Dalle Regioni Lazio

Turismo dei territori, Sezze

Le fiere e le sagre come leva per un turismo dei territori, l’esempio di Sezze e della sua Fiera del Carciofo, giunta alla 53ima edizione

La sagra del carciofo di Sezze è cresciuta sempre più nel tempo, facendo da traino allo sviluppo di un territorio prevalentemente agricolo. Giunta alla 53ima edizione, riesce ad attirare migliaia e migliaia di persone provenienti non solo dal Lazio ma da tutto il Centro Italia.

Il carciofo di Sezze e le sue potenzialità
La città di Sezze ha dimostrato come da un prodotto locale di eccellenza come il suo carciofo romanesco IGP (Indicazione geografica protetta) si possa sviluppare una serie di attività economiche che non si limitano alla coltivazione di questo ortaggio. La sagra ne è un esempio, dal momento che – come spiega l’assessora alle attività produttive Lola Fernandez – non si tratta solo di un momento di festa ma di attivazione di progetti, di relazioni, di interscambi, di contatto tra istituzioni e settori imprenditoriali, anche per capire quali servizi erogare cooperando con le aziende. “Così nascono progetti utili per rinnovare, per internazionalizzare, per capire come supportare al meglio le aziende agricole”. La sagra, riconosciuta Sagra storica della regione Lazio, esiste da 52 anni “e non si festeggia soltanto: è un evento di promozione del territorio, per lo sviluppo turistico” afferma l’assessora Fernandez.

Anche il Sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, sottolinea questo aspetto:

 

Il carciofo di Sezze tra storia e prospettive di sviluppo
Si intitola così il convegno realizzato da Coldiretti in collaborazione con il Comune di Sezze e con la Fondazione Biocampus che si è tenuto il 14 aprile 2024 in occasione della Sagra, durante il quale l’agronomo Simone D’Ambrosio della Coldiretti ha narrato la storia di questo ortaggio che ha origini nell’antico Egitto, era noto ai Romani e la cui globalizzazione avvenne nel ’500.
Oggi l’Italia è il primo Paese al mondo per produzione del carciofo, con la Sicilia in testa seguita da Puglia, Sardegna, Campania e Lazio. Il Lazio, con i suoi 20.000 quintali di produzione, ha un ruolo centrale.

Le aziende agricole di Sezze producono una varietà di carciofo tardivo che hanno custodito e tramandato di generazione in generazione. “Così facendo hanno effettuato anche una selezione genetica, dal momento che per la riproduzione hanno sempre scelto i carciofi migliori” ha evidenziato l’agronomo. D’Ambrosio ha anche parlato delle proprietà nutraceutiche di questo ortaggio, che contiene 3/4 volte più fibre rispetto ad altri ortaggi, ma anche ferro, polifenoli, vitamina A. E le sue prospettive di sviluppo vanno anche oltre il settore alimentare: del carciofo siamo usi scartare il 40-60% della massa, ma le bratte esterne (le “foglie” più dure) e gli steli (i “gambi”) possono essere usati nel campo degli integratori alimentari; nel campo della colorazione dei tessuti; per fare la carta, poiché contengono cellulosa. “Le imprese agricole potrebbero sfruttare queste potenzialità per avviare attività economiche parallele, facendo accordi con aziende di altri settori” ha concluso l’agronomo.

Un esempio di attività parallela
A portare un esempio di come il carciofo possa essere utilizzato come ulteriore fonte di reddito, è stata Tiziana Zottola della Fondazione Biocampus che ha sperimentato il caglio vegetale, ottenuto dalle infiorescenze di questo ortaggio per fare il formaggio e la mozzarella di bufala.

 

Poiché l’enzima che si trova nell’infiorescenza del carciofo ha proprietà coagulanti e incide sulle caseine del latte, dopo le prove scientifiche effettuate sulle varietà Neruda ed Etrusca – che sono risultate quelle con più alto potere coagulante – è stato prodotto un formaggio di bufala compatto e sapido (anche dopo un anno) che è stato molto apprezzato dal panel ufficiale di assaggio per il particolare aroma datogli dal carciofo, diverso da quello degli altri formaggi in commercio.

Marketing. Le leve di promozione del prodotto tipico
Per dare un supporto alle aziende agricole di Sezze – estensibile a ogni azienda agricola produttrice di carciofi – è intervenuto durante il convegno anche il prof. Giuseppe Nocca che ha parlato del marketing utile a valorizzare i prodotti tipici. Ha spiegato che è importante far coincidere i punti di forza del prodotto carciofo con ciò che ricerca il consumatore tipo o meglio con ciò che ricercano le diverse tipologie di consumatori. C’è ad esempio il tipo “arcaico, conservatore, puritano” che predilige il “mercato della tradizione” (“mangio come mia nonna”) o il tipo che ama l’innovazione (se c’è una novità corre a comprarla); c’è il tipo psicologico dell’autocontrollo, interessato a tutto ciò che è salutare, o quello autoindulgente, interessato a tutto ciò che gli dà piacere al palato (“la dieta la inizierò domani”). Per ampliare l’offerta bisogna dunque far leva su questi elementi, pensando al target che si vuole raggiungere. I claim emozionali del carciofo devono così far leva sulle proprietà salutari (ad esempio sul fatto che solo 500 grammi di carciofo hanno il contenuto di fibra che si deve assumere in un giorno) o su nuove forme di presentazione sul mercato (ad esempio in barattolo). Inoltre, si potrebbe pensare a un’alleanza con il mondo della ristorazione, incentivando i ristoratori a presentare nei loro menu anche questo ortaggio.

Casa di San Carlo da Sezze

Sezze, un caso di turismo dei territori
Sono tante le modalità per attrarre i turisti nelle località meno note al turismo di massa. Far conoscere il territorio è un must che i Comuni devono considerare se vogliono essere competitivi. Il turismo fieristico e quello delle sagre fanno parte di un “pacchetto di visibilità” che i Sindaci italiani illuminati stanno iniziando a mettere in campo, ma ovviamente non è il solo elemento cui pensare per quel turismo dei territori che gli escursionisti e i visitatori cercano sempre più. Facendo da traino ad altri settori economici (ristorazione e accoglienza in primis). Anche per questa ragione il Sindaco di Sezze ha annunciato che dalle prossime edizioni la sagra durerà più di un giorno come è stato finora. Questo rappresenterà un volano per l’hotellerie locale: basti pensare che solo nella giornata di domenica 14 aprile i visitatori della sagra sono stati 35.000.

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