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Presentato il Report 2021 Io sono Cultura

Io sono Cultura, l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi, XI Report sulle imprese italiane del settore cultura e creatività

Io sono cultura

Fondazione Symbola e Unioncamere, insieme a Regione Marche e Credito Sportivo, hanno presentato l’annuale rapporto “Io sono Cultura”. All’evento, svoltosi il 4 agosto 2021, hanno partecipato il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci, il neopresidente di Unioncamere Andrea Prete (al suo primo evento pubblico in tale veste), e l’Assessora alla Cultura della Regione Marche, Giorgia Latini.

 

Il Report Io sono Cultura
Un volto di donna che traguarda rade nubi è l’immagine della copertina del rapporto “Io sono Cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”. La scelta, esplicitata dal suo autore, Barnaba Fornasetti, non è stata casuale poiché voleva rappresentare da una parte il passato appena trascorso ma dall’altra la consapevolezza di un orizzonte finalmente aperto allo sguardo.
Il senso profondo, concretizzato soprattutto nell’analisi dei dati economici presenti all’interno del rapporto, è quello di mostrare come le imprese italiane che si occupano a vario titolo di cultura e creatività possono essere un elemento trainate nella ripresa economica del Paese. L’edilizia e l’architettura sono state presentate come due realtà del comparto particolarmente interessate dal diradarsi delle nubi rappresentate in copertina. Nel rapporto (https://www.symbola.net/ricerca/io-sono-cultura-2021/) presentato infatti è stato esaminato tutto il sistema produttivo culturale e creativo: attività economiche che producono beni e servizi ma anche attività che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura per accrescere il valore simbolico dei prodotti offerti.

I dati di Io sono Cultura
Più di 84 miliardi, ovvero circa il 5,7 % del valore aggiunto del sistema Paese: a tanto ammonta nella sua globalità e complessità il sistema produttivo culturale italiano. Un sistema che non solo ha saputo superare la crisi (anche se le nubi all’orizzonte sono ancora consistenti) ma ha saputo trovare ed innescare nuove modalità produttive adattandosi alle esigenze dovute alla crisi pandemica.  Il mondo della cultura, quindi, come generatore di valore e di benessere sociale ed economico, ma anche argine alle complesse problematiche psicologiche dovute al prolungato isolamento. E sebbene Milano si presenti come l’effettiva capitale di questo importante comparto, il Lazio affianca la Lombardia in questa speciale classifica.

Andrea Prete

Lavorare nel settore culturale
Quantunque ci sia stata una riduzione sostanziosa dei livelli di occupazione del comparto, con una variazione del -3,5% (a fronte del -2,1% dell’intera economia italiana), in alcuni casi all’interno delle imprese culturali e creative si è notata una tenuta dei livelli occupazionali e addirittura un aumento della ricchezza prodotta. Videogiochi e software, ad esempio, hanno incrementato la ricchezza prodotta del 4,2%, dimostrando come le imprese culturali e creative sono in grado auto innovarsi e adattarsi.
Innovazione, creatività e sostenibilità, dunque, sono state le espressioni più utilizzate durante la presentazione del rapporto.

Nuovi prodotti culturali, ma servono incentivi
Durante l’evento è stato presentato tra gli altri l’interessante caso dell’accessibilità attraverso audiolibri e nuovi prodotti culturali destinati a un pubblico non più giovane che è stato molto attratto da questa nuova modalità di fruizione culturale. La consapevolezza che la cultura è generatrice di valore, economico e sociale, non ha indotto i relatori, comunque, a mostrare come la fragilità degli investimenti destinati al settore delle imprese culturali e creative sia ancora una costante. Servono, infatti, maggiori investimenti per incentivare la creazione di nuove imprese e per sostenere le imprese culturali e creative già avviate che hanno sì saputo adattarsi proponendo sul mercato prodotti innovativi e nuove modalità di fruizione dei contenuti, ma che avrebbero necessità di un sostegno maggiore da parte delle istituzioni.

Il Piano nazionale borghi
Quelli che prima dell’era Covid erano considerati un punto di debolezza del “sistema Paese”, ovvero i borghi, con le restrizioni imposte dalla pandemia hanno dimostrato invece di essere un punto di forza e di poter ancora produrre valore. Il Piano nazionale borghi (contenuto nel PNRR), fortemente voluto dal Ministro Dario Franceschini, rappresenta l’esemplificazione di come, attuando politiche volte alla salvaguardia del patrimonio culturale, si possano attuare attività che utilizzino lo strumento della transizione digitale (mappando le strutture ricettive e di accoglienza, ad esempio) per portare benessere diffuso e quindi agevolare la ripresa economica e sociale del nostro Paese.

Io sono Cultura, il collegamento con gli altri settori
Le imprese culturali e creative sono state definite anche come “attivatori” per la crescita di altri settori, dal manifatturiero al turismo: dati alla mano, il mondo della cultura è oggettivamente parte importante del sistema economico Paese. Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, nel suo intervento ha chiaramente espresso come l’Italia può, anzi deve essere la protagonista del nuovo ‘Bauhaus’ voluto dalla Commissione Europea, un piano destinato a ricomporre i rapporti tra scienza, produzione, creatività, cultura, tecnologia. “Cultura, creatività e bellezza sono la chiave di volta di molti settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia” ha detto “e consolidano la missione del nostro Paese orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori e rappresenta un prezioso biglietto da visita. Un’infrastruttura necessaria per affrontare le sfide che abbiamo davanti. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura, sulla bellezza e sulla coesione, favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva e più capace di futuro”.

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