Ambiente Imprenditoria

Economia circolare nella filiera del biometano

Spingere sulle Agroenergie, in primis biogas e biometano. È l’azione di Confagricoltura per promuovere l’economia circolare nelle aziende agricole

Cos’è il biometano
Il biometano è un gas derivato del biogas (dopo un processo di raffinazione e purificazione) che ha caratteristico e condizioni di utilizzo uguali a quelle del metano e quindi può essere immesso nella rete del gas naturale. Si tratta di una fonte di energia sostenibile, programmabile e rinnovabile che si ottiene da biomasse agricole (colture dedicate, sottoprodotti e scarti agricoli, deiezioni animali), ma anche da biomasse agroindustriali (come gli scarti di lavorazione della filiera alimentare) ma persino dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani. In un’ottica di economia circolare il processo di formazione del biometano è basilare e fa sì che in un’azienda agricola si possa sfruttare economicamente, aiutando al contempo l’ambiente, anche ciò che un tempo veniva semplicemente buttato via.

La promozione dell’economia circolare
Nell’ambito delle misure per la promozione dell’economia circolare nella filiera del biogas, all’interno della serie di emendamenti prodotti nel corso della conversione in Legge del DL 77/2021 (“Governance del PNRR e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”) è passata la semplificazione dei procedimenti autorizzativi degli impianti di connessione alle reti di distribuzione e di trasporto del gas naturale al fine di facilitare l’immissione in rete anche del biometano. Si tratta di alcuni emendamenti ispirati e sostenuti dalla Confederazione per favorire l’ulteriore sviluppo delle agroenergie.

La transizione energetica
“Siamo convinti che la transizione ecologica ed energetica” ha commentato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti “generi un processo virtuoso che porta a un valore aggiunto in termini di sostenibilità ambientale, competitività delle imprese, innovazione tecnologica, ricerca e occupazione. In tale contesto, nell’ambito del biogas e biometano, sosteniamo e promuoviamo le iniziative che prevedono una forte sinergia tra agricoltori, assicurando la sostenibilità economica degli impianti e un reale sviluppo dell’economia circolare”.

Il biometano avanzato
Soddisfazione, inoltre, da parte di Confagricoltura, per le indicazioni che classificano i sottoprodotti come materie prime idonee al riconoscimento della qualifica di biometano avanzato: “si tratta di un importante indirizzo per lo sviluppo dell’economia circolare nelle attività agricole e di allevamento nonché nelle filiere agroindustriali. E un grande passo avanti per semplificare la gestione degli impianti a biometano”.

Prima infatti il biometano avanzato era solo quello ottenuto a partire da una serie di materie prime (elencate nell’allegato 3 del Decreto del MiSE del 10 ottobre 2014: https://www.gse.it/documenti_site/Documenti%20GSE/Servizi%20per%20te/BIOCARBURANTI/Normativa/DECRETO_MISE_10OTTOBRE2014.PDF) mentre il GSE (Gestore dei servizi energetici, operatore nazionale per energia intermediata che ha il compito di ritirare e collocare sul mercato elettrico l’energia prodotta dagli impianti certificando la provenienza da fonti rinnovabili) aveva già a giugno 2020 comunicato che, per l’individuazione delle materie prime utilizzabili per la produzione di biometano avanzato, “d’ora in poi occorre fare riferimento allo specifico Allegato A (‘Precisazioni sulle materie prime’) alle procedure applicative 2 marzo 2018” (https://www.gse.it/documenti_site/Documenti%20GSE/Servizi%20per%20te/BIOMETANO/Allegato%20A_Materie%20prime.pdf) avendo aggiornato l’elenco delle matrici per la produzione di biometano avanzato, facendo chiarezza ad esempio sull’utilizzo delle sanse e specificando che “le materie prime come buccette di pomodoro, sanse e pastazzo di agrumi, qualora utilizzate come sottoprodotti, sono da classificarsi all’interno della lettera r) e non più alla lettera d) della parte A dell’allegato 3 del DM 10/10/2014”.

Gli incentivi per i nuovi impianti a biogas
Dalle commissioni riunite Affari costituzionali e ambiente, sempre nel corso della conversione in legge del DL 77/2021, sono state apportate novità anche sul fronte dei nuovi impianti a biogas di potenza sino a 300 kW, che accederanno agli incentivi per la produzione di energia elettrica ai sensi della L. 145/2018. Le biomasse utilizzabili nella digestione anaerobica dovranno essere per almeno il 51% di provenienza aziendale. “Finora” rileva Confagricoltura “l’autoapprovvigionamento doveva essere assicurato al 100%”. Di particolare rilievo anche l’innalzamento della soglia, da 250 kW a 300 kW, per l’accesso semplificato alle procedure autorizzative di cui all’art. 12 del d.lgs 387/03. “Ora” precisa la Confederazione “i nuovi impianti a biogas potranno rappresentare un’opportunità, in termini ambientali e di economia circolare, non solo per l’azienda che li realizza, ma anche per valorizzare ulteriori biomasse disponibili sul territorio e prodotte da altri soggetti”.

I rifiuti come ricchezza. Un suggerimento di Donna in Affari
Dal momento che il biogas viene prodotto a partire dai rifiuti anche urbani, queste innovazioni possono rappresentare una via d’uscita al problema dei rifiuti urbani qualora le amministrazioni cittadine ne venissero a conoscenza e attuassero finalmente delle politiche ambientali e di salvaguardia della salute pubblica che, tra l’altro, procurerebbero entrate nelle casse dei Comuni. Con una collaborazione pubblico/privato si potrebbero delineare delle filiere diverse da quelle cui sono abituati e l’innovazione entrerebbe a far parte non solo della dialettica retorica ma della sostanza delle azioni compiute. Sempre che ne abbiano voglia…

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