Salute e benessere Società

Pratica sportiva femminile in Italia

Presentato al Coni il progetto di sostenibilità sociale per promuovere la pratica sportiva femminile “Fight like a girl”

Per approfondire lo stato dell’arte riguardo alla pratica sportiva femminile in Italia, in occasione della presentazione del progetto sono stati anche resi pubblici i risultati dello studio del Censis “Donne, lavoro e sport in Italia. Per la crescita dei territori e del Paese”.

Gli italiani che fanno sport, in modo saltuario o continuativo, sono quasi 20 milioni e di questi oltre 8,5 sono donne (il 43,3% del totale) ma è ancora evidente il divario di genere. “Lo sport promuove i valori di inclusione, cooperazione e rispetto ma purtroppo, anche in questo ambito permangono, talvolta, disparità e squilibri di genere che occorre eliminare attraverso una pluralità di azioni” ha spiegato la vicepresidente vicario del Coni, Silvia Salis, durante la presentazione del rapporto realizzato nell’ambito del progetto di sostenibilità sociale Fight like a girl (lotta come una ragazza) realizzato da Fondazione Lottomatica e Fijlkam (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) per favorire la diffusione della pratica sportiva femminile in alcune aree svantaggiate del Paese.

La pratica sportiva femminile in Italia
Il divario di genere è ben esplicato dai numeri inseriti nel Rapporto del Censis “Donne, lavoro e sport in Italia. Per la crescita dei territori e del Paese”, discusso nel Salone d’Onore del Coni in occasione della presentazione del progetto “Fight like a girl”: il 29,2% delle donne con più di tre anni pratica almeno uno sport (venti anni fa era il 23,3%), e di queste 6,5 milioni (il 21,8%) lo fa con continuità (venti anni fa era il 15,7%). Restano ancora escluse da questa pratica di massa 12 milioni di donne (40,6% del totale). I dati del report indicano che la donna che fa sport non sta solo meglio nel fisico e nella mente, ma è anche meglio inserita nella società: lavora, studia, guadagna più di chi non fa esercizio fisico ed è più moderna in quanto aderisce a stili di vita e modelli di comportamento più evoluti e sostenibili. Le sportive possiedono titoli di studio più elevati di chi fa una vita sedentaria: il 26,9% è laureata e il 36,5% è diplomata, contro – rispettivamente – il 9,7% di laureate e il 27,3% di diplomate che non praticano sport. La donna che fa attività motoria non solo studia di più, ma lavora anche di più. Tra le over quindicenni che fanno sport, il 49,8% è occupata, il 17,6% è una studentessa e il 13,4% è casalinga. Tra chi non fa sport prevalgono le casalinghe, che sono il 34,3% del totale, seguite da pensionate (24,2%) e occupate (24,2% del totale), mentre le studentesse sono solo il 4,6%.

Un tema di giustizia sociale
Aumentare il numero delle praticanti non è dunque solo un tema di giustizia sociale e di pari opportunità, ma deve essere anche una questione di sviluppo e interesse nazionale. Perché, come ha detto la vicepresidente del Coni Silvia Salis, “dove il talento delle donne non è adeguatamente valorizzato o considerato o è, peggio ancora, umiliato, le conseguenze pesano sulle loro vite e sulla società nel suo complesso, che si trova a dover fare a meno di risorse preziose per capacità e competenze. Quello delle donne, e delle donne che fanno sport, è un contributo fondamentale alla crescita dei territori e di tutto il Paese”.

Differenze territoriali nella pratica sportiva femminile
La quota delle praticanti è pari al 36,3% del totale delle donne con più di tre anni nel Nord-Est, al 34% nel Nord-Ovest, al 31,9% al Centro e precipita al 19,7% nel Sud e nelle Isole. A livello regionale, si va dal 50,4% di praticanti nel Trentino-Alto Adige, al 13,4% in Calabria, preceduta da Sicilia (17,4%), Campania (17,7%) e Basilicata (17,9%). La correlazione tra pratica sportiva e occupazione è evidente se si osserva la graduatoria regionale costruita in base al tasso di occupazione femminile, che è quasi coincidente con quella delle sportive praticanti. A fronte di un tasso medio di occupazione femminile che in Italia è del 51,1%, a livello regionale si va da un massimo del 66,2% in Trentino-Alto Adige a un minimo del 30,5% in Sicilia, preceduta dalla Campania, dove il tasso di occupazione femminile è al 30,6%, e dalla Calabria con il 31,8%.

Lo sport veicolo di benessere
La pratica sportiva femminile è importante per la salute e il benessere e occorre impegnarsi per far sì che vengano abbattute le barriere all’accesso. Come sottolinea Guglielmo Angelozzi, amministratore delegato di Lottomatica “il Rapporto Censis offre le informazioni e le analisi di contesto utili per capire a che punto siamo e che cosa fare per abbattere ogni forma di barriera. Dobbiamo garantire massima uguaglianza anche nello sport, che rappresenta uno strumento prezioso di empowerment e di emancipazione”. Un commento condiviso da Anna Italia, responsabile di ricerca Censis, che aggiunge: “lo sport è veicolo di benessere, inclusione e modernità: i dati dimostrano che le sportive lavorano di più e meglio di chi non fa sport, stanno meglio con sé stesse e con gli altri e adottano stili di vita più moderni e sostenibili. E nei territori dove sono di più le donne che fanno sport, c’è anche più lavoro e maggiore sviluppo”. Forse una coincidenza ma se ci pensiamo bene, chi pratica uno sport è molto attivo e si sente energico, dunque è probabile che metta questa energia in tutto ciò che fa, lavoro compreso e che le imprenditrici serene trasmettano questa sensazione facendo ben progredire i propri affari.

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