Donne al timone per la ripresa del Paese è il focus del rapporto sui Nuovi orizzonti manageriali dell’Osservatorio 4.Manager di Federmanager e Confindustria
Si fa presto a dire Donne al timone visto che secondo i dati del III rapporto dell’Osservatorio 4.Manager presentati il 15 dicembre 2020, in Italia solo il 18% dei manager è donna, una percentuale simile a quella di 10 anni fa. É ancora in salita dunque la strada che devono affrontare in Italia le donne manager.
Il Rapporto “Nuovi orizzonti manageriali. Donne al timone per la ripresa del Paese”
Sono ancora poche le donne che ricoprono ruoli dirigenziali, come dimostra il 3° Rapporto dell’Osservatorio 4.Manager di Federmanager e Confindustria. Un gap “inaccettabile” per la ministra delle Pari opportunità e famiglia Elena Bonetti, tanto più che restano sostanziali differenze anche sulla retribuzione. Non è dunque un quadro roseo quello emerso dallo studio sulle politiche di uguaglianza di genere sulla leadership femminile, realizzato dall’Osservatorio 4.manager sul mercato del lavoro e competenze manageriali, strumento voluto da Confindustria e Federmanager con l’obiettivo di individuare e analizzare i trend che condizionano l’evolvere delle competenze manageriali nel nostro Paese e di individuare le buone pratiche nel campo del welfare aziendale e dei rapporti tra imprese e manager. In questo caso il focus dell’osservatorio è stato sulle donne al timone, come si evince dal titolo “Nuovi orizzonti manageriali – Donne al timone per la ripresa del Paese”.
I punti individuati nel Report sulle Donne al timone
In particolare le analisi condotte sulle aziende coinvolte nello studio hanno approfondito i seguenti aspetti:
- Promozione della leadership al femminile;
- Controllo della pipeline di talenti;
- Controllo della parità retributiva di genere;
- Congedi parentali e benefici per la famiglia e la salute delle donne;
- Programmi per le donne manager in maternità;
- Politiche per mitigare le molestie sessuali;
- Controllo sui contenuti di marketing e pubblicitari;
- Programmi educativi e formativi per le donne;
- Agevolazioni ai fornitori che condividono le politiche di genere
La presentazione del Report sulle Donne al timone
Alla presentazione del rapporto, organizzata da 4.Manager, erano presenti il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla, il direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, il vice presidente di Confindustria per il lavoro e le relazioni industriali, Maurizio Stirpe e l’executive vicepresident human resources organization & pfm di Snam, Paola Boromei. Sono inoltre intervenute la ministra delle Pari opportunità e famiglia, Elena Bonetti, e la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo.
I dati del III rapporto dell’Osservatorio. Focus sulle Donne al timone
In 10 anni l’Italia ha migliorato la posizione dello 0,3%, sicuramente meglio di altri Paesi europei, ma che lascia il Paese fermo al 14° posto e, con questo ritmo, la strada verso la parità di genere è decisamente lunga. Guardando poi al tasso di occupazione equivalente a tempo pieno, troviamo l’Italia all’ultimo posto della graduatoria europea con un punteggio pari a 31, contro il 59 della Svezia e il 41 della media europea. Nel 2018 aveva un’occupazione solo il 32% delle donne meridionali contro il 60% delle donne del Nord. Esiste inoltre un fenomeno di “segregazione”, nell’istruzione e nel lavoro, che rende più complessa per le donne la possibilità di cambiare ambito lavorativo. Il ritardo è particolarmente evidente nell’area della leadership femminile. Il rapporto si è basato su diversi dati, tra cui quelli della community Think4WomenManagerNetwork e quelli messi a disposizione da 1.336 imprese italiane in relazione all’invio dei rapporti periodici sulla situazione del personale maschile e femminile nel biennio 2018-2019 e l’analisi degli strumenti di comunicazione digitale di 10 mila imprese e per l’analisi delle best pratices aziendali di 640 imprese, di cui 500 aderenti alla Carta per le pari opportunità.
Le donne al timone delle imprese italiane
La community è composta da 147 donne manager e imprenditrici ed è finalizzata allo scambio e alla condivisione di conoscenze dei diversi fenomeni che, nel mercato del lavoro, impattano sull’occupazione femminile; alla promozione della diversity in azienda, considerandola come “risorsa”, “fabbisogno di impresa” e non come “questione” da affrontare; all’individuazione di canali strategici e possibili politiche attive del lavoro su cui investire. Lo studio illustra la situazione del gender gap sul mercato del lavoro italiano, con una particolare attenzione ai livelli manageriali, anche alla luce di un confronto con l’Europa e dell’evoluzione registrata a seguito della pandemia Covid, la quale sta mettendo in pericolo le conquiste conseguite negli ultimi decenni sulle asimmetrie lavorative di genere. Tra il 1977 e il 2018, ricorda lo studio, “in Italia il tasso di occupazione femminile è aumentato di 16 punti percentuali (dal 33,5 al 49,5%).
Parità di genere work in progress
Nello studio si legge che l’Italia ha progredito verso la parità di genere a un ritmo più sostenuto rispetto a molti Stati membri ma è ancora al 14° posto e, se si osserva la velocità di progressione degli indicatori, bisogna constatare che di questo passo occorreranno più di 60 anni per conseguire la piena parità di genere. Guardando poi al tasso di occupazione equivalente a tempo pieno, troviamo l’Italia all’ultimo posto della graduatoria europea con un punteggio pari a 31, contro il 59 della Svezia e il 41 della media europea. In Italia ci sono ancora problematiche locali e culturali. “Nel 2018”, si legge nel rapporto “aveva un’occupazione solo il 32% delle donne meridionali contro il 60% delle donne del Nord. Esiste inoltre un fenomeno di segregazione, nell’istruzione e nel lavoro, che rende più complessa per le donne la possibilità di cambiare ambito lavorativo”. L’Eurobarometro rileva che la promozione dell’uguaglianza di genere è fondamentale soltanto per circa un quarto degli italiani, rispetto al 54% a livello europeo, all’84% degli svedesi e al 72% degli spagnoli. Lo studio evidenzia inoltre diverse dimensioni legate al gap retributivo relative ad esempio all’impatto della maternità, dove la perdita reddituale delle donne occupate è del 35% nei due anni che seguono il parto e del 10% negli anni successivi, e alla minore presenza femminile nei settori a maggiore remunerazione, (tecnologia, ingegneria, finanza).
Donne al timone e digitalizzazione
Per l’indagine “anche i dati sulla digitalizzazione nel mondo del lavoro penalizzano le donne italiane e collocano il Paese in fondo alla classifica europea”. Nel 2019 soltanto il 10% delle donne ha effettuato una formazione per migliorare le proprie competenze digitali, contro il 18% della media Ue. La percentuale di italiani con competenze digitali che vanno oltre quelle di base è del 19% per le donne e 25% per gli uomini (Ue 31% per le donne e 36% per gli uomini). Il ritardo è particolarmente evidente nell’area della leadership femminile. Nel nostro Paese appena il 18% delle posizioni regolate da un contratto da dirigente sono occupate da donne, una percentuale che negli ultimi 10 anni è cresciuta di appena lo 0,3%, rimanendo quindi sostanzialmente invariata. A ciò si aggiunge il fatto che è proprio nei ruoli manageriali che emergono le maggiori differenze di retribuzione di genere”, spiega ancora la ricerca.
Donne al timone tra pari responsabilità e minore retribuzione
Ci sono stati anche effetti positivi, come quelli derivati dalla legge Golfo-Mosca sulla parità di genere nei CdA delle società quotate e delle controllate pubbliche: in questo caso la norma è stata ampiamente applicata e ha determinato un notevole incremento del numero di donne che siedono nei board. Tuttavia, solo una esigua minoranza di imprese ha affidato a donne le posizioni apicali all’interno del Cda, amministratore delegato o presidente, o ruoli ad elevata responsabilità e remunerazione.
I nuovi scenari aperti dalla pandemia
La pandemia non aiuta la condizione delle donne. Oggi l’emergenza sanitaria da Covid-19 sta svolgendo la funzione di un potente “acceleratore di processi”, portando le imprese ad affrontare trasformazioni, spesso radicali, che coinvolgono i modelli di business, i processi d’innovazione e la transizione verso modelli più sostenibili di produzione. La pandemia ha aperto uno scenario di grandissimi rischi ma anche di opportunità. Tra i primi, quello della fuoriuscita dal mercato del lavoro che per le donne è di 1,8 volte maggiore rispetto alla controparte maschile, anche a causa della difficoltà di conciliare i carichi lavorativi e familiari. Tra le seconde quello della possibilità di dare un forte impulso alla valorizzazione dei talenti femminili.
Il commento di Federmanager
“Dobbiamo tessere una nuova tela, senza disfarla di notte”, ha dichiarato il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla, “e affrontare la questione del gender gap e della leadership femminile molto seriamente, consapevoli che non si tratta di un aspetto marginale ma di una priorità. È dimostrato che l’equilibrio di genere fa aumentare il fatturato delle aziende e fa crescere il Pil. Le imprese con governance mista, equamente distribuita tra uomini e donne, sono più competitive e reagiscono meglio nei contesti di crisi. Occorre quindi disegnare un orizzonte in cui merito e talento siano gli unici elementi premianti per la carriera e conseguire nuovi assetti manageriali, in cui le donne possano essere protagoniste del rilancio dell’economia e del Paese”.
Il report è consultabile al seguente link: https://www.4manager.org/wp-content/uploads/2020/12/4manager-nuovi_orizzonti-schermo-1.pdf