Meeting nazionale organizzato dalla Commissione Sviluppo economico della Conferenza delle Regioni, a Senigallia per la ripartenza dell’economia
Per lo sviluppo economico del nostro Paese sono scese in campo direttamente le Regioni, riunitesi per il meeting nazionale che si è tenuto il 9 maggio 2022 a Senigallia, nelle Marche, promosso e organizzato dalla Conferenza delle Regioni, il cui presidente, Massimiliano Fedriga, ha dichiarato: “per rendere più attrattivo il nostro Paese nei prossimi anni dobbiamo trovare la massima sinergia tra Stato e Regioni. Anche per questo Governo e Parlamento dovrebbero prendere atto che ormai è diventato fondamentale istituzionalizzare la Conferenza delle Regioni, rendendola operativa, legandola ad un processo legislativo, che possa rendere più stabile la sua possibilità di operare”.
Sviluppo economico come ripartenza post-pandemia
Fedriga ha sottolineato che “la gestione della pandemia nelle diverse fasi dell’emergenza ha dimostrato la validità di un sistema fondato sulla leale collaborazione fra i diversi livelli di Governo che, tra l’altro, ha portato alla elaborazione di Linee guida per la riapertura di attività economiche e sociali, snodo fondamentale per la ripartenza, valutato positivamente da 7 italiani su 10 (fonte rapporto Ipsos). Oggi abbiamo di fronte la prospettiva della nuova programmazione dei fondi europei 2021-2027 e l’attuazione del PNRR rispetto a cui dobbiamo evitare qualunque duplicazione e migliorarne l’esecuzione rafforzando le sinergie tra le azioni previste a livello centrale e quelle a livello territoriale. Se non c’è una forte alleanza istituzionale che va dallo Stato, dal Governo centrale alle Regioni e ai Comuni difficilmente si possono raggiungere gli obiettivi ambiziosi del PNRR entro il 2026”.
Un nuovo modello di sviluppo economico
Come spiega Fedriga siamo chiamati a pensare “ad un nuovo modello di sviluppo e di politica, ma in un nuovo scenario di crisi internazionale, con problematiche molto serie sul piano dell’approvvigionamento energetico, l’aumento dei costi delle materie prime e la dipendenza da paesi esteri per quello che riguarda la componentistica. Le misure di contenimento messe in campo dal Governo, come quelle sui costi energetici, sono sicuramente importanti, ma in prospettiva potrebbero non essere sufficienti, occorre calmierare i prezzi e mi auguro che una decisione, che il premier Draghi ha sollecitato a livello europeo, venga assunta e si arrivi ad un cap [tetto, limite massimo, ndr] del costo dell’energia che, soprattutto per determinate filiere, sta condizionando il nostro sistema produttivo”.
Le Regioni vicine alle imprese per lo sviluppo economico
La Conferenza delle Regioni si mette a disposizione del Governo per costruire opportunità per il Paese in quanto – conclude Fedriga – “dobbiamo capitalizzare quanto stiamo facendo per l’internazionalizzazione delle imprese e l’attrazione degli investimenti esteri ma soprattutto occorre maggiore protagonismo nello sviluppo tecnico dei progetti e il coinvolgimento diretto delle Regioni nella promozione e nel sostegno alla transizione digitale”. Gli fa eco Francesco Acquaroli, il presidente della Regione Marche, ospite del meeting, spiegando che deve partire proprio dalle Regioni la ripresa dello sviluppo economico, per via del loro ruolo di vicinanza alle imprese. “Le Regioni rappresentano una grande opportunità” ha sottolineato “perché rispetto al Governo centrale hanno maggiore conoscenza, affinità e possibilità di dialogo con i territori, con le imprese, le categorie e i corpi intermedi. Sanno interpretare meglio le esigenze territoriali. Per questo possono essere uno strumento fondamentale volto a rilanciare le politiche necessarie per la ripresa economica e l’occupazione”.
La Commissione attività produttive in campo per lo sviluppo economico
La Regione Marche presiede storicamente la Commissione attività produttive della Conferenza delle Regioni e dunque ha un ruolo di primo piano nel salvaguardare l’economia e le imprese. Nell’attuale situazione internazionale “occorre che il governo centrale e l’Europa sostengano la nostra economia e le imprese, in particolare quelle manifatturiere, per non perdere le posizioni di competitività” ha aggiunto Acquaroli denunciando anche il pesante il ritardo nella infrastrutturazione, sia digitale che materiale, indispensabile per poter competere.
La crisi dell’export nei Paesi di orbita russa
Uno sviluppo economico sospeso, si potrebbe dire, per via della guerra e di ciò che comporta anche per la nostra economia. A fare il quadro è stato il vicepresidente delle Marche, Mirco Carloni il quale ha spiegato che alla crisi legata alla pandemia ora si affianca quella generata a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina. “Una crisi senza precedenti che ha investito i mercati dell’elettricità e del gas in Europa e che rappresenta una vera e propria emergenza da affrontare con misure di tipo strutturale e di prospettiva”. Con riferimento alle esportazioni, riguardanti alcuni settori tradizionalmente importanti quali il lusso, il turismo e l’agroalimentare, verso i mercati di Russia, Bielorussia e Ucraina, le stime di impatto collegate all’attuale situazione di conflitto e le conseguenti sanzioni adottate a livello internazionale costeranno all’Italia circa 9,9 miliardi di euro. “In questo contesto” ha sottolineato Carloni “risulta evidente come fare sistema tra istituzioni ed imprese sia vitale per sostenere lo sviluppo economico territoriale e nazionale. Creare una forte sinergia che possa divenire un volano di crescita per superare le sfide di un periodo storico complesso come quello odierno”.
Le strategie di sviluppo economico territoriale
Le Regioni hanno definito le proprie strategie di sviluppo territoriale ma – come ha sottolineato il vicepresidente Carloni – è necessario concentrare tutti gli sforzi anche con la nuova programmazione dei fondi comunitari 2021-2027. In tale quadro si inserisce il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) con i suoi 191,5 miliardi di euro che rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo economico, investimenti e riforme. “Siamo davanti a sfide inedite ma allo stesso tempo di fronte ad opportunità uniche. Anche le Regioni saranno impegnate a definire interventi territoriali in grado di agire capillarmente per costruire reti, opportunità, condizioni per il cambiamento delle imprese. Un ruolo che deve essere complementare rispetto a quello nazionale essenziale per l’efficacia complessiva delle strategie”.
Un tavolo di confronto per ridisegnare la politica imprenditoriale
Nel disegnare una nuova politica che porti allo sviluppo economico, per Carloni non si può non pensare anche alla dimensione di politiche di incentivo legate all’inclusione, al sociale, alle nuove competenze legate ai settori innovativi del green e del digitale e alle nuove forme del lavoro. Fondamentale sarà poi affrontare, in un’ottica di leale collaborazione istituzionale, da parte del Governo e delle Regioni, le diverse criticità richiamate, con la finalità di definire una strategia condivisa e coordinata, evitando la sovrapposizione delle programmazioni e assicurando la maggiore efficacia dell’utilizzo delle risorse disponibili. La Conferenza delle Regioni sarà il banco di prova per mettere in atto le buone pratiche su filiere lunghe in settori strategici. Carloni ha poi fatto al Ministro dello Sviluppo economico Giorgetti, presente in sala, la proposta di un Tavolo di confronto permanente per la definizione delle strategie di politica industriale, che garantirebbe “una sistematizzazione e una massimizzazione degli interventi con evidenti ricadute positive sui territori”.