Imprenditoria Studi e ricerche

L’attrattività dell’Italia per gli investitori internazionali

Secondo il Super Index Aibe del 2023 l’Italia è al nono posto nella classifica dei Paesi del G20 più considerati dagli investitori internazionali

Il Super Index Aibe misura l’attrattività dei Paesi del G20 per gli investitori internazionali e in base alla questa graduatoria l’Italia è tra i primi 10, risalita rispetto allo scorso anno e passata dai 38,8 punti su 100 ai 55,2 punti. Il punteggio medio di attrattività per gli investitori internazionali è di 51,2 punti su 100, il ché significa che la nostra nazione si situa in posizione superiore alla media, seppur inferiore rispetto a quelle con le migliori performance (Germania, Corea del Sud, Canada e Regno Unito).

Gli indicatori di attrattività considerati
Sono diversi gli indicatori considerati per arrivare al punteggio totale inserito in graduatoria. Tra questi troviamo l’export, la sostenibilità ambientale, la logistica, gli adempimenti fiscali. Fatto che porta, a una visione più attenta, a mettere in luce anche le criticità esistenti che frenano la crescita in Italia e la capacità di attrazione per gli investitori internazionali. Se infatti possiamo vantare performance positive per export, logistica, capitale umano e sostenibilità ambientale, le nostre inettitudini per quanto concerne la burocrazia fanno pesare la bilancia sul lato negativo, in particolare le criticità nelle procedure per fare impresa e negli adempimenti fiscali, ai quali, secondo gli esperti internazionali, si sommano i ritardi di attuazione del PNRR.

Il Super Index Aibe
L’Osservatorio Aibe (Associazione italiana banche estere) è nato con l’obiettivo di fornire un autorevole indice di immediata misurabilità dell’attrattività dell’Italia nel mondo. Si tratta di un’indagine qualitativa sul grado di percezione dell’Italia presso importanti operatori internazionali (fondi di private equity, fondi sovrani, investitori istituzionali, studi legali, operatori dell’informazione, camere di commercio) con attese di investimenti di medio e lungo periodo.

I dati dell’Osservatorio 2023
Diffusi il 9 maggio, i dati del Rapporto di Primavera, realizzato dal Censis per l’AIBE, posizionano l’Italia al 5° posto tra i Paesi del G20 per quanto riguarda l’export e la sostenibilità ambientale e al 7° posto nella logistica. Il nostro Paese si trova invece all’8° posto per il capitale umano disponibile e al 9° per quanto concerne le procedure di avvio attività, gli adempimenti fiscali, la digitalizzazione, lo stato di diritto, la percezione della corruzione. Ricordiamo che i membri del G20 sono: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Italia, India, Indonesia, Giappone, Messico, Repubblica di Corea, Russia, Arabia Saudita, Sud Africa, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti, Unione europea. Insieme, i membri del G20 rappresentano circa il 90% del PIL mondiale, l’80% del commercio mondiale e i due terzi della popolazione mondiale.

Una crescita globale al rallentatore
Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha stimato per quest’anno un rallentamento della crescita globale che tra inizio anno e il momento attuale ha già perso un 1% passando dal 2,9% al 2,8%. Il Fondo prevede che per il 2024 l’economia recuperi a gennaio ma riperda un punto ad aprile. In base alle opinioni raccolte i fattori che hanno condizionato la crescita sono la politica dei tassi di interesse troppo restrittiva adottata dalla Fed e dalla Bce, e la durata dell’inflazione.

In Italia crescita frenata
Per la maggioranza del panel di esperti internazionali, il fattore che oggi condiziona maggiormente la crescita in Italia è costituito dai ritardi di attuazione del PNRR che tanto si aspettava. A seguire tra i fattori che frenano lo sviluppo dell’economia italiana e dunque delle imprese sono da ricercare all’interno, in particolare l’incertezza politica, la debolezza della domanda interna, l’incapacità di sfruttare le ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dall’UE proprio per risollevare i sistemi economici e sociali dalla grave crisi prodotta dalla pandemia. In poche parole la burocrazia che frena mettendo decine, centinaia di paletti alle imprese costringendole a rinunciare a partecipare ai bandi pubblici.

Non si investe in Italia? Ecco perchè
L’Italia sarebbe una piazza di investimento molto interessante se non fosse per quanto descritto in precedenza e per questo occupa il 17° posto in graduatoria per quanto riguarda la quota percentuale dei flussi di investimenti esteri in entrata rispetto al PIL. Secondo il panel di intervistati se la performance non è pienamente positiva dipende anche dalle caratteristiche del sistema produttivo italiano, fortemente incentrato sulla piccola dimensione d’impresa, che non favorisce l’ingresso di capitali dall’estero e, collegata, la ridotta capacità competitiva del settore terziario, soprattutto se confrontato con il comparto manifatturiero, che invece è riconosciuto come una eccellenza dell’Italia, in grado di garantire un ritorno positivo degli investimenti. Naturalmente secondo la nostra opinione il dato andrebbe analizzato in modo più approfondito e collegato al “freno” causato dalla burocrazia e dall’impossibilità per le piccole aziende italiane di accedere ai bandi: come possono le piccole aziende crescere e diventare competitive se si impedisce loro di accedere alle risorse disponibili? Forse un controllo su chi elabora i bandi potrebbe sbloccare l’intero Paese facendo ripartire gli investimenti, le assunzioni, la circolazione di denaro, il benessere per datori e lavoratori. E in un clima di fiducia e operatività come quelle che seguirebbe gli investitori internazionali non esiterebbero di certo.

Potrebbe interessarti