  • transizione energetica e mobilità: 18,5 miliardi;
  • tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica: 9,4 miliardi;
  • economia circolare: 6,3 miliardi

Digitalizzazione

  • digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione: 35,5 miliardi
  • pubblica amministrazione: 10,1 miliardi
  • cultura e turismo: 3,1 miliardi

Infrastrutture per la mobilità

  • alta velocità e manutenzione stradale 4.0: 23,6 miliardi
  • intermodalità e logistica integrata: 4,1 miliardi

Istruzione e ricerca

  • potenziamento didattica e diritto allo studio: 10,1 miliardi
  • ricerca: 9,1 miliardi

Parità di genere e coesione

  • inclusione sociale, sport e terzo settore: 5,9 miliardi
  • parità di genere: 4,2 miliardi
  • coesione territoriale: 3,8 miliardi
  • giovani e lavoro: 3,2 miliardi

Salute

  • assistenza di prossimità e telemedicina: 4,8 miliardi
  • innovazione assistenza sanitaria: 4,2 miliardi.

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